Quindici – sedici aprile 1989: nel cuore dell’Appennino c’è un massiccio da salvare

Mountain Wilderness, dopo le azioni dell’anno precedente sul Monte Bianco e sulla Marmolada, ha promosso una “due giorni” di presenza e di impegno per tutti coloro che hanno a cuore la tutela e la valorizzazione della integrità ambientale dei Monti della Laga e dell’Appennino. La zona, sul confine tra Lazio, Abruzzo e Marche, con quattro cime oltre i 2400 metri, è una delle regioni montuose appenniniche più suggestive: straordinarie foreste di abeti e di faggi, magnifiche cascate, la presenza dell’aquila reale, del lupo, probabilmente l’orso.

Il “Piano Neve” della provincia di Teramo, voluto dal comune di Rocca S. Maria e in gran parte ripreso da una legge della Regione Abruzzo, prevede la trasformazione della Laga in un unico, diffuso carosello di seggiovie. Sono tra l’altro in programma un traforo tra Amatrice e Teramo e una strada a scorrimento veloce intorno al massiccio, a 1500-1600 metri di quota. Progetti meno faraonici ma altrettanto gravi minacciano il Pizzo di Sevo dal versante laziale. Gli impianti, qui, dovrebbero seguire (e distruggere) il sentiero percorso da Annibale tra la battaglia del Trasimeno e quella di Canne.

Monti della Laga. Copyright: Wikipedia

Quasi sconosciuta rispetto ai vicini gruppi del Gran Sasso e dei Sibillini, la Laga ha visto una mobilitazione iniziale assai debole degli ambientalisti e degli stessi alpinisti, molto attivi nel difendere l’integrità dei massicci vicini. Quasi senza opposizione sono rimasti i cantieri e i primi skilift installati sia sul versante laziale che su quello abruzzese. Qui, dopo tre anni di sequestro (revocato nella primavera ’88) sono stati riaperti i cantieri della “Città della Neve” teramana, primo passo per lo sfascio completo della Laga.

Mountain Wilderness, in collaborazione con il Comitato Promotore del Parco Nazionale della Laga, con l’adesione di tutte le maggiori associazioni ambientaliste italiane e con il patrocinio del Ministero per l’Ambiente e delle Provincie di Teramo, Ascoli Piceno e Rieti, ha proposto a tutti gli alpinisti, gli escursionisti e gli ambientalisti d’Italia la salita contemporanea di tutte le cime principali della Laga per chiedere l’istituzione in tempi brevi del Parco della Laga, per dimostrare alla gente del posto e alle tre regioni interessate che la Laga può attirare visitatori proprio perché intatta e selvaggia.

Sabato a Teramo la sala del cinema Smeraldo contava oltre un migliaio di persone, al convegno hanno preso la parola tra gli altri il coordinatore di Mountain Wilderness Carlo Alberto Pinelli, il presidente del CAI Leonardo Bramanti, il noto divulgatore scientifico Piero Angela, il ministro per l’ambiente Giorgio Ruffolo con le proposte dei prossimi parchi: Pollino, Sibillini, Dolomiti Bellunesi e Marina di Orosei. Davanti al cinema una dozzina di rappresentanti di alcune comunità montane inscenavano una piccola dimostrazione antiparco con cartelli del tipo “la montagna ai montanari”.

1987, manifesto MW a Biella

La domenica, circa 3500 tra alpinisti, escursionisti e amanti della montagna si sono arrampicati sui pendii appena innevati percorrendo simbolicamente i sentieri della Laga per proteggerli, quasi con affetto, come si protegge il fratello minore dalle minacce dei più grandi, determinando il successo di quella che è stata la prima grande manifestazione svoltasi in Italia a favore dell’istituzione di un parco naturale. Dopo le camminate, la manifestazione conclusiva in piazza ad Amatrice ha contribuito a rendere più vero quello spirito di festa che doveva caratterizzare il raduno.

Il Parco Nazionale Gran Sasso-Laga è diventato realtà nel 1991. Sono passati 30 anni. Quello stesso anno si costituiva ufficialmente Mountain Wilderness Italia.

Fabio Valentini