Vallone delle Cime Bianche, sordi e ciechi pur di alimentare interessi speculativi
Comunicato stampa di Ripartire dalle Cime Bianche
Nonostante la diffida inviata in data 5 dicembre 20201 dalle maggiori associazioni di tutela dell’ambiente
montano a firma dell’Avv. Paola Brambilla di Milano e nella sezione Società trasparente non se ne abbia
traccia, dalla seduta di ieri del Consiglio regionale abbiamo appreso cha la società Monterosa SpA ha
proceduto ad affidare gli studi preliminari riguardanti il progetto di collegamento funiviario nel Vallone
delle Cime Bianche.
Una scelta sorda alle richieste di rispetto della normativa di tutela e cieca di fronte alla bocciatura di
progetti simili.
Il D.M. 17-10-2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone
speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS).” Pubblicato nella Gazz. Uff. 6 novembre
2007, n. 2582, non lascia adito a dubbi. All’art. 5 lettera m) stabilisce in modo inequivocabile che sia vietata
la: “realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune e nuove piste da sci, ad eccezione di quelli previsti
negli strumenti di pianificazione generali e di settore vigenti alla data di emanazione del presente atto….”
L’unica deroga è quella prevista al capoverso 4 dell’art. 1 del Decreto stesso, che recita “Per ragioni
connesse alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria
importanza per l’ambiente, si può provvedere all’autorizzazione di interventi o progetti eventualmente in
contrasto con i criteri indicati nel presente atto, in ogni caso previa valutazione di incidenza, adottando ogni
misura compensativa atta a garantire la coerenza globale della rete Natura 2000.” Non è certo questo il
caso del progetto funiviario.
In più, in data 14 maggio 2021 il Ministero della transizione ecologica, con nota della Direzione generale per
il patrimonio naturalistico3, ha sonoramente bocciato l’autorizzazione concessa dalla Regione Lazio per un
intervento del tutto simile in area tutelata Natura 2000 sul Monte Terminillo.
Monterosa SpA (partecipata Finaosta al 94,57%) dovrà ora assumersi tutte le responsabilità per lo
sperpero di fondi pubblici (403.000 euro) ai fini della realizzazione di un intervento impossibile.
Non solo, si continua così ad alimentare false aspettative fra alcune fasce delle popolazioni e degli
operatori interessati e a perdere anni preziosi nell’inseguimento della manna che cade dal cielo anziché
lavorare per migliorare gli impianti esistenti, per mettere a punto offerte turistiche innovative e per
individuare strategie di sviluppo all’altezza dei tempi.
Ne beneficeranno le attese speculative legate alla rendita immobiliare, come avvenuto al Breuil/Cervinia
con l’affaire Gran Baita e come si paventa ad Ayas con l’ex Ermitage di località Crocetta4. La Valle d’Ayas, in
primo luogo, ne pagherà le conseguenze.
Ayas, 22 luglio 2021
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