La montagna trentina aggredita

Manifesto di Mountain Wilderness Italia: salviamo la montagna trentina

Mountain Wilderness, nella consapevolezza del proprio ruolo di Associazione Ambientalista, lancia un allarme contro il rischio di  speculazione economica e banalizzazione culturale che sta prendendo la Montagna Trentina.

Introduzione al documento di Luigi Casanova

Luigi Casanova

Mountain Wilderness celebra 30 anni di vita (31 ottobre 1987, Biella). Nel sostenere le diffuse iniziative avviate sul territorio nazionale Mountain Wilderness Italia, attraverso una riflessione del gruppo della provincia autonoma di Trento, lancia un allarme su come si stia consumando non solo l’ambiente naturale della montagna trentina (ormai gestita da impiantisti e altri operatori turistici privi di scrupoli), ma anche la profondità culturale e identitaria che fino a qualche anno fa hanno caratterizzato specificità e qualità.
Pochi mesi fa un assessore provinciale, Mauro Gilmozzi, e improvvidamente la direttrice generale della Fondazione Dolomiti UNESCO, ci hanno accusato di essere portatori di un ambientalismo ideologico e politico. Noi rivendichiamo queste nostre forze. Chiediamo ai politici come possa l’ambientalismo non essere ideologico, cioè portatore di idee. E specialmente come possa non essere politico. A meno che, proprio l’assessore che propaganda partecipazione (banali operazioni di ascolto), auspichi la diffusione di un ambientalismo intimistico, passivo, rassegnato, chiuso nelle mura delle case. L’ambientalismo è un movimento sociale riconosciuto da leggi dello Stato e pretende di essere protagonista della politica, trentina e nazionale. Certo, siamo severi nelle critiche. Ma ogni persona dotata di buon senso è cosciente che una critica porti con sè anche sempre una proposta. Diversa, alternativa. Anche tanti NO sono un progetto di società. Mountain Wilderness non si lascia rinchiudere in recenti autoreferenziali.
Nell’elaborare il documento Mountain Wilderness ha presenti anche le positività di diverse scelte della politica trentina. Ma quanto sta accadendo nell’alta montagna ci sconvolge. Il consumo di suolo avanza ovunque, ha ormai invaso ambiti rocciosi, aree a parco, aree agricole di pregio, paesaggi che fino a poco tempo fa erano incontaminati. Chiediamo alla politica trentina un risveglio, il ritorno ad investimenti virtuosi e coraggiosi, come avvenuto con lungimiranza dopo Stava. Certo, perché avvenga questo è necessaria una nuova classe politica: aperta, innovativa, capace di accogliere le emergenze che i cambianti climatici ci stanno imponendo. Purtroppo non intravvediamo la presenza di queste caratteristiche nel dibattito che si sta sviluppando. Tutto profuma di vecchie logiche. Nel nome dell’economia di vecchio stampo si sta distorcendo perfino il valore di termini come “sviluppo sostenibile”. Prevale, ovunque, anche nei parchi, il Trentino cartolina: la concretezza invece è quella che abbiamo descritto. Devastazione, cementificazione, deroghe diffuse. La vicenda dei quad, quella recente di Passo Rolle, la diffusione dei bacini per l’innevamento, il potenziamento di tutte le aree sciabili, la crescita esponenziale di vie ferrate per lo più abusive, dimostrano quanta pochezza sia presente non solo all’interno dei palazzi provinciali ma anche negli operatori turistici delle periferie trentine.

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