Assalto al legno

La legna da ardere non può essere il sostituto del metano rincarato e contingentato.
Per la CIPRA “Le biomasse legnose sono una componente essenziale della transizione energetica, soprattutto in montagna, ma solo se usate in edifici efficienti, con buoni impianti di combustione e se provenienti da filiere locali sostenibili”.

L’attuale crisi di costo sul metano spinge molti cittadini a ricercare fonti di riscaldamento alternative, più sicure e meno care. Tra queste c’è il legno, il più antico tra i combustibili, ma anche importante materia rinnovabile dell’oggi. In questi ultimi mesi esso è diventato oggetto di ricerche spasmodiche da parte di molti italiani, terrorizzati di rimanere al freddo. Oramai è impossibile trovare legname stagionato nei canali di approvvigionamento usuali, per non parlare dei costi, diventati proibitivi.
Eppure questa corsa all’acquisto non si ferma, l’impulso è umano e comprensibile: sebbene costosi legna e pellet non possono essere chiusi come un rubinetto del gas.
Si tratta di un’emergenza che ancora una volta coglie il Paese totalmente impreparato e non solo per la mancanza di pellet di produzione italiana. Ora serve una programmazione diversa. Gli impieghi energetici delle biomasse legnose, in particolare quelli termici, se ben gestiti, non solo possono essere una valida alternativa all’utilizzo di energia fossile, ma possono essere un complemento importante nella gestione sostenibile delle foreste, permettendo di valorizzare il legno non impiegabile per costruire beni durevoli, dalle case agli oggetti.
“Occorre però essere chiari. – afferma Vanda Bonardo, presidente di CIPRA Italia – Le biomasse legnose sono una componente essenziale della transizione energetica, ma solo se usate in modalità efficienti, con ottimi impianti di combustione con tutti gli accorgimento del caso compreso l’utilizzo di filtri abbattenti per non aumentare le emissioni di particelle sottili e se provenienti da filiere locali sostenibili e dopo adeguata stagionatura. Un modello in cui si sostituiscono le caldaie a fonti fossili in edifici inefficienti con pessimi impianti di combustione a biomassa, alimentati con ciò che costa meno e gestiti da utenti che non hanno idea di quanto influiscano le proprie azioni e la qualità dei combustibili sulle emissioni è semplicemente dannoso sia per la qualità dell’aria, sia per l’economia rurale e sia per le foreste”.
La lievitazione dei prezzi e l’attuale scarsità dell’offerta di biocombustibili sostenibili hanno radici in un processo di transizione energetica che, finora, non ha espresso appieno le proprie potenzialità.“L’attuale crisi” prosegue Bonardo “può e deve essere l’occasione per riconoscere valore al lavoro di qualità di quelle, già numerose, imprese boschive locali che hanno scelto la sostenibilità forestale come propria strategia aziendale. Può e deve essere l’occasione per rendersi conto che il legno è un combustibile complesso, che va utilizzato nelle migliori condizioni tecniche per non inquinare”.

Per i boschi anche di minor pregio si auspica che mai debba accadere quanto è stato osservato di recente dall’Enviromental Investigation Agency (EIA) in Romania, dove addirittura le foreste che dovrebbero essere protette vengono distrutte per produrre il pellet. Questo in Romania come nel nostro Paese. E’ importante quindi promuovere una specifica pianificazione forestale soprattutto laddove si pratica di consueto l’utilizzazione dei cedui. “In un momento critico come quello che stiamo vivendo”conclude Bonardo “non deve arrestarsi quella crescita culturale in cui prendere coscienza che il legno è un materiale prezioso, il cui primo impiego non è la combustione e che, anche nelle frazioni destinate ad energia, dev’essere utilizzato correttamente, in edifici efficienti e coibentati, in modo da ottimizzare la risorsa e, a parità di quantità impiegate, scalzare la più ampia quota di combustibili fossili possibile”.