Luci sul futuro della Marmolada?

Mountain Wilderness non è più sola nel chiedere un rilancio qualitativo della Marmolada intera. Era il 28 agosto 1998 quando l’associazione proponeva alle istituzioni il primo documento che chiedeva una serie di investimenti tesi a migliorare diversi ambiti paesaggistici della montagna e contemporaneamente avviare un turismo che andasse oltre lo sci. Un documento discusso su più tavoli istituzionali, ma sempre rimasto privo di risposta causa il perpetuarsi del conflitto sui confini fra la Regione Veneto e il comune di Canazei. Ma anche perché ostacolato dai soliti poteri di veto di alcuni operatori alquanto miopi.
Il 28 agosto 2020 Mountain Wilderness ha partecipato all’iniziativa di Legambiente della Carovana delle Alpi con una presenza qualificata nel versante Nord della Marmolada, il nostro Presidente Franco Tessadri.

Franco Tessadri in Marmolada


Al termine del confronto sul futuro del ghiacciaio (15 anni di sopravvivenza dicono i geologi) l’associazione si è incontrata con gestori di rifugi e amanti della montagna a vario titolo, anche artisti, per discutere di una Marmolada senza impianti.
Questo gruppo di persone sta costruendo un progetto aggiornato delle potenzialità che la montagna offre ad un turismo più maturo, sempre partendo dai valori dell’alpinismo e della nascita dello sci sportivo che su questo ghiacciaio ha trovato testimonianze di eccellenza. Si parlerà di paesaggio, di natura, di geologia e glaciologia, della Grande Guerra, di escursioni come di alpinismo, di musei tecnologici, di ciclismo in quota, di riordino degli accessi e dei parcheggi, di cultura della montagna autentica.

Il progetto è ambizioso in quando tenta di superare ogni confine territoriale e di investire in tutto il gruppo. Partendo da passo Fedaja per scendere a Rocca Pietore, nella valle di Franzedas fino alla gande parete sud, e poi a passo San Pellegrino, in valle di San Nicolò per comprendere val di Grepa e la valle del Contrin.
Ora si cercano alleanze forti e determinate. Si deve lavorare celermente. Certo investendo negli operatori economici, ma anche nel CAI e nella SAT, nelle associazioni ambientaliste, negli operatori turistici, nelle guide alpine e negli accompagnatori di territorio. Un progetto che nasce dal basso, che sarà alimentato da decine di persone e che dovrà trovare nelle istituzioni tutte, bellunesi, trentine e nella Fondazione Dolomiti UNESCO un riconoscimento e un sostegno adeguato degno della imponenza della Regina delle Dolomiti. Si tratta di una iniezione di fiducia, una progettualità che nasce dal basso e coinvolgerà ambiti scientifici di alto profilo, artisti e scrittori.

Luigi Casanova