Trentunesima marcia in difesa dell’antica foresta del Cansiglio

Domenica 11 novembre a 32 anni dalle prime proteste.

Nel 1986 la prima interrogazione in Consiglio regionale (senza vera risposta) sulle voci di nuovi impianti e piste in Forcella Palantina, per collegare Pian Cavallo al Cansiglio e poi il blocco dei lavori abusivi per una nuova strada in Val Salatis, come conseguenza di un blitz e di una denuncia da parte di Fabio Favaretto del Cai e del consigliere reg. Michele Boato.
Nel 1987 una prima uscita di Toio de Savorgnani e altri pochissimi partecipanti, contro la gara di sci in Val Salatis in luglio, su un nevaio, fino ad allora perenne, ma qualche anno dopo scomparso.
Nel 1988 la prima grande manifestazione, organizzata in breve tempo dopo che il CAI di Sacile avvisò che, da casera Palantina in giù, nel bosco erano segnati con nastri da cantiere i percorsi delle piste e della seggiovia di collegamento tra il Pian Cavallo e l’Alpago e, col bollino rosso, le migliaia di alberi da abbattere.
Il 13 novembre, nei giorni della piccola estate di S. Martinio, ci trovammo a Casera Palantina in circa duemila per dire di no alla replica nel Cansiglio veneto del Pian Cavallo friulano, voragine di soldi pubblici e causa di inaccettabili alterazioni ambientali. Alle auto posteggiate a Col Indes, futuro parcheggio degli impianti di risalita, furono inflitte oltre 200 multe, tagliati decine di pneumatici e a sera le ultime macchine rimaste furono gravemente danneggiate.
Ci opponemmo a quelle ingiuste multe ed un processo, con la denuncia WWF al comune di Tambre, durato oltre 10 anni, ci diede ragione ma ci costò decine di milioni di lire.
Da allora siamo sempre stati presenti, a volte con 2 o anche 3 manifestazioni in un anno e, dopo aver toccato varie zone per denunciarne i pericoli, siamo tornati in Palantina.
Oltre a ribadire ogni anno il nostro no agli impianti di risalita, abbiamo chiesto ed ottenuto la demolizione dei ruderi della base militare ed evitato l’impianto eolico sul Pizzoc, denunciati i tentativi di vendita irregolare della base militare di Pian Cansiglio e chiesta la bonifica.
Non siamo però riusciti ad evitare la costruzione dell’impattante impianto del Tremol 2, approvato in modo irregolare (senza Valutazione di Impatto Ambientale, obbligatoria in quanto adiacente ad un’area SIC e ZPS), ma fortemente voluto dal Friuli: a nulla è servita la segnalazione alla Corte di giustizia europea, con la LAC friulana. Anche la vendita dell’ex albergo San Marco, che doveva concretizzarsi tre anni fa in breve, è per ora bloccata.
E’ importante una continua presenza, rispondendo ad ogni tentativo di peggioramento e promuovendo proposte positive.
Perciò è importante essere in molti a Casera Palantina l’11 novembre, per ribadire che il Cansiglio è da tutelare.


L’Antica Foresta del Cansiglio ha un valore storico e naturalistico che supera le rivendicazioni delle comunità locali e l’occulto (sempre meno) progetto regionale di smembrare e privatizzare. Chi sta operando per questo fine si sta assumendo la responsabilità di provocare un danno storico. Perfino Napoleone, che pure decapitò la Repubblica di Venezia, capì il valore di questo luogo, tanto che, invece di metterlo in vendita, come aveva fatto per tanti altri beni di Venezia, nel 1809 lo dichiarò Foresta Imperiale Inalienabile; concetto ribadito dal Regno d’Italia che nel 1871 la inserì nell’elenco dei beni forestali inalienabili.

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