Olimpiadi invernali, anche Calgary dice NO.

Un altro NO alle della popolazione alle Olimpiadi invernali. di Luigi Casanova

Dopo Innsbuck (Aut), Sion (CH), Graz (Aut), Sapporo (J) e la incandidabilità della città di Erzurum (Turchia), esclusa dal CIO, anche la popolazione di Calgary (CAN) dice NO alle olimpiadi invernali. Laddove i cittadini hanno potuto votare, i risultati referendari sono stati chiari: le popolazioni non vogliono la Babele delle Olimpiadi, ritengono che le emergenze dei loro territori siano ben altre e non vogliono più sperperare denaro pubblico nei grandi eventi sportivi. In altre situazioni, Sion, Graz e Sapporo, dopo essersi candidate, sono le stesse municipalità a aver rinunciato alla organizzazione. Rimangono in Lizza Stoccolma (Sve) e Cortina – Milano. Ma anche a Stoccolma non c’è molto entusiasmo: sia il Comune che lo Stato non vogliono spese e debiti, per di più in Svezia non si riesce, a due mesi dal voto, a costruire un governo. Come accaduto per i mondiali di sci nordico di Cortina 2021 la candidatura italiana sembra dover vincere per assenza di avversari.

Il comune di Cortina ha già rifiutato ogni ipotesi referendaria. Si va avanti, costi quel che costi, senza alcuna condivisione con i territori circostanti, senza alcuna riflessione sulle ricadute ambientali e sociali che già i lavori per i mondiali stanno imponendo alla valle del Boite. La Tofana di mezzo ormai è distrutta (non certo dal vento): si presenta come un bacino che raccoglie un impressionante reticolo di piste da sci, di nuova viabilità e di parcheggi imposti a mezza quota. Un paesaggio sconvolto. Il tutto deciso in assenza di ogni minima condivisione, con una Carta di Cortina definita Verde e sostenibile priva di contenuti e purtroppo sottoscritta, oltre che dal Comune, anche dal Ministero dell’Ambiente e dalla Fondazione Dolomiti UNESCO.
Da oltre un decennio i grandi eventi sportivi estivi e invernali si tengono nei paesi in via di sviluppo o laddove vi siano governi autoritari. Certo, al di là delle questioni ambientali, vedere l’Italia relegata nella cornice di questi paesi, sempre prostrata ad accogliere ogni evento distruttivo che lascia solo debiti (vedasi Bormio 2005, o Torino 2006, un deficit comunale di 2030 milioni di euro) è deprimente. In Italia si vince sempre e solo in assenza di concorrenti autorevoli. E l’ambiente naturale, o le ricadute sociali degli eventi, non vengono mai considerati. C’è un unico obiettivo da soddisfare: alimentare la catena delle speculazioni anche in alta quota, rimanere servili alle lobby degli impiantisti e degli albergatori.
Luigi Casanova presidente onorario di Mountain Wilderness Italia