Nessun cartello, per favore, in ricordo di Cambi e Cicchetti

Carlo Alberto Pinelli scrive all’ Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Carlo Alberto Pinelli
Carlo Alberto Pinelli

L’associazione Alpinisti del Gran Sasso, insieme all’azienda Tecnoalp e al comune di Pietracamela, ha annunciato che il giorno 28 giugno nella val Maone ( Parco Nazionale del Gran Sasso-monti della Laga) verranno inaugurati con grande concorso di pubblico, due grandi cartelli in ricordo della tragica vicenda che portò alla morte per assideramento e sfinimento degli alpinisti romani Mario Cambi e Paolo Emilio Cicchetti, nel lontano 1929. Premesso che ben altre e ben più preoccupanti minacce incombono sul significato dei nostri parchi nazionali e più in generale sull’integrità delle montagne italiane, non posso evitare di esprimere le mie perplessità sul valore di questa nuova iniziativa. Non nutro il minimo dubbio sulla buona fede e sulle nobili motivazioni di chi si è speso per organizzare tale evento commemorativo. Ma sono contrario, sia come alpinista, sia come socio di Mountain Wilderness, sia come uomo che nella parallela valle del Venacquaro raccolse le spoglie di un proprio amatissimo fratello, all’abitudine di sovrapporre sui paesaggi montani i segni ingombranti delle vicende umane (o anche, se per questo, delle credenze religiose care a una parte dei frequentatori). La pietas per chi in montagna ha perduto la vita dovrebbe esprimersi in modi diversi, in luoghi appropriati, in forme non esteriori, evitando di trasformare a poco a poco sentieri, pareti e vette in espliciti ricettacoli di memorie. La storia della frequentazione delle montagne e delle tragedie a lei talvolta associate lasciamola nei libri ( che consigliamo di leggere, naturalmente) o sugli ingressi dei rifugi: non imponiamola con azioni invasive in chi si addentra in quegli ambienti straordinari, magari proprio desideroso di lasciarsi alle spalle le cicatrici dello scorrere del tempo umano. Certo, nel caso specifico siamo tutti ben consapevoli che i luoghi dove, uno dopo l’altro, Cambi e Cicchetti persero la vita, da un lato solo raramente vengono ormai visitati dagli escursionisti e dall’altro sono stati già gravemente alterati da altri interventi umani. Ma ciò non cambia la sostanza delle cose.

L’incontro autentico con gli spazi della montagna dovrebbe permettere a ciascun frequentatore di intessere, nel silenzio della propria mente, le esperienze che sta vivendo a personali ricordi, emozioni segrete, gioie e dolori. Senza che segnali esteriori ne pilotino dall’esterno la percezione con inopportune spiegazioni di carattere commemorativo, o descrittivo, o didattico.

Vorrei che l’Ente Parco Nazionale Gran Sasso-Monti della Laga prendesse in considerazione le mie riflessioni, prima di concedere i necessari permessi a questa ulteriore, superflua antropizzazione di una valle già pesantemente segnata dalle captazioni idriche.  Forse non sarebbe troppo difficile proporre di collocare i due cartelli previsti all’interno del rifugio Garibaldi, da dove in quel lontano e rigidissimo inverno partirono, in direzione della morte, i due giovani e disperati alpinisti romani. Mi auguro che le sezioni del Club Alpino potenzialmente interessate suggeriscano agli organizzatori questa diversa e più consona soluzione.

Carlo Alberto Pinelli