Marcialonga 2023, un’occasione sprecata
Eventi sportivi e crisi climatica, una riflessione di Giovanni Widmann, professore di filosofia e storia al liceo Russell di Cles (Trento).
Qualche giorno fa l’edizione numero 50 della Marcialonga 2023, che si svolgerà domenica 29 gennaio, non è stata presentata dal comitato organizzatore con la classica conferenza stampa a Milano ma a bordo di un turboelica di Sky Alps decollato dall’aeroporto di Bolzano, – un aereo ad alta efficienza energetica, viene precisato – che ha poi sorvolato le valli di Fiemme e Fassa allo scopo di «ammirare dall’alto il percorso della classica di fondo e lo spettacolo delle Dolomiti innevate».
Sempre per celebrare l’anniversario della manifestazione e in occasione della cerimonia inaugurale a Trento, la centralissima via Belenzani tre giorni prima della gara (26 gennaio) verrà trasformata in una pista di sci da fondo. I soggetti coinvolti nell’iniziativa sono la Provincia di Trento, il Comitato Marcialonga e l’Azienda di promozione turistica Trento-Monte Bondone. Leggo che si cimenteranno sul breve percorso innevato alcuni campioni trentini, allo scopo di promuovere questa pratica sportiva e avvicinare i giovani allo sci di fondo, per cui si preannuncia anche il coinvolgimento delle scuole cittadine e della scuola di sci delle Viote.
L’innevamento della via, in assenza di neve naturale, avverrà con neve artificiale prodotta dagli impianti utilizzati per allestire il percorso della Marcialonga, con trasposto – immagino su camion – dalle valli di Fiemme e Fassa fino a Trento e con battitura a carico del comitato organizzatore. Il Comune di Trento, in qualità di ente co-organizzatore dell’evento, fornirà supporto logistico e l’energia elettrica necessaria. A questo riguardo nella delibera approvata della Giunta comunale si afferma che «Riconosciuto il valore storico della manifestazione, l’appeal turistico ancora attuale e il rilievo internazionale, l’evento potrebbe rinforzare la vocazione turistica sportiva del territorio trentino, valorizzando l’attrattività dell’intero comparto sciistico provinciale e il ruolo di Trento nell’ambito del sistema turistico.»
Insomma si è voluto stupire con due iniziative sensazionali, di forte impatto mediatico, come esige la logica promozionale del marketing, che punta all’effetto, a creare l’evento, ad attrarre. Al fondo però sempre una più prosaica questione di soldi, di stakeolders da accontentare. In una fase congiunturale come quella che stiamo vivendo, contraddistinta da notevoli rincari del costo dell’energia, nonché da una situazione climatico-ambientale allarmante, mi sarei aspettato una maggiore sensibilità e sobrietà da parte almeno degli enti pubblici, Provincia e comune di Trento, che invece ancora una volta si sono dimostrati proni a favorire meri interessi di tipo economico, miopi e passivi di fronte alle sfide epocali che i cambiamenti climatici impongono anche alla politica, chiamata a fare scelte coraggiose, a pensare a soluzioni originali e creative che pure sarebbero possibili, mentre invece si è scelta la via più facile all’insegna della continuità con un certo modello di sviluppo turistico – impattante, energivoro -, disposti solo a perseguire una concezione utilitaria e di sfruttamento del territorio e delle sue risorse, insensibili ai suoi avvertimenti.
È triste constatare come a nessuno dei passeggeri, almeno nelle dichiarazioni rilasciate durante il sorvolo dei picchi dolomitici, non sia maturato il pensiero che quelle montagne ammirate dall’alto se avvicinate e frequentate rivelano di essere in sofferenza, lesionata la loro struggente bellezza da sciagurate azioni umane. Spero che almeno nelle scuole i ragazzi di Friday for Future che anche a Trento nel recente passato sono scesi in piazza traggano motivo di riflessione critica contro un modo edonistico e superficiale di vivere la montagna e gli sport della montagna, trasferendoli banalmente nella città, ovvero privandoli del loro contesto, della loro natura – della loro essenza – e con ciò trasformandoli in qualcosa di artificiale, di artificioso. «Stare al passo della montagna» è essere consapevoli di questo, è avere la capacità di decentrarsi, di recedere e fare un passo indietro, è avere il senso del limite. L’importante anniversario della Marcialonga poteva essere l’occasione per proporre un salto di qualità, l’esperimento per inaugurare un nuovo paradigma, proprio qui, nel cuore delle Dolomiti, dove nei mesi scorsi c’è stata la tragedia della Marmolada. Invece si persiste con una mentalità superata. Peccato, davvero.
Giovanni Widmann insegna filosofia e storia al liceo Russell di Cles