Apuane e Marmo: tra mitologia, lavoro, natura e coscienza collettiva.

Riceviamo e pubblichiamo il dossier di Casarossaoccupata per dare seguito alla denuncia dello sfruttamento del territorio Apuano da parte dell’industria estrattiva.

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I lavoratori impiegati nel settore marmifero, si legge nel dossier, non arrivano a 2.000 persone su tutta la provincia di Massa Carrara.
I cavatori sono sempre meno quindi ma la quantità di pietra cavata sempre di più.

Decostruire la narrazione mitologica che avvolge l’attività estrattiva è quindi il primo passo per imprimere una decisa inversione di rotta nella gestione del territorio Apuano.

Nel Dossier si ripercorrono alcuni dei temi che caratterizzano la questione dei agri marmiferi nella provincia di Massa-Carrara: dalle leggi che ne hanno definito la gestione, alla mitologica visione delle cave come unica fonte di occupazione e ricchezza per la popolazione, passando attraverso alcuni degli effetti che questa attività estrattiva produce sull’ambiente e sugli ecosistemi, alle sue ricadute economiche negative, fino alla mobilitazione popolare che sta finalmente prendendo forma negli ultimi mesi.

Quella delle Alpi Apuane è una storia molto lunga e poco raccontata.
L’accelerazione impressa alle pratiche di estrazione marmifera con l’avvento delle nuove tecnologie e lo sviluppo del sistema dei trasporti è impressionante: negli ultimi decenni si è scavato più marmo che nei precedenti 2000 anni di storia.

L’80% del marmo estratto finisce oggi nel profittevole circuito del carbonato di calcio, gestito da poche grandi imprese multinazionali.

L’escavazione inquina le falde delle sorgenti con la marmettola (polvere sottile pordotta dalla frantumazione del marmo), con idrocarburi e oli esausti. Con pesanti ricadute sulla cittadinanza che si trova nel paradosso di dover pagare alti costi per la purificazione delle acque pur vivendo in un territorio che ne è ricchissimo.

In queste ultime settimane l’attenzione mediatica, seppur ancora locale, è decisamente aumentata e volge il suo sguardo alle montagne parlando di scelte politiche ed imprenditoriali, di occupazione e ricadute sul territorio. È infatti in procinto di essere discusso e approvato il nuovo Pabe (Piano Attuativo di Bacino Estrattivo) della città di Massa, che non solo permetterebbe di continuare le estrazioni in tutte le cave già attive ma programma di aprire 7 nuovi siti di escavazione, autorizzando nei prossimi anni l’escavazione con un Piano Attuativo da 13 milioni di tonnellate di marmo.

Emerge in modo sempre più urgente e condiviso, la necessità di un’inversione di rotta che, rompendo la narrazione paralizzante della contraddizione tra lavoro e l’ambiente, rimetta al centro il tema della la ricchezza comune a scapito dei profitti individuali.