Monte Bianco: il sogno di un parco

Ricordo benissimo la giornata del 16 agosto 1989 e la manifestazione organizzata da Mountain Wilderness sul ghiacciaio della Vallèe Blanche per proporre un parco internazionale del Monte Bianco. In fila dalle 6 del mattino davanti alla stazione de La Palud, guidati da Carlo Alberto Pinelli ed Alessandro Gogna con la presenza di Alexander Langer, raggiungemmo Punta Helbronner in duecentocinquanta per metterci poi in marcia nella nebbia legati in cordata (io ero insieme ad una coppia di amici milanesi e a Bruno Corna, in seguito segretario di MW Italia e redattore di questo notiziario); un’altra cinquantina, con Francois Labande in testa, era partita dall’Aiguille du Midi. Dopo un’ora e mezza, nel grande pianoro che si apre fino al granito della Pyramide du Tacul, presero corpo le dieci lettere di “pour le parc” formate dai partecipanti, ben visibili dalle cime circostanti e soprattutto dalle cabine della funivia che si incrociavano sopra il ghiacciaio.

Manifestazione agosto 1989 al Monte Bianco, pour le Parc

Dopo un convegno internazionale a Courmayeur il 5 dicembre dello stesso anno, indetto dal movimento politico di maggioranza relativa della Valle d’Aosta, il 23 aprile 1990 i rappresentanti di diverse associazioni protezionistiche della montagna si riunirono per un’intera giornata discutendo le motivazioni e le caratteristiche di un futuro Parco Internazionale del Monte Bianco, un progetto che teneva conto sia della posizione geografica, situata nel cuore dell’Europa, sia della ricchezza unitaria e inestimabile da tutelare in modo efficace per il presente e per le future generazioni, patrimonio comune di tutta l’umanità. Le difficoltà nella gestione divisa di tre eventuali Parchi nazionali -Italia, Svizzera e Francia- portarono a valutare imprescindibile la collaborazione tra i governi nazionali e regionali, le popolazioni locali e le associazioni protezionistiche; a questi si sarebbero dovute unire le istituzioni europee (CEE e Consiglio d’Europa) per garantire la gestione del Parco e le organizzazioni internazionali competenti tra le quali l’UNESCO, sotto la cui supervisione avrebbe dovuto operare un comitato scientifico permanente. Sempre nel 1990, ad Annecy, i tre Governi di Italia, Francia e Svizzera e quelli locali valdostani, savoiardi e vallesi, vararono il primo documento comune sui problemi del Monte Bianco; la parola “parco” venne sostituita con “spazio” ed “Espace Mont Blanc” divenne il termine istituzionale di riferimento per la gestione e tutela del Massiccio.

L’8 giugno del 1991, ad Evian, Mountain Wilderness insieme ad altre associazioni costituì il Comitato Internazionale delle Associazioni per la Protezione del Monte Bianco (CIAPM) che nel 2000 cambiò nome in Pro Mont-Blanc; il comitato, strutturato con un suo statuto e riconosciuto secondo la legge francese, opera in rapporto con le istituzioni e le popolazioni locali ma la collaborazione non è sempre stata facile. Pro Mont-Blanc ha aderito alla richiesta avanzata nel 2018 dalla Conferenza Transfrontaliera di un riconoscimento UNESCO del Massiccio come “paesaggio culturale”; nel 2019 è stata presentata la documentazione necessaria per l’esame, si parla di un’attesa di sette anni.

Giulia Barbieri, Vice presiente Pro Mont-Blanc