Olimpiadi Milano Cortina 2026. Le Olimpiadi delle menzogne

In questi giorni le dichiarazioni dei politici veneti, primo su tutti Zaia, contro gli ambientalisti si sono rincorse. E’ clamoroso il voltafaccia di Bach sulla pista di bob e non solo, mentre i vari Malagò e dirigenti della Fondazione hanno due ritornelli, sempre più stonati: la sostenibilità delle opere, la ricaduta di sviluppo e recupero della montagna grazie alle Olimpiadi.
Luigi Casanova ha scritto questa lettera che il Consiglio Direttivo di MW condivide nella forma e nei contenuti.

Il dibattito in corso sulle prossime strutture che ospiteranno le Olimpiadi merita una riflessione approfondita. Bach, il presidente del CIO, ha appena affermato che la pista di bob a Cortina è compatibile con gli impegni presi nel dossier di candidatura, anche nei costi. Forse dimentica che la pista doveva essere un restauro e la previsione sui costi portava a 48 milioni. Dimentica anche che solo fino a pochi mesi fa il CIO invitava la Fondazione Milano cortina 2026 ad evitare sprechi e tenere le gare dove vi siano impianti già funzionanti. Oggi ci troviamo in presenza di un progetto di demolizione dell’esistente, della costruzione di un nuovo impianto con i costi che avvicinano i 100 milioni di euro. Bach sta tracciando il percorso olimpico all’interno di contorsioni contraddittorie.

Il presidente del CONI Giovanni Malagò ha sempre sostenuto (e sta scritto nel dossier) che il 92% delle opere olimpiche Milano Cortina 2026 è esistente. Ed invece non solo si rifà la pista di bob, ma di nuovo avremo i trampolini del salto a Predazzo, le piste dello sci di fondo a Tesero, la pista di pattinaggio di velocità a Baselga di Pinè, le piste del curling di Cortina e Cembra . Come nuovi avremo i villaggi olimpici di Cortina e di Milano, di Predazzo, oltre ad altre opere di contorno allo sci alpino. Per le sole strutture nuove è prevista la spesa di 370 milioni di euro. Le Olimpiadi ci sono sempre state descritte essere le prime a costo zero. Oggi tra stanziamenti statali e regionali – provinciali, le opere aggiunte ci aggiriamo attorno ai tre miliardi di euro di spese preventivate. Bach, Malagò e i Presidenti delle Regioni spieghino questa deriva.

I Presidenti delle Regioni e Province, ben diretti nel ruolo di direttore di orchestra dall’ineffabile Malagò, ci ripetono asfissianti che saranno delle Olimpiadi sostenibili. Tutti questi attori, partendo dal Presidente del CIO, si auspica  conoscano bene il dossier di candidatura. In quel dossier il significato del termine ”sostenibilità” è ben chiarito. La sostenibilità ha bisogno di un presupposto basilare: la partecipazione dei cittadini nelle scelte e la trasparenza degli iter amministrativi. Bene, i cittadini delle Alpi sono stati privati di questo minimo percorso. Infatti, nonostante la VAS (Valutazione ambientale strategica), sia designata fra gli obiettivi olimpici e normata da leggi europee e dello Stato, le opere non sono state sottoposte né a questa procedura e nemmeno affronteranno le VIA (Valutazione d’Impatto ambientale). I cittadini e le associazioni portatrici di interessi collettivi e generali dovranno gettarsi negli uffici pubblici di comuni e regioni non appena le Conferenze dei servizi avranno approvato i progetti. In soli trenta giorni dovranno presentare osservazioni di alto profilo tecnico su fascicoli di decine di migliaia di pagine. Ma non solo, aver evitato VAS e VIA ha impedito ai cittadini ogni comparazione con scelte di altre località o proposte di strutture. Si è costretti a mangiare una minestra ormai scotta, quanto ci sarà consegnata dal Commissario di Infrastrutture Milano Cortina 2026.  Eppure Bach, come Malagò, avevano approvato un dossier di candidatura olimpico che conteneva obiettivi ambiziosi. Dei contenuti profondi non se ne parla in nessuna occasione.

Cortina, lavori sulla pista 5 Torri

Ad esempio. L’occasione olimpica italiana doveva essere il progetto pilota della sostenibilità delle Olimpiadi del futuro e della applicazione concreta delle linee guida dell’Agenda olimpica CIO 2020;

Ancora. La VAS doveva comprendere uno studio anche sociale dei territori e garantire che ogni opera costruita garantisse un suo uso e ricaduta sociale sul territorio per almeno 20 anni.

Non entro nei particolari: tutti questi sono obiettivi falliti. Sostenibilità, costi, partecipazione e trasparenza fanno parte del bagaglio pubblicistico che politici e dirigenti della Fondazione Milano Cortina 2026 esasperano nei loro comunicati. Un uso strumentale e alla fine risulta essere  stomachevole. Non abbiamo mai sentito una volta i dirigenti della Fondazione o Malagò stesso che la presiede entrare nel merito di queste progettualità. Invece sono state accettate, meglio dire gettate nella pentola olimpica opere prive di senso come i collegamenti sciistici che stracceranno il Cadore e la Badia, la Valtellina verso Livigno, gli ampliamenti previsti a Livigno e Bormio. Troviamo opere stradali di dimensioni incredibili senza mai siano state discusse preventivamente con le popolazioni interessate: in Lombardia come in Alto Adige, in Trentino come nel Veneto. Oppure rifacimento di aeroporti (Verona e Malpensa). Il tutto attingendo sempre e comunque a fondi pubblici, o statali o regionali, o peggio ancora inseriti nel PNRR.

Cortina, lavori sulla Pista 5 Torri

In una miriade di comunicati non si è letta una minima riflessione su quanto è accaduto nell’estate: la siccità e gli incendi, i tanti rifugi senza acque, i crolli dei ghiacciai, le alluvioni disseminate ad ogni evento piovoso. I cambiamenti climatici e la crisi energetica invece ci imporrebbero di rivedere l’agenda dei programmi infrastrutturali. Non è un caso che in questi giorni sulle Alpi stiano chiudendo piscine e stadi del ghiaccio. Ogni opera particolarmente energivora vivrà di assoluta precarietà. Non sembra che le strutture proposte per le Olimpiadi siano adeguate ai tempi che stiamo e dovremmo affrontare. Sono tutte frutto di una visione imprenditoriale e politica vecchia che affonda le radici negli anni ’60. Da ieri, ancor più da oggi, dobbiamo cambiare obiettivi. Confindustria Belluno ha appena incontrato Papa Francesco 1°.  Coerenza vorrebbe si faccia promotrice da subito di un programma che eviti sprechi, consumo di territorio, di aree protette: la montagna impone sobrietà e limite. Siamo ancora in tempo. Alcune opere si possono evitare come il villaggio olimpico e pista di bob a Cortina, i collegamenti sciistici fatti passare in modo farsesco come mobilità alternativa all’auto. Altre strutture ancora vanno ridimensionate: le opere, tutte, della valle di Fiemme, il centro di Anterselva, i lavori sulle piste a Bormio come a Livigno. Zaia, Fontana, Kompatscher e Fugatti sono disposti a prendersi trenta giorni di riflessione e aprire un  confronto con la cultura ambientalista? Noi ci siamo, nonostante siamo tutti volontari. All’interno dell’arco alpino l’unico paese che evita il confronto serio con l’associazionismo è l’Italia. Proseguendo senza alcun confronto e riflessione la Fondazione Milano Cortina 2026 sta confermando quanto l’ambientalismo sostiene da 30 anni: le Alpi non possono accogliere eventi internazionali tanto invasivi come lo sono le Olimpiadi invernali.

Luigi Casanova