Olimpiadi 2026. A Cortina è in atto uno stupro

Cortina, prati della Mortisa, storicamente area definita La Bella. Tutto era organizzato per essere un piccolo flash-mob. Invece oltre 150 persone hanno voluto esserci, quasi tutti di Cortina, per urlare la loro rabbia contro l’ennesimo stupro della Perla delle Dolomiti.

I presenti, con tanti interventi, hanno urlato un allarme che le istituzioni pubbliche e Simico, la società pubblica che gestisce progetti, appalti e costruzione delle opere olimpiche, fingono di non sentire.

Sui prati che hanno accolto i manifestanti dovrebbe passare una cabinovia, non prevista nel dossier olimpico, nemmeno citata nella VAS di gestione delle gare. L’impianto, 2.400 posti ora, Apollonio – Socrepes utile, dicono il sindaco Gianluca Lorenzi, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, l’amministratore delegato e supercommissario governativo di Simico Fabio Massimo Saldini per trasportare gli spettatori delle gare olimpiche dal paese verso il teatro delle gare di sci alpino femminile. Una motivazione farsesca: sono state studiate nella VAS allo scopo decine di navette.

Per la costruzione dell’opera è appena stata indetta la gara d’appalto, un gruzzolo di ingenti fondi pubblici, oltre 20 milioni di euro per soddisfare un interesse di privati. La stazione intermedia del collegamento la si è imposta sui prati di Mortisa, come pure i piloni di sostegno. Proprio su una frana in lento e costante movimento. I piloni poggeranno su una base di scorrimento mobile, la stazione su una fondamenta anche questa mobile. Il progetto, dapprima bocciato dalla Soprintendenza veneta, ora è stato approvato grazie a pressioni politiche (più avanti sarà interessante studiare diretti conflitti di interesse dello stesso presidente della Regione Luca Zaia) e solo in presenza di una lista di severe prescrizioni. Saranno tutte rispettate? Chi controllerà?

Si è anche urlato dello scandalo complessivo delle Olimpiadi: su Cortina cadrà una colata di cemento del valore complessivo prossimo ai 900 milioni di euro. Non si sono violati solo i pregiati prati della Bella Mortisa, ma l’uso improprio di fondi pubblici, l’inutilità dell’impianto anche dopo le Olimpiadi.

E’ stato detto in più interventi che chi sostiene il collegamento, qualora nel tempo avvengano incidenti, dovrà pagare di persona, e in tempi brevi. Chiunque abbia sostenuto politicamente l’intervento e abbia firmato autorizzazioni: da Simico alla Regione, dalla Provincia di Belluno al Comune di Cortina.

La situazione è simile, non uguale ovviamente, a quella di Livigno, alle tangenziali di Tirano, Cortina, San Vito di Cadore che insistono su situazioni a elevato rischio idrogeologico. Per le Olimpiadi 2026 si costruisce su documentate aree di frana.

Torniamo a Cortina. Stanno arrivando le 377 casette (baracche in legno) che definiranno l’inutile Villaggio Olimpico in loc. Fiammes, 37 milioni di euro. Si stanno potenziando tutti i servizi necessari: energia elettrica, banda larga, acquedotto, scarichi di reflui. Si sta preparando il fondo di base distruggendo la distesa prativa, utilizzando 20 mila mc di materiale (ciottolato ghiaioso) prelevato dal lago di Auronzo, con spese di Enel, 1500 camion per 50 chilometri su strade di montagna. Con questa operazione non si fa manutenzione del lago in quanto si preleva solo il materiale migliore: ad Auronzo e nel lago rimarranno i fanghi che inibiscono capacità idroelettrica.

Cortina oggi e per i prossimi anni è un cantiere invivibile: strade chiuse, camion ovunque, un territorio che giorno per giorno viene sfasciato. Solo per la viabilità di sono calcolati oltre 1,7 milioni di mc di materiale di scavo da dover depositare da qualche parte. Non si è ancora deciso dove. In una realtà di montagna dove si porteranno questi rifiuti? Chi li ospiterà, a quante decine se non centinaia di chilometri di distanza? Chi ci guadagnerà, oltre quanti già sono operativi, pochi, nello scavo, nel trasporto e nell’uso e occupazione di cave idonee?

Certo, su Cortina le Olimpiadi dimostrano con evidenza incredibile le caratteristiche di un saccheggio diffuso: in paese, nelle periferie, fino in alta quota.

Mountain Wilderness, oltre a sostenere assieme ai tanti amici dei comitati e delle associazioni nazionali quanto sopra descritto, ha denunciato le tre emergenze che coinvolgono tutti i territori olimpici.

1) L’Ambiente. Non solo a Cortina, ma a Bormio, Livigno, Trentino, Olimpiadi invernali significa distruzione del territorio e consumo di suolo:

2) Sociale. Non solo a Cortina, ma a Bormio, Livigno, Trentino e città di Milano, Olimpiadi significa trascurare i temi della cura della salute, della formazione, della mobilità sostenibile, della qualità del lavoro e dell’innovazione.

3) Democrazia. Non solo a Cortina, ma a Bormio, a Livigno, in Trentino, nella città di Milano, in Sudtirol, olimpiadi ha significato commissariamento delle opere, mancanza di informazione, decisioni prese da poche entità economiche che hanno solleticato il mondo politico. Quindi totale assenza di trasparenza e comunicazione. I residenti diventati sudditi, come è stato detto “foresti a casa loro”.

Ancora un aspetto. Ricordate il sabotaggio del tubo nel cantiere dei lavori della pista di bob, febbraio 2025? Un cantiere inaccessibile, oltremodo sorvegliato. Partendo dai vertici, il ministro Matteo Salvini, il commissario speciale con superpoteri di Simico, Saldini, il ministro dello Sport Andrea Abodi, Luca Zaia, il sindaco di Cortina Giancluca Lorenzi, senatrici e deputati della maggioranza avevano gridato al terrorismo accusando in modo diretto l’ambientalismo. Le indagini della magistratura hanno archiviato la pratica. Sappiamo, per vie dirette, che tali “dispetti”, quindi “avvisi”, si ripetevano nel cantiere. L’indagine andava fin da subito indirizzata all’interno del cantiere, nel sottobosco dei subappalti probabilmente. Ebbene, dopo l’archiviazione nessuno dei soggetti citati ha ancora chiesta scusa all’ambientalismo, né locale né nazionale.

In questa cronaca trovate presenti i tanti motivi che spiegano perché le Olimpiadi sono incompatibili con i territori delle Alpi, meglio dire, con le montagne europee tutte. Dopo questa manifestazione, tanto esplicita nei contenuti, nessuna istituzione potrà dire a disastro consumato, auspichiamo senza vittime, che non si sapeva. Quell’impianto non serve, quell’impianto rappresenta un pericolo, quell’impianto è uno sfregio paesaggistico e ambientale, quell’impianto sorge su un’area a grave rischio geologico. Chi pagherà a disastro consumato?

Luigi Casanova