Translagorai: una pugnalata nel cuore del Lagorai.

di Luigi Casanova

Negli anni ’80 il WWF proponeva alla provincia di istituire un parco provinciale nella catena del Lagorai, unica area ancora libera da un eccesso di antropizzazione e da infrastrutture invasive. Sicuramente questi 80.000 ettari avrebbero rappresentato un parco d’eccellenza, l’unica zona trentina meritevole di un simile marchio: le oltre 10.000 firme raccolte finirono in un cassetto, nonostante l’impegno e il sostegno profusi dall’allora assessore Walter Micheli. L’opposizione preconcetta della Magnifica Comunità di Fiemme era risultata determinante.

Catena del Lagorai e Cima d’Asta

A monte di Cavalese intanto si sviluppava l’area sciistica del Cermis. Anche grazie alle conseguenze dell’ultima grave tragedia (l’aereo militare americano che provocò 20 vittime il 3 febbraio del 1998) ogni piano di riqualificazione dell’area venne mortificato. L’intero territorio e il fondovalle furono sacrificati agli appetiti della società sciistica, sempre gestita dalla potente famiglia cavalesana dei Misconel. Nel versante opposto del Lagorai, nel parco naturale di Paneveggio Pale di san Martino, gli operatori turistici del Primiero tentarono l’assalto ai laghi di Colbricon con un folle collegamento sciistico, azione fallita certamente grazie all’impegno degli ambientalisti, ma specialmente per le fratture presenti in Primiero.

In seguito arrivò il piano Dellai – Gilmozzi di aggressione della conca del Tesino tramite la proposta di costruire un villaggio turistico di baite forestali e pastorali, circa 500, per rilanciare il turismo in Tesino. A sostegno della speculazione, che vedeva tra i promotori i fratelli Paterno, vi era la certezza che i proprietari delle baite avrebbero mantenuto il paesaggio delle alte quote. Una farsa che comunque in Tesino e non solo aveva trovato diffusi sostegni.

Passo Rolle

Solo due anni fa arrivava una proposta con caratteristiche opposte: l’azienda di calzature sportive e abbigliamento di montagna La Sportiva (sede a Ziano di Fiemme) si proponeva di riqualificare la degradata area di Passo Rolle superando l’industria dello sci e investendo in ospitalità di alta qualità, paesaggistica e culturale (QT, n°11, novembre 2017). Questa proposta venne affossata causa l’inerzia della Provincia, succube della pochezza imprenditoriale del Primiero ancora legato al rilancio della ormai fallimentare industria dello sci. Queste tracce di storia ci permettono di inquadrare la situazione che ha portato la Provincia a promuovere il lancio della Translagorai, un sentiero in alta quota che attraverso 85 km. collega Panarotta (volendo si può partire da Baselga di Pinè) a Colbricon e la valle del Vanoi – Cima d’Asta. Tale cammino, suggestivo, che ancora permette di vivere sensazioni di intimità con la natura, di ascoltare diffusi e diversi silenzi, incrocia pochi ma ben diffusi punti di appoggio, tutti in quota, baite isolate, bivacchi, malghe e poco altro. Gli amanti degli spazi liberi riescono ancora oggi a attraversare il Lagorai, anche a Ferragosto, incontrando pochissime persone.

La Translagorai: una speculazione a sostegno delle funivie del Cermis?

Sembra che in provincia una tale situazione libera da eccessi di antropizzazione sia stata vissuta per lungo tempo con sofferenza: prima dell’uscita di scena del potente assessore di Fiemme Mauro Gilmozzi anche il Lagorai andava omologato alla caotica offerta turistica del resto del Trentino.
A parte l’assalto a Passo Rolle attraverso nuovi collegamenti sciistici, sostenuti da cospicui fondi pubblici, tema che affronteremo prossimamente, dalla parte del Cermis bisognava inventare qualcosa per dare soddisfazione a poche famiglie di Cavalese, sempre protagoniste negli eccessi e alle società dei fratelli Misconel.
L’attuale sentiero in quota della Translagorai fino a oggi vive una sua logica: da un passaggio all’altro poche volte si perde quota, i punti di appoggio sono ben distribuiti e ancora sobri. Non si sentiva alcun bisogno di lanciare un progetto costosissimo, 3 milioni e 600 mila euro, dei quali oltre 3 milioni destinati a ristrutturazioni (cemento), ben 400.000 a indefinite telecomunicazioni, 162.000 per il sentiero vero e proprio e 89.000 al progetto di marketing. Tutto risulta incomprensibile. Si interviene su un rifugio, in 6 malghe delle quali due verrebbero servite da ristorante. Nei casi più discutibili, invece di servirsi di bivacchi in alta quota, si impone all’escursionista perdite di dislivello di 400 – 600 metri per poi recuperare quota il giorno dopo.
Il caso che più ha creato sconcerto riguarda malga Lagorai (quota 1870), nei pressi dell’omino lago, una perla del Lagorai. Vi si arriva da dove si lascia la macchina solo lungo un sentiero, dopo 50 minuti di salita. Risulta incomprensibile ai più attenti frequentatori della montagna perché si debba recuperare una malga abbandonata e trasformarla in ristorante con 40 posti a sedere e 20 posti letto. Nel progetto in questo caso, come nel caso di Malga Valsolero a quota 1745 posta vicino al Manghen, situazione già congestionata da rumori e eccesso di antropizzazione, non si fa alcun riferimento alla gestione dei rifiuti, degli scarichi fognari, degli accessi. Con buona probabilità appena dopo la ristrutturazione, preso atto dell’insostenibilità dell’operazione, si apriranno nuove strade in quota per permettere accessi anche notturni motorizzati per cene, apericene e festini. Perfino la segnaletica dei sentieri SAT che parte dall’area sciabile del Cermis risulta già sponsorizzata. Si indovini da chi? Ovviamente dalla società Cermis. Sulla Translagorai qualche intervento era necessario: in ogni caso senza far perdere quote agli escursionisti, senza riportarli in prossimità di aree antropizzate. Piccoli interventi sulla sentieristica, rifacimento di un solo bivacco, quello di Forcella Valsorda, forse 200.000 auro di spesa totale. Con un simile intervento si sarebbe rispettato l’ultimo santuario naturale del Trentino, una zona ZPS estesa che comprende ben 35 habitat tutelati da direttive europee.

Ma guardiamo chi sono i sostenitori del progetto. Si parte dal Servizio aree protette della Provincia e quindi si comprende perché il tema sia stato evitato in Cabina di regia delle aree protette. Poi si sono riuniti tutti i comuni di Fiemme e in particolare la Magnifica Comunità di Fiemme. E con questi soggetti si è lanciato il progetto come intervento sostenibile e di valorizzazione di zone dimenticate.
A questo è opportuno riportare attenzione ad alcuni interventi in corso sull’Alpe del Cermis: ampliamento delle piste da sci, la ferrata imposta al Castello di Bombasel, la discussione aperta sulla possibilità di un ponte tibetano sul lago Lagorai, le Cermis skyline. Il quadro risulta completo, anche la catena del Lagorai si appresta ad entrare nel circo del turismo di massa del Trentino. Sembra si sia apprestato un progetto teso a essere un chiavistello strategico per scardinare la naturalità del Lagorai, a scalfire il regno dei silenzi, a mortificare i tanti laghi ancora del colore dello zaffiro. Se quanto proposto è il linea con la cultura turistica mercantile della giunta provinciale uscente quello che nessuno ha compreso è il sostegno al progetto da parte della SAT e la debolissima e rancorosa autodifesa del sodalizio apparsa sui quotidiani. La SAT trentina non esce bene da questo scorcio di fine estate: già era stata scossa dall’affitto del bivacco alpinistico Zeni in val San Nicolò offerto per una azione promozionale della ditta North Face (15.000 euro), ora arriva il patrocinio diretto a questa iniziativa. Probabilmente all’interno del sodalizio c’è qualcosa di profondo da rivedere.

Luigi Casanova

Dal sito vistivalsugana: La Translagorai è un trekking di più giorni che attraversa tutta la catena del Lagorai, classica alta via che attraversa l’intera catena dalla Panarotta al passo Rolle (oppure in senso inverso ). Il percorso si svolge tutto su sentieri gestiti e ben segnalati della SAT e permette di immergersi per alcuni giorni in un ambiente ancora incontaminato. Numerosi sono lungo il cammino i resti a memoria del primo grande conflitto mondiale. Questa traversata può essere effettuata in ambo i sensi di marcia, impiegando mediamente 5 giorni. Diversi sono i punti di appoggio durante il percorso della Translagorai: chi vuole essere più comodo e non caricare troppo lo zaino si può avvalere dei rifugi alpini altrimenti ci si può appoggiare ai bivacchi presenti lungo il percorso.