Obbligo di doppietta
Michele Serra, membro del Comitato etico-scientifico di Mountain Wilderness, nella sua Amaca di La Repubblica, rivela ai lettori lo scandalo delle deroghe ai divieti di spostamenti concesse ai cacciatori. Copyright: La Repubblica
Non ne potete più della clausura? Il vostro Comune vi sembra una galera? Ecco una soluzione pratica per evadere: diventate veneti, e diventate cacciatori. Se siete già veneti ma non cacciatori, oppure cacciatori ma non veneti, siete solo a metà strada.
La Regione Veneto ha infatti stabilito, già a fine dicembre, che con una doppietta in mano ci si può spostare liberamente lungo valli e crinali, equiparando di fatto l’attività venatoria a quelle “comprovate esigenze lavorative e di studio, ragioni di salute, situazioni di necessità” che consentono deroghe ai vari Dpcm che tentano, con disperato zelo, di governare i nostri spostamenti.
Indipendentemente da quello che si pensi della caccia (io, tanto per chiarire, non sono ostile a prescindere, anche se tre cacciatori su quattro li iscriverei a un corso di rieducazione ambientale, e di educazione tout court), si rimane sempre sbalorditi dalla logica corporativa come solo vero motore di questo antico Paese. Perché i cacciatori sì e gli ornitologi no? E i raccoglitori di bacche? E i fotografi? Gli acquarellisti? I mistici e gli anacoreti? Non avrebbero forse diritto anche loro, nonostante siano disarmati, di girare per le valli evitando di deprimersi? No, non ne hanno diritto, anche se veneti. Perché ornitologi, fotografi, acquarellisti, mistici e anacoreti ancora non si sono costituiti in lobby. A differenza dei cacciatori, le cui associazioni spostano voti quanti ne bastano per ricattare politici di scarsa personalità.
Solo quando saremo prima di tutto cittadini, uguali per diritti e per doveri, e non cacciatori, ornitologi, raccoglitori di bacche, eccetera, potremo dire di essere una democrazia. Adesso, no.