Valle della Luce, alpinismo nelle valli della Sarca e dei Laghi

La recente pubblicazione di Valle della Luce, alpinismo nelle valli della Sarca e dei Laghi ha, secondo le parole degli autori Alessandro Gogna e Marco Furlani, l’ambizione di comprendere a fondo cosa hanno significato e da cosa erano motivate le singole imprese che hanno fatto della Valle un laboratorio, una fucina dove assai spesso si mescolano le due tendenze, quella alpinistica e quella sportiva, alla ricerca via via o dell’equilibrio o dell’estremo.

Dal Castello di Arco sulla Valle del Sarca e i Colodri

Quale futuro per la Valle?

Nei paragrafi finali gli autori, aiutandosi con la propria esperienza personale e dando voce ad alcuni dei protagonisti dell’alpinismo e dell’arrampicata della Valle della Sarca, cercano di tracciare una rotta ideale, consapevoli che la sintesi tra queste due culture così diverse è la particolarità, lo stile unico, che può fare da base alla visione di un futuro per la Valle.
Qui il grande patrimonio storico di vie classiche aperte con spirito alpinistico si è conservato quasi intatto, passando indenne attraverso le varie fasi di sviluppo dell’arrampicata. Dobbiamo tutti impegnarci a conservare questo grande valore aggiunto che ha sempre fatto e continuerà a fare la differenza con altre località.
A differenza di altre zone a forte vocazione turistica del Trentino, qui si è imboccata la strada di uno sviluppo turistico basato sui veri sport outdoor, ossia quelli che non richiedono mezzi meccanici per essere effettuati. Quindi si è già imboccata la strada giusta, anche se sono necessari degli aggiustamenti da fare cammin facendo, stimolando il massimo della partecipazione da parte della popolazione locale, dei politici e degli amministratori, in un’ottica a lungo termine che eviti il degrado dei tre paesaggi, il geografico, lo storico e il culturale.

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Le idee prima dei soldi

Pensare nuove prospettive e idee di sviluppo dove il profitto e la crescita economica siano una conseguenza e non un fine primario”. Così Heinz Grill, scrittore di origine tedesca e apritore di molte vie nella Valle della Sarca. Per Grill è necessaria un’idea estetica per rendere la valle più libera dal mostro del traffico e i suoi inquinamenti e promuovere diverse strutture sane e sostenibili per la salute del turismo e per un bell’incontro tra popolazione locale e stranieri.

Heinz Grill

L’attenzione generica all’ambiente non è sufficiente in questa società che ha perso l’orientamento, occorrono creatività, fantasia, estetica e arte.
Ricorrono qui concetti cari all’ambientalismo americano di Muir e soprattutto di Aldo Leopold: l’ecologia come estetica della conservazione, la necessità di battersi per la conservazione della natura per il suo valore estetico intrinseco.Non dobbiamo partire dall’economia come primo argomento, piuttosto partiamo dalle persone e dai loro desideri, esigenze e ideali… L’attività e lo sfruttamento delle attività outdoor deve avere dei limiti, non si può ostacolare l’arrivo delle persone, ma vanno disciplinati modi e mezzi di trasporto sul territorio».

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No al muro contro muro

Il muro contro muro non ha mai funzionato, lo diciamo a chiunque s’interessi di ambiente; così scrivono Gogna e Furlani. Affermiamo invece che occorre essere sempre più convincenti al riguardo, cercare di diffondere sempre di più le motivazioni che ci fanno contrari al dilagare delle ferrate, in modo da deviare la progettualità verso altre direzioni. Rivalutare le vie normali, la creatività nel collegare sentieri, la ripresa dei vecchi itinerari dei taglialegna (in questa valle ce ne sono parecchi e del tutto trascurati…) ma anche l’idea di perdersi nel bosco: predicare il fascino di queste attività di ricerca, di emozione individuale indotta dalle proprie scelte e non da quelle altrui. Niente guerra di smantellamento, bensì portare cuore e sentimenti sulle cose semplici della montagna.

Proiettare la propria immagine

Forse è meglio mettere la gente in condizione di farsi la propria immagine. Organizzare dei concorsi per foto/video di turisti che vengono valutate dalla popolazione locale e per foto/video di locali valutate dai turisti. Si può mettere in moto un processo di autoriflessione. Se vogliamo alternative rispetto ai parchi tematici outdoor simili a Disneyland abbiamo bisogno di immagini diverse, più rispettose. Siamo noi stessi a doverci occupare della produzione di immagini.

Fabrizio Miori

Manutenzione come conservazione

La manutenzione deve essere ineccepibile, e bisogna vantarsene, comunicarlo, sbraitarlo ai quattro venti. Non manutenzione trascurata bensì vanto di essa, è una forma mentis nuova che dobbiamo predicare. L’ottica della manutenzione deve avere la meglio sull’ottica della creazione. La manutenzione, in una valle come questa, farebbe la differenza, dunque ancor una volta lo stile.

Vietato vietare?

Non mettiamo divieti ovunque e a vanvera solo perché così ci si mette al riparo da possibili ritorsioni giuridiche. A noi il divieto, scrivono gli autori, fa prudere le mani: ci viene sempre voglia di trasgredire. Se invece vedessimo un cartello dove si venga “consigliati” di non fare qualcosa, saremmo molto più portati al rispetto. Siamo strani? Può darsi… ma il divieto non crea persone responsabili.