Caro sci, quanto ci costi. Ecco la tassa della tecno neve

Il conto del clima che cambia. Stagione già partita e skipass ritoccati verso l’alto (fino a 60 euro il giornaliero) in tutto l’arco alpino. “Il prezzo da pagare per avere piste sempre perfette”. Del resto, per un chilometro innevato artificialmente si spendono 45mila euro. Di Andrea Selva. Copyright: La Repubblica

Fabio Disconzi, www.skiforum.it/forum

Sessantun euro per una giornata sugli sci: con l’ultimo aumento il prezzo dello skipass giornaliero Dolomiti Superski ha superato la soglia (psicologica) dei sessanta euro. E si accende la spia d’allarme che segnala i costi sempre crescenti del divertimento sulla neve nell’era del riscaldamento globale. Certo, si tratta della tariffa piena, in alta stagione, nel principale comprensorio sciistico del mondo, ma la concorrenza non è da meno con aumenti fra il 3 e il 4% in tutte le più prestigiose aree sciistiche dell’arco alpino, da Courmayeur a Cortina, che si traducono in circa 2 euro sullo skipass giornaliero.

Ieri sulle piste da sci di Madonna di Campiglio (Trentino) è partita la stagione invernale con mezzo metro di neve fresca oltre i duemila metri: “Ottimo inizio – ha detto il direttore delle piste, Francesco Bosco, che è anche il presidente delle funivie della Provincia di Trento – ma non possiamo più fare affidamento sulla neve che arriva dal cielo e appena il termometro scende dobbiamo essere pronti a far partire i nostri cannoni sparaneve”. Per questo ai piedi delle Dolomiti di Brenta ora c’è un lago (artificiale) da 200mila metri cubi d’acqua: d’estate i turisti prendono il sole sulle sponde, d’inverno l’acqua serve per produrre la neve, artificiale pure quella. Sperando ovviamente che il termometro scenda, perché senza freddo i cannoni non funzionano. Ma tutto questo costa: non si tratta solo dei 10 milioni di euro spesi per realizzare il lago (contestato dagli ambientalisti) ma anche delle bollette elettriche sempre più pesanti e del carburante che serve per alimentare gatti delle nevi da 500mila euro che consumano 20 litri di gasolio all’ora e stanno fuori tutta la notte. Per non dire dell’emergenza “alberi” di quest’autunno, con migliaia di piante abbattute dal vento, alcune anche sulle funivie.

In Val d’Aosta gli aumenti erano stati annunciati in settembre: “Inevitabili visti i costi sempre più alti” secondo l’associazione delle funivie. Ma dai versanti bellunesi delle Dolomiti il presidente delle aziende funiviarie venete, Renzo Minella dice che i costi crescenti del nuovo sci sono per lo più a carico degli imprenditori: “Se dovessimo scaricarli sugli sciatori i prezzi si avvicinerebbero ai cento euro come già avviene all’estero”.
Facciamo un po’ di conti: innevare un chilometro di pista può costare fino a 45mila euro. Considerato che solo le 12 aree del Superski Dolomiti hanno 1.200 chilometri di piste è chiaro che quando scende la neve (vera) sulle Dolomiti si fa festa. Anche perché gli sciatori dopo aver pagato 60 euro per lo skipass gradirebbero un bel panorama e non solo una striscia bianca in mezzo ai pascoli come era accaduto (drammaticamente) tre anni fa.

Dicembre 2015, San martino di Castrozza Foto: Giovanni Baccolo

Come sembra lontana l’epoca d’oro dello sci alpino, fra gli anni Ottanta e Novanta, quando Alberto Tomba vinceva, i primi inverni senza neve sembravano solo un incidente di percorso e sui ghiacciai alpini si praticava ancora lo sci estivo. Eppure la voglia di vacanze invernali in montagna (non necessariamente sugli sci) è in crescita secondo l’Osservatorio Skipass, che ha quantificato in 2.600 euro la spesa di mamma, papà e bambino per una settimana bianca, facendo attenzione a trovare la tariffa giusta in una giungla di prezzi dedicati a famiglie, bambini, anziani e sciatori “part-time”. Ma il mondo sta cambiando e anche se i produttori di neve artificiale hanno già trovato il modo di produrre fiocchi a temperature superiori allo zero, il risultato assomiglia ancora troppo a una granita.

Un anno esatto fa a Bolzano i vertici di Dolomiti Superski organizzarono un seminario proprio sui costi dello sci con il presidente Sandro Lazzari che diceva: “Per il turismo invernale in montagna non c’è alternativa allo sci”. Le funivie venderanno cara la pelle, ma intanto si sono attrezzate per portare in quota, d’estate, le mountain bike. Anche quelle con un certo successo, anche quelle a caro prezzo.