Strade turistiche di montagna: la Regione Piemonte non dimentichi gli aspetti ambientali e non comprometta l’opportunità di un turismo autentico promuovendone la fruizione con veicoli a motore.

Comunicato stampa di CIPRA ITALIA.

Auto e moto sul piano del Nivolet


Il Consiglio Regionale del Piemonte ha approvato recentemente la Proposta di Legge Regionale sulle strade turistiche di montagna, una rete di strade storiche che si sviluppa in contesti paesaggistici ed ambientali unici e delicati.
Il turismo outdoor sta vivendo un momento di forte sviluppo; in particolare le strade storiche di montagna, oltre che tra gli escursionisti, stanno riscuotendo un incremento di presenze tra i ciclisti, anche grazie al boom delle e-bike. Senza considerare i possibili effetti negativi sull’ambiente e sul paesaggio, un utilizzo scriteriato – senza limiti per i mezzi motorizzati – rischia di banalizzare o compromettere anche luoghi meravigliosi e dal potenziale turistico
unico come quelli attraversati dalle strade storiche di montagna.
La Legge Regionale approvata lo scorso 11 maggio non prevede alcuna limitazione, lasciando agli enti locali la possibilità di regolamentare la fruizione di questa viabilità. CIPRA Italia – il comitato italiano della Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi (CIPRA), organizzazione non governativa alla quale aderiscono circa un centinaio di associazioni ed enti da tutti i paesi alpini – consapevole che tale viabilità costituisce una opportunità di sviluppo turistico per la montagna piemontese, esprime i propri timori circa il rischio di uno sfruttamento turistico senza una adeguata attenzione agli effetti sull’ambiente, soprattutto quando si ha una frequentazione incontrollata con mezzi motorizzati.
In altri Paesi alpini la frequentazione con veicoli a motore di strade di montagna di questo tipo è fortemente regolamentata, permettendone l’accesso solo agli agricoltori e a chi le utilizza per servizio, ma non per scopi turistici.
“Verso le nostre montagne è in atto un meccanismo di selezione del turismo.
Il mondo del turismo “dolce” italiano, ma soprattutto straniero, non sopporta di convivere con i mezzi motorizzati che scorrazzano su per le montagne e di conseguenza cancella queste località dalle proprie vacanze. E una volta depennate è per sempre. Se non si vogliono perdere queste ricche opportunità sul lungo termine, nell’interesse sia degli operatori del turismo che dell’ambiente, è obbligatorio andare gradualmente, ma inesorabilmente, nella direzione della
chiusura al traffico motorizzato delle strade di alta quota. Non ci sono alternative” afferma Vanda Bonardo Presidente di CIPRA Italia. CIPRA Italia auspica che in sede di stesura dei decreti attuativi la Regione Piemonte privilegi quegli enti locali che adottano misure volte a ridurre la frequentazione motorizzata e non chi mira unicamente ad incrementare i transiti o a fare cassa mediante pedaggi (per quanto i pedaggi possano agire da deterrenti e consentire di disporre delle risorse necessarie alla manutenzione).

Per Francesco Pastorelli, Direttore di CIPRA Italia, il pluricitato modello della Via del Sale – contingentamento, pedaggio per auto e moto, transito vietato ai veicoli a motore per due giorni feriali alla settimana – è il minimo che ci si possa aspettare, un punto di partenza da sviluppare, da esportare in alte località montane a patto di ridurre ulteriormente i veicoli a motore. “Iniziando con il chiudere le strade al traffico motorizzato almeno in una giornata festiva o prefestiva: ciclisti, escursionisti e gli stessi operatori del turismo apprezzerebbero.
Dovrebbe essere evidente a tutti che per un escursionista dover mangiare la polvere sollevata da un 4 x 4 o camminare nel rumore generato dalle moto, non rappresenta una esperienza qualificante”.
CPRA Italia invita pertanto la Regione Piemonte e gli enti locali chiamati a gestire le strade di montagna ad adottare misure di limitazione (per fasce orarie, per giornate, mediante l’individuazione di limiti di carico) per ridurre gradualmente i mezzi a motore il cui utilizzo ludico poco s’addice ai delicati contesti naturali di alta montagna.