Crisi idrica e riscaldamento globale. In Alto Adige un’ordinanza vieta l’innevamento artificiale.

Si è dovuta attendere la giornata mondiale dell’acqua per vedere il tema della siccità tornare protagonista nella politica e sulla grande stampa. Nonostante si provenga da due anni consecutivi siccitosi, nonostante il 26% della popolazione mondiale non abbia accesso all’acqua potabile e il 46% ai servizi igenici di base. E che causa le siccità, ormai una costante climatica del pianeta, ogni giorno migliaia di persone muoiano di fame o siano costrette a dolorose migrazioni. L’ONU ha rilanciato un allarme “Carenza d’acqua, rischio di crisi imminente a livello globale”. Sono termini forti, perentori che ci impongo scelte.

Eppure solo fino a due giorni fa dirigenti del settore impianti a fune in modo altezzoso affermavano, senza contraddittorio, su TV pubbliche, che l’innevamento artificiale (la chiamano ipocritamente nevificazione) consumava solo l’1% dell’acqua utilizzata nelle varie funzioni in Italia. Il mondo politico, stava, e sta ancora sostenendo la diffusione di ulteriori collegamenti sciistici in zone dove fra pochi anni nemmeno più si scierà: Ovindoli, Terminillo, Corno alle Scale e ovunque sulle Alpi. E ancora solo due giorni fa, 20 marzo, ancora gli impiantisti gridavano vittoria: si scierà ovunque fino a dopo Pasqua, fino al 16 aprile.

Ci ha pensato il presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher, a riportare tutti alla realtà. Con una delibera comunque arrivata in ritardo, oltre a regolamentare al massimo l’uso di acqua in paesi e città, ha chiuso i rubinetti per la produzione di neve artificiale su tutta la Provincia. Basta sprecare in alta quota. Gli impiantisti dovranno quasi da subito chiudere le piste. Perchè ovunque, anche in alta quota, non c’è neve al suolo, perché non piove, perché si sta sprecando da troppo tempo una risorsa pubblica. A questa decisione dovrebbe seguirne un’altra, logica. I nuovi invasi in quota per l’innevamento artificiale saranno inutili, anche nel futuro. Proprio perché la risorsa idrica è preziosa e non la si può più sprecare in costosissimi caroselli sciistici.

La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni sembra non comprendere proprio nulla del riscaldamento globale in atto. In presenza di una innocente provocazione del deputato Angelo Bonelli, che ha portato in aula un sasso raccolto nel cuore del corso del fiume Adige, ha ritenuto di ironizzare. “Spero che l’onorevole Bonelli non voglia dire che in cinque mesi ho prosciugato l’Adige, neanche fossi Mosè”. Meloni non lo sa, ma Mosè non ha prosciugato nulla, ha solo riaperto una sorgente. La presidente non ha voluto rispondere direttamente al deputato: cioè farsi carico da parlamentare responsabile, come accaduto in Alto Adige, di un problema ormai strutturale. Non più emergenza quindi. Servono scelte precise, investimenti e specialmente sobrietà, un cambio di indirizzo nell’abuso di consumo di una risorsa pubblica. Cominciando dalle alte quote.

Luigi Casanova