Ponte del primo maggio alla Marmolada

Esattamente un anno fa, il 3 maggio 2017, usciva questo articolo sull’Adige. Oggi, a distanza di un anno e con condizioni di innevamento molto differenti, le considerazioni di Giorgio Daidola rimangono più che mai attuali.

Giorgio Daidola

 

Dopo un inverno da dimenticare, la neve è ricomparsa in Trentino garantendo a migliaia di sciatori di vivere finalmente il vero sci sulla regina delle Dolomiti, ricoperta per l’occasione da un lungo abito bianco. Oltre mille passaggi al giorno durante il lungo weekend del primo maggio ci sono stati segnalati sulla lenta e gloriosa cestovia di Fedaia, senza contare la folla di sciatori alpinisti puri che sono saliti con le pelli anche lungo il tratto servito dall’impianto, fino alla stazione superiore di Pian dei Fiacconi. Tutto il versante nord della Marmolada si é così trasformato in poche ore in un arabesco di tracce lasciate su di una stupenda neve polverosa, una neve che non si era vista ne qui ne altrove durante il secco inverno. Alla faccia di chi pensa che il fuori pista é uno sci di nicchia, per pochi appassionati.

Cestovia al Pian dei Fiacconi. Foto: skiforum

Val la pena di chiedersi perché Fedaia era l’unico impianto aperto nelle Dolomiti orientali in quest’ultimo ponte allietato dalla miglior neve di tutta la stagione. Facile rispondere per la quota (da 2050 a 2650 m) e per l’esposizione (rigorosamente nord). Ma non solo per questo. Il principale motivo dell’apertura va ricercato nel fatto che si tratta di un impianto modesto gestito all’insegna della flessibilità. Gli alti costi fissi che affliggono i veloci impianti moderni di grande portata, che per non perdere (o limitare le perdite) devono funzionare anche in assenza di neve naturale, sono infatti per Fedaia inesistenti. Per il vecchio impianto i costi d’esercizio sono contenuti: poco personale in gran parte saltuario, nessun impianto di innevamento artificiale per garantirne il funzionamento. Il modesto investimento fatto molti anni fa per costruire la cestovia risulta inoltre totalmente ammortizzato e anche considerando la necessaria manutenzione straordinaria siamo ben distanti dagli investimenti necessari per realizzare un nuovo impianto dell’ultima generazione. Inoltre i costi del conto economico della cestovia sono quasi tutti di tipo variabile: ciò significa che la cestovia di Fedaia può rimanere ferma senza causare grandi perdite quando le condizioni non ne rendono economico il funzionamento. Come succede ad esempio ogni anno in gennaio e febbraio, quando di norma la neve è insufficiente anche in Marmolada e la mancanza di sole rende poco appetibile lo sci su questo freddo versante nord.

Mountain Wilderness in Marmolada. Foto: Gianluca Vignoli

Se un giorno non lontano l’impianto di Fedaia verrà smantellato e verrà realizzato al suo posto l’assurdo progetto già approvato dalla Provincia di Trento, che prevede due impianti moderni con la stazione superiore poco sotto la cima, avremo la certezza di trovarli chiusi in un weekend di grande sci come quello appena passato. Si tratti infatti di impianti per i quali il periodo di funzionamento deve essere programmato con molti mesi di anticipo.
Ne é una prova la moderna funivia che sale in punta alla Marmolada da Malga Ciapela sul versante Veneto: malgrado l’ottimo innevamento è chiusa da settimane.

Si può concludere che Il futuro dello sci non sono i mega impianti che devono funzionare indipendentemente dalle condizioni di innevamento naturale ma impianti leggeri e flessibili, con costi d’esercizio contenuti oltre che a basso impatto ambientale. Proprio come Fedaia. Che, come dice il direttore dell’impianto Marco Margoni a conferma del principio, “funzionerà anche durante il prossimo weekend, solo se in settimana scenderà dal cielo altra bella neve”.
Il turismo dello sci per sopravvivere dovrà adattarsi all’ambiente e a stagioni sempre più bizzarre, non cercare stoltamente di dominare entrambi. Il futuro sono quindi impianti leggeri, tipo skilift, cestovie e manovie, non gli impattanti impianti moderni per lo sci sintetico.
Non c’è che da sperare che i nuovi proprietari dell’impianto di Fedaia si rendano conto di tutto questo, ossia di avere investito bene i loro soldi in un modello di stazione per il futuro.

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