Melloblocco 2017, una Valtellina giovane, colorata, internazionale e consapevole

Sembrava che la quattordicesima edizione del Melloblocco nel 2017 non si riuscisse a fare, ma la partita dopo tante incertezze si è riaperta. Quindi da giovedì 11 a domenica 14 maggio, la Val Masino e la Val di Mello (SO) tornano a essere la capitale mondiale dell’arrampicata e del bouldering. L’organizzazione viene affidata ancora una volta all’Associazione Operatori Val Masino. Il coordinatore è Stefano Scetti. Simone Pedeferri, come sempre, dirige il team dei tracciatori. Michele Comi, guida alpina, che ha fatto parte del Comitato organizzatore, ha però passato il testimone. “Per ora”, spiega, “mi limiterò a un passaggio di consegne, come annunciato lo scorso giugno non prenderò più parte attiva nell’organizzazione. Pure io fatico un poco a comprendere quel che è accaduto e non sono in grado di fornire una valida ricostruzione della gazzarra scoppiata in Val Masino e le sue implicazioni politiche locali. Il mio pensiero, da organizzatore storico, esternato pubblicamente nell’assemblea pubblica del 31 gennaio ricalca quanto scrissi per il quotidiano L’Ordine nel 2016 alla vigilia dell’ultima edizione: è tempo che la comunità locale adotti definitivamente queste rocce”. Per gentile concessione dell’amico Comi pubblichiamo il suo scritto intitolato, nell’originale,“ In Val Masino si ritrova una Valtellina giovane, colorata, internazionale e consapevole.

Michele Comi

La Comunità locale adotti queste rocce!

Dal 2004 in Val Masino -Val di Mello, nei giorni che precedono la prima domenica di maggio, si celebra il “Melloblocco – raduno internazionale di sassisti”, rito collettivo ormai entrato a far parte della storia dell’arrampicata. Migliaia di giovani provenienti da tutto il mondo si ritrovano per arrampicare sui massi disseminati nei prati e nei boschi di questa piccola, ma unica, valle di granito.
Il nome del raduno combina quello della nota Val di Mello con il termine “blocco”, riferito ai monoliti sparsi sul fondovalle, associato ai “sassisti”, quell’avanguardia di giovani che negli anni Settanta, proprio in questi luoghi, propose con esplosiva energia vitale, e in polemica con le istituzioni ufficiali, la riscoperta dell’arrampicata nella natura, senza artifici, affascinata soprattutto dalla bellezza del gesto fine a se stesso, senza il condizionamento di dover raggiungere una vetta a tutti i costi.
Pochi ed essenziali sono gli ingredienti del raduno: la roccia, la bellezza degli ambienti e il desiderio di comunità ed amicizia che hanno trovato casa nella Riserva Naturale della Val di Mello.

Melloblocco2010

Si tratta di un appuntamento che si è magicamente inserito nell’identità dei luoghi; prezioso esempio di “agopuntura alpina”, basato sulla leggerezza, dove ciò che una natura magnanima ha messo a disposizione è intelligentemente proposto senza la necessità di sovrastrutture.
La pacifica invasione degli arrampicatori non si esaurisce durante il meeting e i climbers non perdono occasione per tornare in Valle, soprattutto nelle mezze stagioni, contribuendo in maniera sostanziale al sostegno dell’economia di valle. Scorrendo l’elenco dei partecipanti balza all’occhio una provenienza cosmopolita, da ogni regione d’Italia, dalle Americhe, all’Europa sino all’Estremo Oriente. Melloblocco è per tutti: campioni, neofiti, appassionati e curiosi, tutti coinvolti dal muoversi lieve, tranquillo, scalando le rocce, camminando nei prati sovrastati dalle placche di granito intervallate da boschi di faggi sospesi e da cascate spumeggianti.
L’arrampicata è percezione di sé e di quel che ci sta attorno e mi piace immaginarla come opportunità di conoscenza, basata sul sentire, ancor prima di sapere. Così forse si può comprendere nel profondo una terra ricca di antiche tracce, di agricoltura eroica ed arcaica, fatta di dimore ricavate sotto ciclopici massi e di sentieri impossibili disegnati tra le crode a strapiombo, sino a rivivere la ricchissima storia alpinistica che ha avuto come teatro le vette dei circhi superiori, iniziando dai primi viaggiatori inglesi, inventori dell’alpinismo, sino alla stagione del sesto grado.
Ecco quindi come la frequentazione può tramutarsi in chiave di lettura di un territorio, tanto aspro quanto interessante: non solo pratica sportiva, ma luogo di partecipazione e “sfogo” di un gesto primordiale in noi connaturato come ci ricorda Rudyard Kipling nel Libro della Giungla dove Mowgli bambino, “cucciolo di uomo” cerca di arrampicarsi ancor prima di mettersi a camminare.
Come ogni attività umana, Melloblocco non è esente da un impatto sull’ ambiente; tante persone non giovano agli ecosistemi ristretti e delicati. Da sempre abbiamo cercato di trasmettere le raccomandazioni indispensabili per arrecare il minor disturbo possibile, per preservare questi luoghi vulnerabili ed educare alla grandezza di queste rocce. Il nostro obiettivo è quello di consentire a tutti, indistintamente, un prelievo di felicità da questi paesaggi, augurando un ritorno a casa arricchito da nuova consapevolezza.

In queste giornate l’incontro si frammenta in mille riti, dove ognuno trova il suo Melloblocco, sino a quando il ruvido “ghiandone” del Masino non ha la meglio sui polpastrelli delle dita. E quando cala il sipario si va, senza lasciar traccia del proprio passaggio, lieti di cedere lo scrigno intatto a chi verrà dopo di noi. Il successo del raduno al raduno rafforza l’idea che la meta costituita dalla grandezza singolare della piccola Yosemite lombarda diventa punto di forza, perché non è un “ambiente” qualsiasi dove si svolgono attività “seriali”, ma luogo con una fisionomia particolarissima, con modi d’uso e con precisi stili di comportamento. Così si alimenta quell’esperienza turistica che tutela la “differenza”, quello di cui il vero viaggiatore va in cerca, capace di superare tante allettanti, ma sovente indifferenziate e omologanti, proposte di vacanza alpina.

Climber

Per questo ci si attende un piccolo slancio per “adottare” definitivamente queste rocce da parte della comunità locale, pianificando ad esempio le minime e poco costose attività di pulizia stagionale dei sentieri di accesso e delle aree di arrampicata. Quante unicità si celano nelle nostre vallate? Dalle vette fino ai boschi dimenticati del piano? Sono una risorsa preziosa, non necessariamente per farne eventi internazionali, ma per offrire quel lusso sempre più esclusivo racchiuso nel tempo di chi potrà dedicarsi a godere di questa natura. Abbiamo troppo spesso dimenticato l’impressione che ci fa questo mondo, dimenticato l’esperienza corporea di stare nei suoi spazi, nelle sue dimensioni con i suoi suoni, odori e ritmi. Su molti fronti abbiamo preso le distanze da una relazione viva e sentita con la natura. La Valtellina, quella scampata all’ assedio della città colonizzatrice, e non è poca, è una sterminata riserva di mondo naturale. Basta saperla vedere.

Michele Comi