Parchi, luoghi del mistero

Una riflessione di Toni Farina sul ruolo dei Parchi e sulla (in)consapevolezza di cittadini e decisori politici.

Sabato 23 settembre, alla Reggia di Venaria si è parlato di parchi naturali. Titolo dell’incontro, “L’uomo di fronte ai cambiamenti climatici. Al tavolo dei relatori: il biologo Giuseppe Bogliani, il giornalista Maurizio De Matteis, la botanica Caterina Gromis di Trana, il filosofo Vito Mancuso, il climatologo Luca Mercalli. L’incontro, aperto al pubblico, era parte di una tre giorni (titolo “La natura attraverso i parchi, dalla storia centenaria a una nuova visione di futuro”) organizzata per due occasioni concomitanti: la chiusura degli eventi legati al Centenario del Parco nazionale Gran Paradiso, che dei parchi italiani è capostipite, e i 40 anni di vita di Piemonte Parchi, capostipite a sua volta della comunicazione istituzionale in materia di ambiente e natura nel nostro Paese.


Iniziati ad agosto 2021 nella valdostana Valsavarenche, gli eventi del Centenario si sono prolungati per due anni e hanno visto il Gran Paradiso insieme al (quasi) coetaneo Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Alpi e Appennini, l’Italia insomma, unita per la tutela di quel che rimane del suo ambiente. Non meno significativa, e non solo per quel che riguarda la regione ex sabauda, la ricorrenza quarantennale di Piemonte Parchi. Un caso unico nel nostro Paese di comunicazione istituzionale non prettamente “istituzionale”, per lungo tempo esente da condizionamenti pseudo-politici. Una BBC ambientale, apprezzata ovunque e ovunque citata come esempio di efficace divulgazione naturalistica. Si riceveva Piemonte Parchi a casa su abbonamento mensile a pagamento (caso forse unico anche questo), un escamotage che consentiva di coprire i costi, ma non fu sufficiente per sfuggire alla tagliola della spending rewiew. La chiusura della rivista “cartacea” fu in realtà una scelta politica, di bassa politica, segno di un cambiamento in peggio dei tempi. Ciò nonostante, Piemonte Parchi sopravvive tutt’oggi: versione on line, “tecnologicamente” aggiornata. Si barcamena con grande dignità grazie a chi ci lavora e alla sua cerchia di affezionati. Un pubblico vasto e consapevole, ma non sufficiente a farsi massa critica tale da invertire la tendenza alla marginalità politica del tema “ambiente” che coinvolge anche i parchi naturali, piemontesi e non. Un paradosso. Un mistero del Bel Paese.


E così veniamo al titolo: parchi luoghi del “mistero”.
Tra le parole chiave, hashtag per essere attuali, che mi sentirei di estrapolare tra le molte pronunciate sabato mattina, mistero e i suoi derivati sono in cima alla lista. Ancora prima di “limite”, “biodiversità”, “economia”, “sostenibilità”.
A pronunciarla è stato il relatore più applaudito, fra i cinque al tavolo il meno “addetto ai lavori”: Vito Mancuso, teologo, filosofo, che, ovviamente, un taglio filosofico ha dato al suo intervento. “Magia”, “sacralità”, le altre sue parole chiave. Natura sacra, magica. Misteriosa, appunto. Mistero come ricchezza.
Ma anche come problema, aggiungo io, declinando diversamente il termine. Perché è misterioso il fatto che nella sala dell’incontro, seppur gremita, così pochi fossero i pubblici decisori politici, i pubblici amministratori, di parchi e non solo, relegati al pomeriggio di venerdì 22 in uno spazio (e un tempo) riservato alle Autorità (presenti il Ministro dell’Ambiente e il Presidente della Regione Piemonte). In sostanza, i governati separati dai governanti. Questi ultimi, tra l’altro, esentati in tal modo dal sentir parlare di clima, di biodiversità, di scienza.
Misterioso il fatto che i giovani presenti fossero un po’ ghettizzati in fondo alla sala. Nessun giovane fra i relatori, eppure il ruolo dei parchi è proprio, in estrema sintesi, la sperimentazione di modelli di futuro.
Oggetto misterioso per il grande pubblico, la collettività nel suo insieme, è il Sistema dei parchi, le aree naturali protette. Per rimanere all’ambito ex sabaudo, quanti cittadini piemontesi sanno che nella loro regione si contano più di 100 fra parchi e riserve naturali? E quanti conoscono le ZSC, Zone Speciali per la Conservazione della biodiversità, una rete europea di luoghi ritenuti fondamentali per la tutela della natura.
E quanti sanno che, insieme, parchi e ZSC interessano oltre il 15 % del territorio della regione? E può accadere che tu, cittadino, viva al confine, o addirittura dentro, una di queste zone e non ne sia a conoscenza.


Ancora. Quanti conoscono i progetti comunitari Life, che significa Vita. Progetti finalizzati alla tutela della vita delle specie naturali, Homo sapiens compreso. Mica quisquiglie.
Tutto ciò nonostante l’impegno degli addetti, di cui lo scrivente ebbe il privilegio di far parte. Segno che gli addetti sono in realtà pochi, e ben altre sarebbero le necessità. Ben altra e maggiore sarebbe la necessità di educare all’ambiente i cittadini. In caso contrario, di fronte ai cambiamenti climatici, l’uomo non potrà far altro che alzare bandiera bianca. Altro che visione di futuro.
Infine, visto che sono coinvolto, è per me in particolare misterioso il fatto che non si sia fatto neppure un timido accenno al progetto “Una Montagna Sacra per il Gran Paradiso”. E questo nonostante quattro fra i relatori abbiano aderito.
Troppo complicato? Ragioni di opportunità? Real politik?
Un mistero, insomma.

Toni Farina