Salvare le Cime Bianche

A tutti quelli che mi rimproverano di cercare la solitudine in montagna comunico che ieri ci sono andato in compagnia di più di 100 persone. Ci sono andato anche con la bandiera di Mountain Wilderness, dato che si trattava di manifestare l’opposizione a progetti della Regione Valle d’Aosta per trasformare un meraviglioso paesaggio alpino, ai piedi del Monte Rosa, in una selva di piloni, caroselli di ovovie e bazar di alta quota.

“Cime Bianche” è un territorio che si estende in altezza per circa 1.500 metri arrivando a 3.000. La fascia più bassa è formata da un bosco di larici che si articola tra rocce e torrenti con squarci luminosi sulla vallata di Ayas ed il massiccio del Rosa. Successivamente salendo si attraversano una serie di pianori glaciali aperti che formano zone umide di grande interesse naturalistico. Infine a ridosso della curiosità geologica: piccole Dolomiti in valle d’Aosta, lo spazio è illuminato dai riflessi di 4 bellissimi laghi. Lateralmente il territorio è accompagnato in tutta la sua altezza da una stretta ed impervia valle fluviale: il Cortot.

Come sempre, per vari motivi che attengono alla mia psicologia, arrivo molto presto a queste manifestazioni e osservo il primo formarsi del gruppo da parte di persone che spesso neppure si conoscono e si guardano dattorno con aria sospetta, come se si trattasse di una riunione della Carboneria. Dopo i primi momenti l’atmosfera si ravviva e si alza il brusio dello scambio dei saluti, fino a quando ci si mette in marcia.

Eravamo davvero in tanti e ho riconosciuto solo una persona che avesse partecipato ad una serie di iniziative che già da diversi anni si susseguono sull’argomento, segno che l’interesse è vivo e raccoglie tantissime voci diverse, tra cui quella dello scrittore Paolo Cognetti. Il momento clou della giornata accade all’Alpe Vardaz con esibizione delle insegne, delle bandiere e foto. Poi ciascuno, come si fa in montagna, trova le sue mete a seconda della sua inclinazione ed il gruppo si distende su tutto il territorio.

Bellissimo. Siamo qui per manifestare, ma anche per goderci questa meraviglia. E’ il segno più evidente che il progetto di trasformazione andrebbe contro il sentimento di tanta gente, che questo spazio se lo vuole godere come è e non sopporterebbe lo svilimento della sua trasformazione in Luna Park.

Oltre che distruttive certe politiche sono del tutto fuori tempo. Un maestro di sci che partecipa alla manifestazione, mi dice che solo chi non vuole vedere non si è accorto che l’era dello sci di pista è tramontata, che certi progetti si fanno solo in quanto c’è denaro pubblico da sperperare senza bisogno di giustificare un ritorno economico. Se gli albergatori della zona, che sono tra i sostenitori, dovessero metterci anche una quota di soldi loro non si farebbe nulla.

Il modello politico che semina rovine, accumula debiti, arricchendo pochi e scarica sulle generazioni future un peso sempre crescente è duro a morire e l’ipocrisia con cui si gabella per sostenibile ogni intervento di devastazione ambientale è nauseante.

Alberto Conserva