Mondiali di Cortina, le foto dei cantieri documentano la devastazione delle montagne.

Mountain Wilderness non può che continuare nell’azione di denuncia su quanto sta avvenendo sulle montagne di Cortina nella preparazione dei Campionati del Mondo di sci alpino 2021. Sulla stampa, nelle manifestazioni, ovunque abbiamo chiesto dialogo: fin dal 2016 e ultimamente alla manifestazione del 19 luglio.

Manifestazione del 19 luglio

La possibilità di un confronto con la fortezza della Fondazione Mondiali di Cortina 2021 non ci è mai stata offerta. Il comandante del forte, il Presidente Alessandro Benetton mantiene i cancelli dell’informazione e della partecipazione ermeticamente chiusi. A questo punto, come dimostrano le immagini che seguono, anche il confronto sarebbe inutile: quanto possibile devastare è stato fatto, manca ben poco.

Sotto Rumerlo. A giugno questo spazio devastato non c’era. Ora è servito da una larga strada di accesso che ha fatto sparire bosco e specialmente si è occupata verso valle un’area umida. Le torbiere e le aree umide in quota sono protette da legislazione europea, oltre che nazionale e regionale.

Sindaco di Cortina, Ministri del governo centrale di ogni colore politico, la Regione Veneto e la Provincia di Belluno continuano a sparlare di sostenibilità, di mondiali partecipati, di avvenimento sobrio e a ridotto consumo energetico. Parole vuote, prive di senso, assorbite senza critica da un giornalismo perlopiù genuflesso. Dalle nostre ripetute visite ai cantieri lo scenario che emerge è opposto: una devastazione diffusa, impensabile riuscisse possibile solo qualche mese fa.

La strada che porta a Rumerlo era già sproporzionata, larga dai 6 ai 7 metri. Ora è stata portata a 12 metri, sui tornanti si è invaso il suolo forestale fino a 14 metri.

Oltre a questo si stanno aggiungendo ulteriori speculazioni, giustificate affermano i dirigenti della Fondazione, dalle normative sulle piste che devono ospitare i mondiali. Non ci si accontenta della sciagurata ferita inferta alla Tofana di Mezzo dalla pista Vertigine. No, ora si amplia la Labirinti verso il rifugio Duca d’Aosta per renderla ancora più difficile e idonea alle riprese televisive incidendo ulteriore bosco, sviluppando nuovi e notevoli movimenti terra.

Parziale vista del groviglio di bypass di piste e di viabilità a Rumerlo. Montagne moderne, sempre più simili alle città.

Si rimane sconcertati dal diffuso silenzio , complice e quindi coautore di tanta distruzione di tanti attori del territorio. Partiamo dalla Fondazione Dolomiti UNESCO, scandalosamente firmataria della vuota, e scusate, anche ipocrita Carta di Cortina: nemmeno una parola per pretenderne il rispetto. Coinvolgiamo in questa complicità distruttiva tutte le istituzioni, locali e nazionali, le associazioni imprenditoriali partendo da Confindustria, un gruppo che giornalmente si dimostra incapace di innovazione, che rimane ancorato ai vecchi e superati progetti di sviluppo targati anni ’70: sci e grande viabilità.

I devastanti muraglioni in cemento imposti alla viabilità. Si è trascurata ogni ipotesi di lavoro naturalistico: erano possibili scelte ingegneristiche diverse, più rispettose della montagna e del paesaggio, meno costose e con uso di materiali locali. La scelta di cemento e asfalto è sostenuta da ragioni speculative.

Nella accusa ci rivolgiamo anche al mondo dell’informazione, specialmente nazionale: una informazione che si conferma pigra, incapace di una indagine approfondita sui reali costi economici, sugli affari, sui costi ambientali irreversibili che questi mondiali stanno portando a Cortina. Anche sui costi sociali, ne parleremo. Sono complici della devastazione anche altri attori, una parte cospicua dei residenti e operatori economici locali, i proprietari pubblici e privati dei terreni integri che sono stati sconvolti in modo irreversibile, impregnati di asfalto e cemento. Noi ambientalisti il nostro dovere lo stiamo facendo. Ci dispiace non poter fare di più, quando pensiamo a cosa si troveranno a gestire i giovani d’oggi e le future generazioni si accappona la pelle. Non siamo stati messi in grado di fare di più, di essere incisivi nella difesa dei beni comuni dell’Ampezzo. Almeno alziamo forte la voce del dissenso e rendiamo pubblici gli scempi a tutti visibili.

Luigi Casanova