Mountain Wilderness, il programma di lavoro del nuovo Consiglio Direttivo per il prossimo triennio.

Il contesto

Tutto cambia velocemente, una progressione talmente affannosa che è difficile da interpretare. Pensiamo quanto sia arduo definire oggi le scelte e le modalità di intervento di una associazione come MW impegnata nella difesa delle montagne. Certamente la MW Italia di oggi non trova le disponibilità a reggere e sostenere  iniziative come quelle che l’hanno resa punto di riferimento culturale e di azione fin dalla nascita. Ma è anche vero che i giovani di Fridays for Future, di Extinotion Rebellion, di POW e dei campus universitari con modalità diverse hanno ripreso lo spirito e la passione che ci ha uniti fin dal 1987 a Biella: creare scandalo per provocare, per imporre all’informazione e alla politica di farsi carico delle emergenze che fanno affrontate, da subito.

E’ cambiato anche il linguaggio. E specialmente sono cambiati i mezzi di informazione, oggi più diretti e specialmente veloci, capaci di triturare notizie in poche ore.

Oggi tutto risulta più difficile in una associazione di volontariato puro. Non per questo ci si deve arrendere. Siamo sempre portatori di una resistenza severa contro quanti, troppi, ritengono si possa proseguire in un modello di sviluppo che ci ha portati in mezzo a crisi complesse: le guerre, i cambiamenti climatici,la tutela della biodiversità, della bellezza naturale. Rimane sempre fondamentale per l’azione ambientalista essere sostenuta dall’emozione e dalla passione, ma, come del resto facciamo da tempo, ogni tema affrontato deve essere sorretto da conoscenze tecniche e scientifiche. E specialmente deve essere divulgato, con semplicità, senza perdere il rigore della scienza, della ricerca, dell’approfondimento. Forse una sintesi del nostro impegno la possiamo trovare nel libro” Facciamoci sentire”, una efficace analisi del periodo storico che stiamo vivendo condotta da Bruno Latour e Nikolaj Schultz, edizioni Eiunaudi.

Noi Mountain Wilderness Italia.

Siamo una piccola associazione, determinata, in molte occasioni efficace, che vive grazie alle risorse di tempo e economiche dei suoi soci, nel pieno volontariato. Ogni intervento anche minimo consolida sul territorio la nostra presenza. Ma non riusciamo a seguire ogni criticità, dobbiamo scegliere priorità nel condividere l’obiettivo di difendere le montagne dai diversi assalti: infrastrutturali, culturali, sociali.

Dobbiamo quindi scegliere obiettivi simbolo su alcune tematiche che riteniamo strategiche e in questi obiettivi investire più risorse possibile affinché diventino esempio e vengano esportate in più località. In questo impegno sosterremo ogni iniziativa tesa a portare formazione negli ambiti della scuola e del mondo universitario.

Come possiamo lavorare?

Ovunque possibile dovremmo contaminare in modo produttivo i nostri compagni di cammino. Certo, su alcuni obiettivi ci troveremo a non condividere scelte di altre associazioni. Ma su obiettivi che riteniamo strategici deve essere sviluppato, come si è fatto ultimamente, un’azione capace di aggregare e risultare incisiva nelle diverse lotte. Queste alleanze, quando possibile, dovrebbero coinvolgere anche settori sociali non sempre a noi vicini: nella lotta alla legalità, nei temi del mondo del lavoro, nelle istituzioni politiche, nei comitati.

La nostra presenza a sostegno di comitati locali non è dispersiva. I comitati investono su un obiettivo specifico. In molte occasioni vedono con diffidenza l’associazionismo ambientalista di profilo nazionale. Forse anche perché si attendono maggiore e costante presenza, forse perché sfiduciati nell’affrontare temi specifici all’interno di una complessità globale. Anche le grandi associazioni vivono da tempo un isolamento che impedisce progressi significativi nella difesa degli ambienti naturali.

Agli amici che animano tanti comitati con umiltà dobbiamo far comprendere quanto sia importante avere un riferimento in un’associazione nazionale. Quindi, mentre questi mantengono fermo il loro obiettivo di lotta, spetta a noi sollecitare come sia necessaria, urgente una visione complessiva, molto sfaccettata dei temi ambientali. E’ quindi necessario, anche perché ne escano loro stessi rafforzati, si iscrivino all’associazione e partecipino attivamente alla diverse iniziative diffuse sul territorio nazionale.

Oggi non è più sufficiente un ambientalismo legato al solo tema della difesa della natura o dei paesaggi o delle bellezze. La sfida ai cambiamenti climatici e alla difesa delle biodivesità ci impone un ambientalismo “ecosociale”: capace di dialogare con i cittadini in sofferenza, capace di proposta, come del resto stiamo già facendo. . In ogni situazione possibile si opererà in concerto con le associazioni ambientaliste nazionali

Gli obiettivi del Consiglio Direttivo.

I principi fondanti dell’attività e dell’etica di Mountain Wilderness sono raccolti nelle Tesi di Biella.

Oltre all’impegno nel coordinare le diverse iniziative e nel portarle, laddove possibile, al successo, ogni singolo dirigente rappresenta l’associazione al più alto livello. Nel sociale, nelle azioni, nelle istituzioni.

E’ necessario avere attenzione e quindi superare ogni forma di incompatibilità, anche quando non prevista nello Statuto. Specialmente nell’accostare appartenenze partitiche specifiche. Questo non significa evitare di collaborare con le forze politiche che accompagnano le nostre azioni, come non significa un divieto a fare parte attiva di gruppi politici. L’incompatibilità riguarda candidature significative in città, regioni e nazionali.

I temi

A) La comunicazione

L’investimento convinto nella comunicazione è traccia portante dell’attività dell’associazione. Oggi  diventa preponderante l’impegno nella comunicazione telematica. Questa a cascata riesce a diffondere in diverse situazioni la nostra attività e l’impegno. Su tale aspetto risulta quindi strategico comunicare ogni iniziativa, anche quella ritenuta minore, alla segreteria e al responsabile della comunicazione.

B) Mountain Wilderness International

Anche approfittando della ormai quasi certa presidenza e segretariato italiani di Mountain Wilderness International dovremmo investire più attenzione dei nostri soci nel lavoro di profilo esterno alle Alpi italiane di sostegno all’internazionale.

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Cipra Italia

C) CIPRA Italia

M.W. Italia, fin dalla nascita di CIPRA Italia, vi ha fatto parte esprimendo capacità propositiva. Dapprima con Bruno Corna, poi con Luigi Casanova (16 anni di vicepresidenza) e ora con Stefano Sala. Si ritiene che CIPRA rappresenti la sintesi delle elaborazioni dell’ambientalismo alpino e rimanga punto di riferimento culturale propositivo capace di legare i temi della difesa della natura e delle risorse delle Alpi con la qualità del vivere nelle montagne.

D) I ricorsi presso i tribunali

Se  è vero che la cultura ambientalista non la si rivitalizza nelle aule dei tribunali, né penali, né amministrativi, è anche vero che in occasioni strategiche, ben mirate, sia necessario farvi ricorso.

Anche per via della nuova legislazione è uno scenario che dobbiamo utilizzare con attenzione per non correre il rischio di portare l’associazione al collasso economico in caso di sconfitte.

Laddove possibile, specie quando si accompagnano comitati, si dovrebbe costruire una sicurezza finanziaria del procedimento che non porti a una penalizzazione dell’associazione in caso di sconfitta. Certo si sostiene, certo dove ritenuto opportuno ci si costituisce parte civile, ma gli strumenti giudiziari vanno affrontati con prudenza su temi precisi: aree protette, legalità del procedimento, violazioni ambientali che permettano una buona garanzia di successo.

E) Le aree protette

Parchi nazionali e regionali sono tutti in sofferenza, umiliati dalle interferenze politiche e dal lavoro delle lobby dello sviluppo, da procedure sempre più semplificate che affidano le scelte a tecnici per lo più succubi di chi amministra. In questo settore includiamo anche gli spazi di Rete Natura 2000. Sarà necessario seguire con attenzione le forzature legislative tese a svuotare di positività la 394/1991. Oltre che rilanciare giorno per giorno i valori dei parchi proseguendo quanto abbiamo scritto, assieme alle altre associazioni nazionali, nella Carta di Fontecchio. Un impegno che va perseguito mantenendo il tessuto di rapporti unitari con tutte le associazioni, anche grazie a un nostro ruolo guida, comunque determinante nei contenuti e nell’incisività

F) La motorizzazione della montagna

Si sta diffondendo ovunque l’assalto alla montagna con i mezzi a motore. Non solo più solo i cacciatori i protagonisti di questa invasione, ma anche chi frequenta sentieri e strade con moto e fuoristrada, anche molti rifugi e malghe che mantengono in quota cene e altri divertimenti, il diffondersi dei raduni motoristici in ambiti fragili.

Oltre a questo si sta diffondendo la pratica commerciale – turistica dell’uso dell’elicottero sulle montagne, non più isolato alla sola attività di eliturismo, ma ampliando l’offerta al trasporto di bikers, e ai voli turistici.

E’ necessario riprendere il percorso che fra il 1996 e il 1998 ci aveva portati a condividere in Parlamento un disegno di legge di severa regolamentazione dell’uso degli elicotteri in montagna e del potenziamento di una specifica vigilanza.

G) L’Appennino

L’associazione ha sempre offerto attenzione alla conservazione delle montagne dell’Appennino, partendo dalla storica lotta dell’inserimento dei Monti della Laga nelle aree protette nazionali.

Questa attenzione è poi proseguita con continuità nel contrastare le diffuse ipotesi di ampliamento delle aree sciabili, fin dentro le aree protette.

Dopo aver strutturato i contenuti della Carta di Fontecchio si è dato il via alla proposta di diversi trekking che ci hanno permesso di conoscere terre intonse, i problemi delle popolazioni locali e di lanciare la Proposta costruttiva, basata sulla raccolta delle buone pratiche, di Laboratorio Appennino. Questo percorso propositivo e di vigilanza stretta va recuperato.

H) Le Olimpiadi invernali

Si è diffusa sull’arco alpino una intensa opposizione all’ospitare grandi eventi sportivi. In Francia come in Svizzera, in Austria come in Slovenia, e in Italia con il proliferare di comitati specifici vallata per vallata. Sostenuti da CIPRA l’associazione alimenta questa opposizione anche alleandosi con associazioni come Libera associazione nomi e numeri contro le mafie. A partire dall’Italia è necessario convergere con alleanze operative con Francia, Svizzera, Slovenia e Austria, le prossime possibili candidate a ospitare olimpiadi invernali.

I) Le vie ferrate

La contrarietà alla diffusione di vie ferrate sulle montagne è sempre stata un caposaldo dell’azione di M.W. Nonostante questo il fenomeno di diffonde, anche all’interno di aree protette, SIC e ZPS, costruzioni sempre più legate alla vicinanza di locali di ristoro e di impianti di risalita, opere che vengono costruite con procedimenti amministrativi sbrigativi dei quali si viene a conoscenza a opere costruite. Anche in questo caso serve una legislazione nazionale di indirizzo che permetta la manutenzione conservazione delle vie storiche e anche la demolizione di opere impattanti.

L) L’attività dello sci e il suo sviluppo

Nonostante i cambiamenti climatici in atto sulle Alpi italiane si propongono in continuazione ulteriori collegamenti sciistici fra aree e il potenziamento dgeli impianti di risalita esistenti: il tutto avviene con importanti sostegni finanziari pubblici e in troppe occasioni sostenendo le realizzazioni come alternativa al traffico automobilistico privato. Laddove questo è avvenuto negli anni si è dimostrata l’infondatezza della proposta. Sempre più spesso si fa ricorso al Project Financyng, lasciare ai privati i profitti e far ricadere sul pubblico i debiti.

Al di là di questo è dimostrato come l’industria dello sci faccia ricadere sui territori delle alte quote ogni sorta di investimento teso a consumare suolo, qualità del paesaggio e porti eccesso di antropizzazione e consumo di beni comuni: urbanizzazione diffusa, residenzialità in alta quota basata sul lusso, bacini di innevamento, parchi tematici, piste di downill, potenziamento della sentieristica, potenziamento della viabilità automobilistica, potenziamento di acquedotti e inserimenti di scarichi dei reflui. Nel concreto si portano i servizi delle vallate fino sulle montagne in prossimità delle grandi pareti. Tutto questo avviene anche all’interno delle aree protette, vedasi i parchi provinciali del Trentino, i parchi nazionali dello Stelvio e del centro appennino, le zone tutelate da Rete Natura 2000. Nelle più svariate situazioni tutto avviene seguendo progettazioni tenute segretate e in assenza di VIA e VAS. Il percorso di MW deve marcare un termine assoluto al consumo di suolo nelle alte quote.

Fabio Disconzi, www.skiforum.it/forum

M) La risorsa idrica

Questi anni durante i quali la progressione dell’arretramento delle masse glaciali è sempre più veloce si evidenzia la centralità dell’uso accurato della risorsa idrica. L’energia idroelettrica non deve essere letta come energia rinnovabile visti i danni che impone agli alvei dei torrenti e fiumi interessati. Come del resto è illusorio, sia per l’economia del turismo dello sci che per le attività agricole della pianura, investire nella costruzione di nuovi invasi. Non esiste alternativa all’uso razionale della risorsa, un uso basato sul risparmio diffuso e su politiche di adeguamento ai cambiamenti climatici, partendo da subito all’imposizione di cambio delle culture a alto consumo idrico. L’associazione sosterrà tutte le situazioni che lottano contro la banalizzazione dei corsi d’acqua, la loro semplificazione e gli investimenti nella costruzione di nuovi bacini idroelettrici, a sostegno dell’agricoltura e della pratica dello sci.

N) Foreste e biodiversità

Partendo dall’assunto, reale, che i boschi in Italia sono in continua espansione, e in assenza di una verifica sulla qualità di questa riconquista forestale di territori abbandonati, si va diffondendo una cultura che invita al sovrasfruttamento delle superfici boscate. Anche perché, a detta dei sostenitori di questa tesi, l’Italia importa buona parte del legname lavorato. Basandosi su una ormai diffusa e discutibile selvicoltura naturalistica, si stanno intaccando foreste poste in bosco di protezione, in aree protette e si trascura l’insieme dei valori ecosistemici di un bosco e la sua necessaria cura nel tempo. Il tema merita un’attenzione continua e un’alleanza con associazioni e movimenti formativi diffusi sul territorio nazionale (INSILVA, Casa Comune).

O) Le energie rinnovabili

Non c’è dubbio che il superamento dell’utilizzo di energie fossili debba essere affrontato con determinazione. Ma questa necessità, di valore internazionale, non può portare al consumo di suoli agricoli o forestali pregiati (parchi fotovoltaici) o l’imposizione di parchi eolici in aree non idonee. Ogni situazione va valutata nel suo contesto territoriale e paesaggistico. Si ritiene l’investimento sull’energia nucleare non sia compatibile con la realtà territoriale italiana, anche perché la tecnologia non ha ancora dimostrato la sostenibilità sul lungo periodo di questa tecnologia nemmeno sotto il punto di vista economico basato. L’unica politica sostenibile è basata sul drastico risparmio e sulla sobrietà. La nostra attenzione farà riferimento a valutazioni scientifiche, quindi anche tecniche e a profili di natura etica facendoci carico del tema con valutazioni prioritarie dettate da quanto sta accadendo sul pianeta con i cambiamenti climatici in atto causati dall’emissione di gas climalteranti.

P) Il consumo di suolo

Si ritiene che nel nostro paese vi sia la necessità di una legislazione convinta tesa a impedire ogni ulteriore consumo di suolo libero. Per motivi paesaggistici, idrogeologici, e anche economici. In ogni settore si dovrà investire nel recupero del patrimonio esistente, nelle città, come nelle vallate e in montagna. Specie in montagna è necessaria una politica tesa a rimuovere gli edifici obsoleti e abbandonati.

Q) La resistenza

In questo momento storico una associazione come M.W. non può che opporre una diffusa resistenza ai processi di consumo di suolo e di risorse delle alte quote. Ogni nostra azione è accompagnata dalla parte propositiva, come del resto si sta facendo dal momento della nascita dell’associazione.