Se Milano insorge per le sue montagne
Roberto Serafin, storico direttore de Lo Scarpone e fondatore di Mountcity, ci ha inviato questo apprezzato contributo che ripercorre la storia della SEM e che di seguito vi proponiamo.
Un legame “viscerale” viene definito in un comunicato diramato il 2 aprile 2019 dalla Società Escursionisti Milanesi, sezione del Club Alpino Italiano, quello che la lega alla Val Masino e in particolare alla Val di Mello. Talmente “viscerale” da indurla a uscire da un atavico riserbo e dichiararsi apertamente contraria a un progettato intervento di un ente regionale, l’Ersaf, che ne minaccerebbe l’integrità con interventi infrastrutturali sulla sinistra orografica della Val di Mello al fine di creare un circuito ad anello destinato a persone con disabilità.
Appellarsi alla storia è indubbiamente un modo poco usuale di difendere l’ambiente alpino. “Uno dei rifugi dell’alta valle”, sottolineano gli istruttori della Scuola “Silvio Saglio” che firmano il comunicato, “è stato costruito dai nostri nonni ed è ancora oggi proprietà della nostra Sezione”.
Si riferiscono alla capanna Omio dal cui gestore Graziano Gilardi alla fine del 2018 è arrivata la coraggiosa denuncia alla pratica dell’eliski, un disturbo ormai intollerabile in una vallata votata all’alpinismo e all’escursionismo più rispettoso. “Negli ultimi anni, specialmente in quelli con consistenti precipitazioni nevose”, informò Gilardi contribuendo a determinare un’ordinanza del sindaco che vieta in permanenza l’eliski nella valle, “viene effettuata la pratica dell’eliski in Val Merdarola, una valle gioiello nei pressi del rifugio Omio, tra la Punta Fiorelli e la cima di Lobbia”.
Va sottolineato che a ispirare la recente denuncia degli istruttori milanesi è anche lo stretto legame alpinistico con la valle. “Innumerevoli”, scrivono infatti nel comunicato citato, “sono gli scalatori e gli alpinisti nostri soci che, per varie generazioni, hanno legato il loro nome a luoghi, sentieri, montagne, pareti e cascate di ghiaccio della Valle”. Il legame “viscerale” a cui si accenna risale in effetti al 1884 quando a Milano si costituì la Società Escursionisti Milanesi “Gamba bona” fra artigiani, impiegati e operai appassionati di podismo e di passeggiate in montagna. La sede sociale era in via San Fermo 11. Anima ne fu un certo Tagliabue, commesso presso l’editore Artaria, che poteva disporre delle prime carte topografiche vendute dalla ditta ricavandone idee per gite sui colli della Brianza e sui monti del Comasco, del Varesotto e del Bergamasco. L’esperienza dei “gambabonini” ebbe fasi alterne e si concluse nel 1891, ma in quello stesso anno – adottando il motto “col popolo, per il popolo” – l’acronimo SEM fu recuperato e nacque una nuova Società Escursionisti Milanesi a carattere prettamente alpinistico.
Va ricordato che nel CAI Milano predominava allora il ceto borghese e aristocratico e i suoi dirigenti – coscienti delle necessità sociali – incoraggiarono la nascita della SEM, tant’è che tra i fondatori figurò Francesco Bertani, noto professionista e autorevole socio del CAI Milano. Egli così enunciava il programma del nuovo sodalizio: diffondere la pratica dell’alpinismo anche per le classi lavoratrici e meno abbienti della città, fra tutti coloro che per una serie svariatissima di circostanze si sarebbero trovati a disagio nelle file del consorzio alpinistico italiano.
Le “gite alpine popolari” organizzate dalla SEM si susseguirono e furono ripetute nel 1912 e 1913, rispettivamente nella zona Rosa-Cervino e alla Forcella Lavaredo con la collaborazione del Touring Club, sempre con ugual successo e migliaia di partecipanti. L’apertura delle associazioni ai ceti popolari era ormai un fatto compiuto e di sicuro determinante anche per la difesa, sia pure a fasi alterne, di un ambiente alpino diventato così familiare.
Roberto Serafin
Sui rapporti tra La Società Escursionisti Milanesi e la Val Masino vedere anche: