Mountain Wilderness in Pakistan

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“Agli istruttori del Corso “Swat Project” Caro prof. Pinelli, Emiliano, Tommaso e Omar, il corso ci è piaciuto tantissimo. I vostri insegnamenti ci saranno molto utili, da ora in poi.
Prima conoscevamo le montagne dal di fuori. Ora dal di dentro, grazie alle tecniche alpinistiche che abbiamo appreso e anche alle vostre raccomandazioni sulla protezione dell’ambiente. Non le dimenticheremo. Abbiamo apprezzato la vostra onestà, competenza e amicizia. Che Dio vi
dia lunga vita! Gli allievi. “


Questa letterina di saluto, scritta in un semplice inglese, è probabilmente il dono più commovente che abbiamo portato a casa, al termine del corso
di alpinismo eco-compatibile per guide di trekking che l’Asian Desk di Mountain Wilderness International ha organizzato quest’anno per i giovani dello Swat, nel Pakistan occidentale.
Il corso rappresentava la prima fase di un ambizioso percorso chiamato “The Swat Project” il cui scopo finale dovrà includere la possibilità di istituire un Parco Nazionale in difesa e valorizzazione di quelle bellissime
vallate.
La relativa vicinanza dello Swat con le grandi città della pianura pakistana unita ai recenti progetti di nuove e veloci strade di penetrazione, se da un lato aprirà presto la zona ad una maggiore frequentazione turistica con evidenti vantaggi sul versante dell’economia locale, dall’altro può nascondere il pericolo di un’antropizzazione disordinata e aggressiva che finirebbe per degradare irreversibilmente quegli straordinari ambienti alpestri, da molti definiti in passato come “ La Svizzera del sub-continente indiano”.

Già oggi, una parte fortunatamente limitata di quelle valli porta i segni negativi di una frequentazione sgraziata e priva di cultura dovuta alle nuove ondate del turismo interno. Se lo studio per l’istituzione del Parco Nazionale rimane per il momento solo sullo sfondo, i prossimi passaggi prevedono per il 2019 l’esplorazione e la dettagliata descrizione dei possibili itinerari adatti ad escursioni e trekking anche difficili da proporre a una platea internazionale.
Questo compito delicato verrà assunto, a partire dalla prossima primavera e sotto la nostra supervisione, dagli stessi allievi del corso appena concluso. Con il curata la redazione di una vera e propria guida cartacea prevista in versione inglese e italiana. La partecipazione a questi trekking esplorativi è aperta a tutti i nostri soci forniti di una discreta competenza specifica.
Già oltre mezzo secolo fa il famoso professor Giuseppe Tucci, allora ispiratore e guida degli scavi archeologici italiani in Swat, spinse i giovani alpinisti della SUCAI Roma a compiere una prima esplorazione delle potenzialità alpinistico/escursionistiche della regione, allo scopo di collegare culturalmente le visite ai più antichi monumenti buddhisti, i cui ruderi ancora dominano i corrugamenti collinari del basso Swat, con attività “outdoor” rispettose della qualità dell’ambiente naturale d’alta quota dello Swat settentrionale.

Quella prima esplorazione si concluse con un buon successo.
Varie vette vergini furono identificate ed alcune scalate. Però poi, per una serie di ragioni, il disegno di Tucci venne abbandonato. A partire dal 2017 Mountain Wilderness, su sollecitazione degli archeologi dell’ ISMEO (Associazione Internazionale di Studi sul Mediterraneo e l’ Oriente) ha accettato di ridar vita all’antico progetto, ampliandone le prospettive anche in direzione di una più articolata ed efficace tutela del patrimonio naturale. Così è nato “The Swat Project”, una sfida assunta con pari responsabilità, competenza e entusiasmo dall’ISMEO e da Mountain Wilderness avvalendosi dell’appoggio e il coinvolgimento anche economico de Ministero dei Beni Culturali, di Mountain Partnership – FAO, del MIUR, del Club Alpino Accademico Italiano, della sezione romana del CAI e di alcuni generosi donatori privati. Il corso, della durata di due settimane, ha coinvolto ventun allievi, selezionati dopo specifici colloqui tenuti all’inizio di luglio. La presentazione delle domande di ammissione era aperta anche alle ragazze.
Però sfortunatamente non se ne è presentata nessuna. In apertura gli allievi hanno partecipato a due giorni di lezioni teoriche che andavano dalle responsabilità protezionistiche al pronto soccorso, dalla medicina d’alta quota alla storia geologica e morfologica delle montagne, dalla gestione dei clienti dei trekking alla corretta descrizione degli itinerari, ecc.
Quindi sono stati montati due diversi campi base: il primo, ai piedi degli scenografici Batin Peaks (5400 metri), per le esercitazioni su roccia; il secondo a quota 4000, alla base del bel ghiacciaio che sale verso la cresta finale del monte Falak Sar (6000 metri), per le esercitazioni su ghiaccio.

Gli esami teorici finali si sono svolti appena ridiscesi in pianura. Risultati: tre allievi sono stati considerati “eccellenti”; otto “buoni”; sei “sufficienti”; quattro “ aiutanti”. Va aggiunto che nessuno degli allievi possedeva le attrezzature minime necessarie e la maggior parte di loro era assolutamente digiuna di conoscenze alpinistiche. Grazie all’amichevole collaborazione di alcune sezioni del CAI la nostra organizzazione ha raccolto e portato in Pakistan tutto il necessario: corde, piccozze, ramponi, imbragature, caschi, vestiario.
Il successo del Corso è stato completo ed è motivo per tutti noi di profonda soddisfazione. Siamo convinti di aver posto la prima pietra per la formazione nelle alte valli dello Swat non solo di gruppi di guide di trekking competenti e responsabili, ma soprattutto di veri e propri avamposti di difesa ambientale, ben radicati nel territorio e in grado di scoraggiare le più sfacciate aggressioni alla montagna da parte di interessi mercantilistici provenienti dall’esterno. Naturalmente solo il tempo darà il verdetto definitivo.

La squadra degli istruttori era composta da: Carlo Alberto Pinelli, direttore del corso; Emiliano Olivero, direttore della scuola centrale di alpinismo del CAI; Omar Scarpellini, istruttore nazionale di Alpinismo del CAI; Tommaso Castorina, istruttore di alpinismo del CAI Firenze. Tutti soci di Mountain Wilderness. Hanno collaborato alla didattica quattro alpinisti pakistani. Tra questi: Mohammad Afzel Sherazi, presidente di Mountain Wilderness Pakistan e vice direttore del corso, e Mohammad Javeed Sherazi, medico d’alta quota.

Oltre alle Istituzioni e alle associazioni già citate i più vivi ringraziamenti vanno a: calzaturificio SCARPA – Asolo, Epitech farmaceutici – Padova, Innovet – Padova, Grivel – Mont Blanc, Optariston – Roma, Alta Quota – Roma, Rock and Wall – Roma, Ditta Milanesio – Chivasso.
La gratitudine si estende ai soci: Francesco Cappellari, Francesco Scoppola, Francesco Della Valle, Salvatore Bragantini, Bruno Musso, Ettore Mercurio, Adriana Giuliobello, Gabriella Vanzan. Nonché al prof. Luca Olivieri, direttore della Missione Archeologica in Swat ( ISMEO).
Ora, dopo una breve parentesi di riposo e riorganizzazione delle idee, abbiamo iniziato a prepararci per il secondo, impegnativo appuntamento: la gestione delle attività esplorative propedeutiche alla pubblicazione del libro-guida.
Carlo Alberto Pinelli