Montagne e motori, gioie e dolori

Dal 30 agosto al 4 settembre 2021 si svolgerà in Italia la 95° edizione della International Six Days of Enduro (ISDE), nelle province di Pavia e Alessandria tra le valli Staffora, Curone e Grue, con base operativa presso l’aeroporto di Rivanazzano Terme. L’organizzazione di questa competizione internazionale, che assegna il titolo di campione del mondo enduro a squadre nazionali, dal 1913 è stata interrotta solo dalle due guerre mondiali; nel 2018 la Federazione Internazionale di Motociclismo (FIM) ha assegnato l’organizzazione dell’ISDE 2020 all’Italia, ma l’emergenza Covid ha indotto gli organizzatori a decidere di rinviare la gara al 2021. Le ultime apparizioni di questa manifestazione in Italia risalgono al 2013 in Sardegna e prima ancora nel 1997 tra Brescia e Bergamo.

Sono previste un totale di oltre 200 squadre in rappresentanza di 29 nazioni per un totale di circa 630 motociclisti, solo la squadra italiana conta 150 piloti. L’ISDE 2021 è stato approvato come evento internazionale dalle autorità italiane, il che significa che tutti i corridori partecipanti e i membri dello staff sono esentati dai normali requisiti di quarantena, fermo restando il rispetto di tutti gli altri protocolli e regole sanitarie in vigore.

Le associazioni da tempo si sono mosse per vigilare il rispetto delle normative ambientali. Il Forum dell’escursionismo lento e consapevole, denominato “SentieriVivi4P” e costituito da un cartello di oltre 30 associazioni tra le quali – solo per citare le più conosciute – CAI, MW, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, FAI, Pro Natura e WWF, già da diversi mesi ha inviato tramite PEC a tutte le amministrazioni locali una formale richiesta di accesso agli atti chiedendo informazioni sul percorso previsto attraverso i vari territori e sulle conseguenti autorizzazioni rilasciate; nei termini di legge solo cinque Enti sui 29 interpellati (la Comunità Montana Oltrepo Pavese e quattro Comuni) hanno dato riscontro rispondendo di non avere ricevuto alcuna richiesta di autorizzazione.

Dunque il tracciato dei percorsi previsti resta un mistero. Gli organizzatori si giustificano affermando che la riservatezza è d’obbligo per impedire ai concorrenti di “provare” il percorso in anticipo, ma da gennaio 2021 sul sito della federazione internazionale è consultabile il “Regolamento particolare di gara” dell’ISDE 2021 che riporta con dovizia di particolari per ognuna delle sei tappe la distanza totale, il tempo complessivo di percorrenza prestabilito, la località di partenza e quella di arrivo, la collocazione delle prove speciali e dei controlli a tempo, le distanze tra un controllo a tempo e quello successivo. Non solo: il 16 maggio scorso la rubrica “TG2 Motori” ha dato un’anticipazione di alcuni tratti del percorso, mentre sul canale Youtube ufficiale della FIM è comparso un filmato della durata di circa tre minuti intitolato “Destination SixDays – Ep.2: The official photo shhoting backstage” dove compaiono riprese effettuate presso la zona dei Calanchi di Nivione (geosito individuato dalla Regione Lombardia), con le tute dei piloti che riportano chiaramente lo stemma di Regione Lombardia e Regione Piemonte.

Appare evidente la deliberata scelta del comitato organizzatore di proporre richieste di autorizzazione ai singoli enti in modi e tempi diversificati e in modo disorganico, mentre sarebbe necessario sottoporre alle controparti pubbliche una visione d’insieme per consentire una corretta valutazione degli impatti. Nel comprensorio teatro dell’evento esistono diversi siti compresi nella Rete Natura 2000, ed in caso di interferenza tra la manifestazione e questi siti è necessario avviare l’iter della Valutazione di Incidenza Ambientale (VincA) con specifiche modalità e tempistiche non comprimibili; la mancata conoscenza dei tracciati impedisce alle amministrazioni e a tutti i cittadini di compiere le necessarie verifiche.

La Regione Piemonte e la Regione Lombardia da diversi anni si sono dotate di norme che stabiliscono in ognuna delle due regioni specifiche competenze e dettagliati criteri per l’autorizzazione di competizioni motoristiche fuoristrada. Ad esempio in Lombardia (L.R. 31/2008, art. 59 e Regolamento Regionale 5/2007, art. 37) tra le altre cose sono previsti la produzione della cartografia 1:10.000 del tracciato, il consenso scritto dei proprietari delle aree private sulle quali transitano i mezzi, la valutazione delle conseguenze dannose con il piano di manutenzione e ripristino dei tracciati (con deposito cauzionale o fidejussione); inoltre l’autorizzazione non può riguardare l’apertura di nuovi tracciati, la manifestazione non può superare la durata massima di 72 ore e le aree interessate non possono essere nuovamente percorse prima di due anni. In Piemonte la legge di riferimento è la 32/1982 (art. 11) che prevede per le manifestazioni un limite temporale di tre giorni, l’obbligo di ripristino dei luoghi e il divieto di percorrere gli alvei dei corsi d’acqua (tranne i guadi esistenti), le zone umide, i tracciati fuoristrada mantenuti o sistemati con contributi pubblici, le aree della Rete Ecologica Regionale e i tracciati della rete escursionistica di cui alla legge regionale.

L’ISDE, nelle intenzioni di molti, viene propagandata come una “vetrina” per le vallate interessate offrendo l’immagine di una vera e propria vocazione alla pratica del fuoristrada a motore, risultando però di forte impatto sull’ambiente ed inconciliabile con le scelte e gli investimenti destinati al turismo lento – come ad esempio la Via del Sale che attraverso la Valle Staffora raggiunge Genova, meta di escursioni e trekking di particolare interesse naturalistico – e ad un’economia che si basa sui prodotti dell’agricoltura (i vigneti della Valle Staffora e i tartufi bianchi e neri della Val Curone) e su un concetto di turismo rispettoso e non invasivo.

Le problematiche legate alla motorizzazione in montagna le affrontiamo da molti anni. Abbiamo imparato le differenze tra moto da trial, da cross ed enduro, sappiamo distinguere tra un’esercitazione della protezione civile ed un raduno motoristico, siamo consapevoli che non si può fare di ogni erba un fascio ma spesso incorriamo in guidatori indisciplinati, che infrangono le regole più o meno consapevolmente mettendo a volte anche in pericolo se stessi e gli altri. Le moto in montagna non sono il nemico, da combattere è l’utilizzo sbagliato del mezzo, chi pratica questo sport all’aria aperta deve poter usufruire delle strutture adeguate in spazi dedicati o della viabilità consentita ma l’ambiente va sempre e comunque rispettato, l’escursionismo motorizzato è un ossimoro e per noi l’escursionismo è quello che utilizza il cavallo di San Francesco, cioè le nostre gambe; i veicoli a due o quattro ruote, le motoslitte e gli elicotteri, sono tutti mezzi meccanici di grande utilità per i residenti o per scopi di soccorso, di manutenzione, di governo e sorveglianza del territorio, ma il loro uso a carattere sportivo o di tempo libero non può andare a discapito dell’ambiente e del territorio, patrimonio di tutti.

In fondo non ci sembra di chiedere molto, solo che le regole vengano rispettate e che ci sia consentito di svolgere il nostro ruolo di sentinelle dell’ambiente, ruolo che sempre più viene lasciato in mano al mondo del volontariato a causa di amministrazioni locali che dicono di non riuscire a vigilare sui propri territori per difficoltà economiche e carenza di personale, salvo poi destinare capitoli di spesa pubblica importanti per nuove infrastrutture turistiche a beneficio di pochi e senza una visione sul futuro del territorio e di chi lo abita.

Fabio Valentini