Per Stefano Lenzi
La scomparsa improvvisa di Stefano apre un vuoto doloroso in tutti coloro che hanno condiviso con lui una parte importante del proprio impegno per la difesa dell’ambiente, soprattutto quando tale condivisione è diventata amicizia.
Noi, che abbiamo collaborato con lui nell’Osservatorio delle associazioni ambientaliste sul Parco Nazionale dello Stelvio e che proviamo tanta tristezza per la perdita dell’amico, desideriamo esprimere alla moglie Monica e ai figli Anteo e Cielo le nostre profonde condoglianze, ma sentiamo anche il dovere di dare testimonianza del suo valore e del valore della sua azione.
Tra la fine del 2015 e l’inizio del 2016 Stefano ha contribuito in maniera determinante a far nascere l’Osservatorio che poi ha condotto e coordinato fino a qualche mese fa. Grazie a lui in questi anni abbiamo vissuto esperienze nuove ed intense sul piano sia dell’impegno politico sia dei rapporti interpersonali: abbiamo così potuto sperimentare aspetti della sua personalità che ci hanno fortemente colpiti.
Innanzi tutto vogliamo sottolineare la sua coerenza e la sua costanza nel perseguire con continuità quasi testarda gli obiettivi, anche i più difficili, che insieme ci ponevamo: coerenza e costanza che erano indici di forza interiore e di intelligenza. Stefano non era un trascinatore, ma è stata proprio quella sua forza interiore che ci ha coinvolti e ci ha portati a impegnarci; ed è stata la sua intelligenza che gli ha meritato il rispetto di tutti e insieme un’autorevolezza che gli permetteva di conciliare i contrasti e di essere ascoltato anche dalle istituzioni quando tentava, caparbiamente, di spingerle ad affrontare i veri problemi dell’ambiente e della tutela del territorio e in particolare, nel nostro caso, quelli del Parco dello Stelvio.
Quell’autorevolezza si è riversata sullo stesso Osservatorio e oggi ci pone di fronte a una precisa responsabilità perché Stefano ha operato nel segno dell’unità delle associazioni ambientaliste: lo stesso segno – occorre aggiungere – che ha caratterizzato il Tavolo interassociativo sui parchi nazionali, anch’esso da lui condotto, al quale alcuni di noi partecipano e che grazie alla sua azione stimolante ha ottenuto risultati positivi.
Il vuoto che lascia, molto difficile da colmare, apre un problema che non è solo personale o della singola associazione: sempre di più tutti noi siamo chiamati a confrontarci con l’unità del movimento ambientalista. Stefano, al di là delle formalità (non c’è mai stata una decisione formale, ma nessuno ha mai contestato il suo ruolo), è stato capace di coordinare e di condurre la gestione dell’Osservatorio e del Tavolo non come appartenente a una specifica associazione, ma come effettivo rappresentante dell’insieme delle associazioni: ci ha così indicato una direzione e un percorso.
Era anche molto generoso, non condizionava il suo impegno al successo personale: erano gli obiettivi importanti che lo interessavano e lo spingevano ad agire. E non ha mai fatto pesare il lavoro di alto livello che forse molti neppure conoscevano o conoscevano solo in parte e che riguardava le tematiche relative alle grandi infrastrutture, agli appalti, alle valutazioni ambientali: su queste tematiche che lo hanno impegnato per tanti anni egli è stato, come ha scritto Anna Donati nel suo ricordo molto bello e toccante, tra le persone più competenti in Italia. Ma la sua generosità si manifestava anche nelle piccole cose:
quando con molta umiltà si addossava l’onere di convocare riunioni e incontri, di sollecitare la nostra partecipazione e soprattutto di scrivere i rapporti.
E poi c’era la sensibilità umana che in lui era molto forte e che forse non avevamo compreso: aspetto particolarmente delicato e doloroso perché chiama in causa la nostra incapacità di capire e di farci capire, le difficoltà di interpretare realtà e apparenza, le contraddizioni che tutti nutriamo nel nostro profondo tra forza e fragilità, tra vicinanza e lontananza, tra interesse e disinteresse, tra lealtà e inganno. Per questo non siamo riusciti ad essere vicini a Stefano in questi ultimi mesi e di conseguenza resta in tutti un velo di tristezza.
Dobbiamo però renderci conto che nulla si può fare quando si tratta di entrare nel mistero della persona e che invece oggi molto possiamo fare per dare concreto significato al ricordo di Stefano e manifestargli la nostra riconoscenza. In questa direzione diventa necessario che le associazioni si impegnino a continuare le iniziative che hanno avuto Stefano come protagonista e in particolare quelle che riguardano l’Osservatorio.
Ma c’è un altro obiettivo fondamentale che tutti dobbiamo porci nel segno della continuità con l’azione di Stefano: l’obiettivo di perseguire l’unità del movimento. E’ una richiesta pressante d’impegno che facciamo a noi stessi e alle nostre associazioni che hanno avuto Stefano tra i protagonisti più importanti: è anche a lui che oggi dobbiamo questo impegno.
Paola Brambilla
Luigi Casanova
Giovanna Ceiner
Claudio Celada
Oscar Del Barba
Augusto De Nato
Giovanni Fossati
Mauro Furlani
Giorgia Gaibani
Giancarlo Gazzola
Carlo Alberto Graziani
Aaron Iemma
Marco La Viola
Marzio Marzorati
Barbara Meggetto
Valentina Minazzi
Matteo Montebelli
Antonio Muraca
Antonio Nicoletti
Carlo Alberto Pinelli
Franco Rainini
Stefano Sala
Angelo Schena
Silvia Simoni
Massimiliano Vavassori
Gianluca Vignoli