Un ambientalismo neo-umanistico
Fin dalle origini Mountain Wilderness ha sempre amato definirsi come un’associazione portatrice di un ambientalismo neo-umanistico. E’ una definizione che potrebbe prestarsi a qualche equivoco ma che nelle intenzioni dei fondatori significa semplicemente una cosa: la “mission” di Mountain Wilderness si radica e trova la propria giustificazione nell’esperienza concreta del rapporto tra gli esseri umani e gli spazi delle montagne, vissuti con il massimo possibile grado di autenticità. L’abbiamo detto innumerevoli volte: noi difenderemmo ghiacciai, rocce nude, foreste, ambienti desertici, acque limpide, animali selvatici, anche se dalla loro degradazione o alterazione non derivassero danni concreti alla qualità della vita fisica degli abitanti del pianeta ( cosa che invece sta accadendo). E lo faremmo perché quei luoghi, quelle acque, quella fauna libera, ci hanno donato e donano un arricchimento spirituale al quale non intendiamo rinunciare, costi quel che costi. Sull’onda che sembra inarrestabile dell’arrembaggio consumistico, la frequentazione della montagna si sta divaricando sempre più in due direzioni entrambe mistificatorie. Da un lato si insegue il mito di un super-omismo “ robotizzato” che conduce a prestazioni atletiche di livelli assolutamente irraggiungibili per le donne e gli uomini “normali”; e dall’altro si riduce l’incontro con la natura alpestre ad un’ asfittica dimensione ludica che ripropone tra i monti gli stessi stereotipi imperanti nella realtà urbana. Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti coloro che hanno il coraggio di vedere: l’ autentica voce dei monti si sta spegnendo a grande velocità.
Per dare maggiore autorevolezza a questo messaggio controcorrente, arricchendolo di sfaccettature scientifiche e culturali di particolare spessore, Mountain Wilderness Italia ha istituito, al suo interno, un Comitato etico-scientifico, con il contributo determinante del compianto Stefano Rodotà. Ne fanno parte personalità di spicco del mondo della scienza, della cultura umanistica, dell’alpinismo, della letteratura, dell’ambientalismo. Facciamo alcuni nomi: l’economista Salvatore Bragantini, i filosofi del paesaggio Remo Bodei e Luisa Bonesio, l’antropologo Duccio Canestrini, il glaciologo Massimo Frezzotti, il botanico Cesare Lasen, l’esperto di scienze ambientali e fauna Sandro Lovari, il giurista Ugo Mattei, l’archeologo Salvatore Settis, gli scrittori Michele Serra, Erri De Luca, Paolo Cognetti, Matteo Righetto, il fotografo e zoologo Stefano Unterthiner. In tutto 32 componenti. Dal Comitato sono usciti interventi e prese di posizione riguardanti, ad esempio, le ragioni che giustificano la condanna della nuova funivia che raggiunge la Punta Helbronner al Monte Bianco, le negative modifiche alla legge quadro sui Parchi Nazionali, la progressiva marginalizzazione “politica” delle aree naturali protette, lo sviluppo di nuove stazioni sciistiche in aree montane di gran pregio, lo smembramento del Parco Nazionale dello Stelvio, ecc..
In genere il Comitato viene sollecitato a elaborare i suoi documenti dal Consiglio Direttivo di Mountain Wilderness Italia; però in alcuni casi la necessità di esprimere il proprio pensiero e le proprie preoccupazioni è stata avvertita e presa in considerazione autonomamente per iniziativa di questo o quel componente del Comitato stesso.( I pareri del Comitato si possono leggere per esteso nel sito di Mountain Wilderness Italia ).