Next speculation eu – 6

Continua la ricerca di Fabio Valentini di progetti redatti al fine di avere accesso al Recovery Fund europeo. Continuano le speculazioni indecorose e le proposte indecenti che poco hanno a che fare con le linee prefissate dal PNRR stesso. Ecco un’altra “puntata” , questa volta la meta è la Toscana.

E’ stato pubblicato con data 5 novembre 2020 un documento di 118 pagine denominato “Contributo della Regione Toscana al Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza”. Il documento contiene un totale di 56 progetti, con un ammontare complessivo di richieste per 12.591,4 milioni di euro.

Queste le ripartizioni suddivise per missione: 12,1% (1 miliardo e 528 milioni) a Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo, 39,3% (4 miliardi e 952,4 milioni) a Rivoluzione verde e transizione ecologica, 10,9% (1 miliardo e 376 milioni) a Infrastrutture per la mobilità, 16,7% (2 miliardi e 100 milioni) a Istruzione, formazione, ricerca e cultura, 7,4% (936 milioni) a Equità sociale, di genere e territoriale, 13,5% (1 miliardo e 699 milioni) a Salute. Evidenziamo subito come, rispetto ad altre regioni precedentemente analizzate, le proporzioni di investimento indicate dalla Commissione europea siano state abbastanza rispettate: erano richiesti infatti valori minimi del 37% sul green e del 20% sul digitale. Come di consueto la missione che ci interessa più da vicino è quella sulla rivoluzione verde e transizione ecologica, quindi poniamo qui la nostra lente di ingrandimento.

100 milioni per la forestazione urbana, 30 milioni per piste ciclabili, 250 milioni per il trasporto pubblico, 830 milioni per interventi antisismici e di efficientamento energetico su immobili pubblici e privati, 2 miliardi per il servizio idrico integrato (fogne, depuratori, acquedotti ecc.) più altri 48,5 milioni per l’irrigazione agricola, 560 milioni per non meglio identificati “impianti di gestione dei rifiuti” (qui il termine economia circolare si spreca), 500 milioni per mitigazione del rischio idrogeologico ed altri 68 per piani prevenzione antincendio e lotta all’erosione costiera, 250 milioni per la transizione ecologica delle Piccole e Medie Imprese più altri 280 per bonifiche ambientali e riduzione di emissioni delle acciaierie (ecco l’economia circolare che ritorna). C’è un’ultima voce, “valorizzazione sostenibile del patrimonio culturale paesaggistico e naturale”: 39,35 milioni di euro per interventi di “mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici mediante la valorizzazione del ruolo svolto dalle aziende agricole nella qualificazione ambientale del territorio, il mantenimento o il ripristino della diversità del mosaico ambientale tipico del paesaggio rurale toscano, il recupero di aree degradate per dissesto o abbandono, la salvaguardia del paesaggio storico in aree di particolare pregio”.

Ecco, il green del PNRR toscano è tutto qui. Ricordiamo che sul territorio della Toscana insistono tre parchi nazionali (Appennino Tosco-Emiliano, Foreste Casentinesi, Arcipelago Toscano), tre parchi regionali (Apuane, Migliarino-San Rossore e Maremma) e due provinciali, due aree marine protette (Secche della Meloria e Santuario per i mammiferi marini), oltre un cetinaio tra aree naturali protette di interesse locale e riserve statali e regionali, circa 150 siti Rete Natura 2000 (SIC-ZPS e simili). Ricordiamo anche, per citare in primo luogo gli ambienti ai quali MW presta maggiore attenzione, la grave situazione di degrado delle Alpi Apuane e i faraonici progetti legati al comprensorio sciistico che va dall’Abetone al Corno alle Scale nel bolognese. A fronte di tutto ciò non solo non sono previste richieste economiche per aiutare la tutela di queste aree protette in grave crisi, ma dobbiamo ritenerci fortunati se – come sovente accade – questi stessi progetti di nuovi impianti non cercano di attingere ai fondi spacciandosi per mobilità alternativa utile a ridurre le emissioni di gas climalteranti.

La cava delle Cervaiolei da Passo Croce. Il Picco Falcovaia non esiste più

Parlando delle altre missioni del piano, mettiamo in evidenza in positivo la quota relativamente alta destinata al comparto della salute, soprattutto in relazione ad altre regioni sin qui analizzate; risulta ad esempio paragonabile a Piemonte e Veneto, assai superiore rispetto alla confinante Liguria e alla Sicilia. Abbastanza modesta invece la richiesta indirizzata alle infrastrutture per la mobilità, anche questo un dato positivo perché non mira ad accrescere il consumo di suolo ma principalmente alla manutenzione della viabilità esistente ed alla riqualificazione e valorizzazione delle ferrovie minori nelle aree interne della regione. La digitalizzazione nei progetti della regione prevede interventi sulla banda ultra larga e sul 5G, per la copertura del segnale radio mobile e l’accesso alla connettività soprattutto nelle zone orograficamente complesse e a bassa densità di popolazione dove le compagnie di telecomunicazione ritengono antieconomico investire.

Se in generale si può parlare di alcuni segnali positivi riscontrati nella progettualità toscana, dobbiamo però evidenziare anche pesanti contraddizioni come questa notizia comparsa il 17 marzo scorso sull’ANSA: il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini, sta valutando la possibilità di riqualificare lo stadio Franchi di Firenze con i fondi del PNRR annoverandolo tra i grandi attrattori culturali, come se Firenze – una delle maggiori città d’arte del mondo – avesse bisogno di ulteriore promozione turistica. Dove non arrivano le Regioni arriva lo Stato… Se la ripresa e la resilienza passano attraverso la distribuzione delle risorse a chi ne ha meno bisogno, per la next generation si prospetta un futuro non troppo diverso da quello attuale. Su un muro di Hong Kong è comparsa questa scritta post-covid: “Non vogliamo tornare alla normalità, perché la normalità era il problema”. Pensiamoci.

Fabio Valentini