Una domenica di febbraio nel Parco del Gran Paradiso.

Una riflessione di Toni Farina

Toni Farina

È accaduto domenica 21 febbraio 2021, Era Antropocene, ma soprattutto inizio dell’anno secondo dell’Era Covid. All’uscita dalla galleria che immette nella conca di Ceresole Reale, dalla tarda mattina in poi i gitanti provenienti dal piano hanno trovato ad attenderli, oltre alle “dentate e scintillanti vette” delle Levanne, i carabinieri di Locana appostati non per un controllo di routine ma per fare da filtro. Per porre un limite all’afflusso.

Sci di fondo a Ceresole. Foto: Marco Rolando


Ceresole: come i Navigli di Milano, i Murazzi di Torino o Piazza di Spagna a Roma. Non importa se gli impianti di sci sono chiusi, la montagna offre spazio, è una via di fuga. E non solo: è ormai assodato che in molte zone la fruizione in ambiente innevato supera in quantità la fruizione estiva. In inverno la meteo è più stabile, non ci sono temporali e zecche nei boschi. Sono migliorati i materiali, si è evoluta la tecnica e così può accadere di trovare a fine inverno (inverno!), in un giorno di metà settimana, una ventina di sci alpinisti sui 3300 metri del Col Perdu, quando lassù, solo qualche anno fa, al culmine del ripido canalone fra la Levanna Orientale e la Levannetta, venti persone si contavano in tutto l’anno.

Fondo lago a Ceresole. Foto: Toni Farina


L’accaduto di domenica 21 febbraio è passato un po’ sotto silenzio, ma in realtà visto a posteriori si presta a molte riflessioni. Soprattutto in questa valle del versante piemontese del Parco nazionale Gran Paradiso, luogo privilegiato del turismo domenicale “toccata e fuga”. A partire dagli ultimi anni, e soprattutto dal 2020, anno primo dell’Era Covid, il grande afflusso domenicale è diventato un problema anche per gli amministratori locali, da sempre restii a ragionare su strategie finalizzate a governare il fenomeno. Ne è testimonianza la gestione della strada Sp 50 che d’estate sale al Colle del Nivolet, nel cuore del parco, che attende da tempo soluzioni innovative, consone ai tempi, che superino l’attuale modalità prevista dall’accordo “A piedi fra le nuvole”.
E ora la domanda ovvia è: che accadrà la prossima estate?
In settimana salgo in valle per parlarne con un professionista della montagna: Roberto Menzio, gestore del Rifugio Mila. Mi accoglie un cielo strano, sahariano, sciroccoso. Un po’ inquietante. Da pochi giorni, il campanile di Fornolosa, nella bassa Valle Orco è tornato a beneficiare della luce del sole. Quando arrivo al fondo dell’invaso di Ceresole però il sole se ne già andato, così come se ne sono già andati gran parte dei cittadini di pianura che anche oggi, giorno non festivo, sono saliti quassù.

Nel vallone di Eugio. Foto: Toni Farina


Con Roberto c’è così modo di ragionare. Si parla di turismo di qualità, si pensa appunto all’estate in arrivo. A Ceresole si ipotizzano parcheggi a pagamento, ma soprattutto che accadrà al Nivolet, sullo splendido altipiano a 2500 metri di quota? Per porre qualche limite in più dovremo ancora affidarci al covid?
E che pensa di tutto ciò l’Ente Parco nazionale Gran Paradiso? Bell’addormentato fra le montagne…
Ma la montagna non è una sola, e pure il parco ha tante anime. Sono convinto che domenica 21 febbraio non c’erano carabinieri a limitare l’accesso al Vallone di Eugio che da Locana, nella bassa valle, si infila (il verbo “apre” non è davvero adatto) nel cuore del massiccio, fra immani bancate di gneiss. Luogo oggi davvero poco frequentato, non c’è nulla di meglio delle parole di Aldo Costa per descriverlo.
“Eugio, il Paradiso dei poveri”, così titolava Aldo un articolo pubblicato su Piemonte Parchi. Che così iniziava:

Nel vallone di Eugio. Foto: Toni Farina

“La storia alpinistica del Vallone d’Eugio è di nessuna importanza ma compensata da un’aneddotica di vita, lavoro e transumanza da far apparire i Malavoglia una famiglia fortunata. Abbandonato ormai da mezzo secolo dai montanari, dismesso da alpinisti ed escursionisti, solamente il tempo si prende cura di questo vallone, che si presenta ai rari visitatori nello splendore della sua rovina”.
Quando scendo al piano la luce del crepuscolo è calata sulla valle e la luna rotola sui crinali di gneiss del vallone. È vero, il tempo si prende cura di Eugio, insieme a qualche persona di buona volontà.
Sono convinto che anche a Ceresole ci siano persone di buona volontà.

Toni Farina