Next Speculation – 7
Continua la ricerca di Fabio Valentini di progetti redatti al fine di avere accesso al Recovery Fund europeo. Continuano le speculazioni indecorose e le proposte indecenti che poco hanno a che fare con le linee prefissate dal PNRR stesso. Ecco un’altra “puntata” , questa volta la meta è il Lazio.
Ricercando in rete informazioni relative alla “lista della spesa” della regione che ospita la nostra capitale, il centro nevralgico della politica sede del Governo e dei suoi ministeri, si trova ben poco; il documento di riferimento risulta essere la deliberazione della Giunta Regione Lazio DEC61 del 5/11/2020. Si tratta di uno schema che riassume per sommi capi la proposta regionale di partecipazione al PNRR, un totale di 40 progetti con un ammontare complessivo di richieste per poco più di 17 miliardi di euro.
Queste le ripartizioni suddivise per missione: 20,4% (3 miliardi e 500 milioni) a Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 30,8% (5 miliardi e 302 milioni) a Rivoluzione verde e transizione ecologica, 20,9% (3 miliardi e 589 milioni) a Infrastrutture per la mobilità, 11,1% (1 miliardo e 900 milioni) a Istruzione, formazione, ricerca e cultura, 12,2% (2 miliardi e 100 milioni) a Equità sociale, di genere e territoriale, 4,6% (800 milioni) a Salute. Abbastanza in linea le proporzioni di investimento con quelle indicate dalla Commissione europea (37% sul green e 20% sul digitale), salta invece all’occhio la bassa considerazione riservata al comparto sanitario considerando che oltre la metà del capitolo di spesa è indirizzato alla digitalizzazione dell’assistenza medica, potenzialmente riconducibile alla missione digitale. Come di consueto noi concentriamo la nostra attenzione sull’argomento che ci riguarda più da vicino, quella “rivoluzione verde e transizione ecologica” che copre quasi un terzo dei fondi richiesti dalla Regione Lazio tramite il PNRR.
Per la Regione Lazio la rivoluzione verde passa attraverso i trasporti. Degli oltre 5 miliardi richiesti circa la metà sono previsti per opere riguardanti le ferrovie secondarie, la metropolitana e la navigabilità del Tevere; restano 1 miliardo e 200 milioni per il governo delle acque (acquedotti, fogne, depurazione, canali irrigui), 300 milioni per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici, 100 milioni per la riforestazione urbana, ed infine dulcis in fundo 925 milioni per “protezione ambiente e mitigazione rischi idrogeologici e sismici, rimboschimenti e ricostruzioni boschive”. Forse a causa della bassa qualità dell’aria (Roma supera i limiti delle polveri sottili suggeriti dall’OMS, ma ancor peggio fa Frosinone) e del nervosismo dettato dagli ingorghi del traffico, quella della mobilità per i laziali è una vera e propria ossessione: 1 miliardo e 400 milioni per lo sviluppo della rete stradale e autostradale, oltre 1 miliardo per alta velocità ferroviaria e trasposto merci, più o meno altrettanto per il sistema portuale.
Ma per sfuggire allo stress della vita cittadina, dove vanno i laziali? Per trovare un rifugio deve esserci un polmone verde che a quanto pare funziona al meglio senza bisogno di ulteriori investimenti, infatti tra i progetti regionali per il PNRR non figurano progetti specifici legati alle aree protette se non la generica “protezione ambiente” di cui sopra. Anche in questo caso giova ricordare che nel Lazio sono presenti tre parchi nazionali (Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise in provincia di Frosinone, Parco nazionale del Circeo in provincia di Latina, Parco nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga in provincia di Rieti), 15 parchi regionali, una cinquantina di riserve statali e regionali, due aree marine protette ed un’altra trentina tra aree interne e zone umide, un totale di oltre 200 zone SIC e ZPS alcune delle quali si trovano ad affrontare anche gravi situazioni di degrado ambientale: basti pensare ai progetti di comprensorio sciistico nella zona SIC del Terminillo, al gasdotto Snam che dovrebbe attraversare il territorio reatino tra il Gran Sasso e i Sibillini o alle lunghe lotte contro le installazioni di antenne sul Monte Gennaro all’interno del Parco regionale dei Monti Lucretili in ZPS.
Allo stesso modo pare che l’economia legata alle cosiddette aree interne non abbia problemi di sorta: alla voce “competitività del sistema produttivo” non è prevista alcuna richiesta di fondi in tal senso, anzi per la verità l’intero capitolo progettuale è dedicato alla digitalizzazione con un solo ambito dedicato allo sviluppo di “Intelligenza Artificiale e Sistemi Intelligenti” per 1 miliardo di euro. Invece, nel capitolo dedicato alla “equità sociale, di genere e territoriale” la parte del leone la fanno i progetti per le prime due categorie, mentre per l’equità territoriale sono richiesti 100 milioni per “interventi di recupero degli insediamenti urbani storici”. Fine della storia.
Nel sempre maggiore divario economico-sociale tra città e montagna, se da una parte si proclama a gran voce la volontà di ridurre gli svantaggi dei quali soffrono gli abitanti delle aree rurali e montuose, dall’altra gli investimenti vanno per la grande maggioranza in un’unica direzione, salvo poi progettare aree di svago per i poveri cittadini costretti a convivere con lo stress che hanno diritto di trovare nell’ambiente extraurbano la possibilità di evadere senza rinunciare alle comodità della vita di città.
L’abbiamo già detto, recovery in lingua inglese significa “recupero”, ma oltre a recuperare uno stile di vita più salutare e socialmente sostenibile occorrerebbe puntare anche al recupero di una grande dote in via di estinzione denominata buon senso. Amministrare un territorio significa cercare di volgere lo sguardo oltre l’orizzonte temporale più prossimo, non dico essere dei visionari ma cercare di interpretare i segni del tempo corrente immaginando il futuro che sarà. Chi opera in campo ambientale queste cose le sa, se oggi pianti un bosco non farai in tempo a vederlo crescere in modo compiuto ma i suoi effetti positivi si ripercuoteranno sulle generazioni successive, a meno che qualcuno non voglia beneficiarne in modo esclusivo togliendolo alla collettività. Ed oggi collettività e buon senso soffrono lo stesso rischio di estinzione.
Fabio Valentini