Fiumi e rocce, la palestra delle emozioni.

Dal Manifesto in movimento del 6 luglio, di Michele Comi.

Michele Comi

L’acqua che scorre in montagna è potente espressione di libertà dove i bambini possono imparare che la realtà può essere d’ostacolo, ostile a volte, ma gestibile.

L’acqua che scorre in montagna è una potente espressione di libertà e forse è un po’ per questo che i genitori ne tengono lontani i loro bambini.
Un torrente e i suoi innumerevoli ambienti li conosci solo se percorrendone il greto, ti immergi nelle acque gelide, sperimenti il flusso potente, esplori le cascate, eviti i gorghi, insegui i rivoli e ti riposi nelle sue spiagge nascoste.
Ogni tanto si incontra qualche pescatore, ma di solito costoro sono interessati unicamente alla preda e si meravigliano di chi saltella, per puro “inutile” piacere, tra i massi lisciati dalla corrente.
Nel greto non servono mappe, relazioni, tracce gps, lo si percorre e basta, stupendoci ad ogni passo, in un ambiente che cambia di continuo, ansa dopo ansa, piena dopo piena. Lo stesso corso d’acqua muta con le stagioni: con il disgelo ci si immerge sino alla cintola, in tempi di magra si corre veloci, procedendo con piccoli balzi coordinati, tra masso e masso, quasi come fosse una danza. La semplice sfida a non toccare l’acqua saltando da una roccia all’altra è un’attrazione avvincente per ogni esploratore, grande e piccolo, principiante od esperto.
Si inizia con l’incedere timido sulla riva, lungo un tratto facile, fatto di morbida ghiaia e poche pietre, dove poter prender confidenza, acuire sensibilità perdute e allenare i sensi. Poi ci si fa più audaci, si aggira qualche piccolo ostacolo che cela il mistero della prosecuzione: un tronco trascinato dalla corrente, una cascata.
Con il tempo e la pratica si impara a riconoscere ogni elemento, asciutto o bagnato, che è base d’appoggio per in nostri passi e ad intuire con anticipo l’aderenza e stabilità del punto d’approdo mentre si salta da un masso all’altro.
Così distinguiamo il ruvido masso di granito da una pietra calcarea levigata o da un’insidiosa pietra verde bagnata dagli spruzzi, e diffidiamo della patina di lichene bruno-verdastro che rende ogni appoggio scivoloso come il ghiaccio.
Relegato a margine, usato come fogna e discarica, per decenni il torrente è stato per lo più ignorato dai montanari, ritenuto buono solo per la pesca, ma soprattutto per essere manomesso e sbarrato da fameliche logiche idroelettriche.


Dopo aver già abbondantemente pagato il tributo energetico della città, negli ultimi anni il torrente ha subito un nuovo il salasso provocato dall’imbroglio delle “piccole derivazioni”. Nonostante il contributo energetico irrisorio rispetto al fabbisogno nazionale, questi impianti hanno causato un grande sacrificio ambientale in nome di un’assai discutibile utilità pubblica. Leggi sciagurate hanno favorito l’enorme businnes privato dei “piccoli salti”, mentre rendono di fatto assai difficile lo stesso tipo di sfruttamento idroelettrico alle comunità locali che al limite ne trarrebbero maggior beneficio. Così questi impianti sono sorti un po’ ovunque privando i luoghi del suono di numerose fresche acque, che solo di per sé, sarebbe un valido motivo per lasciarle libere, là dove scorrono da sempre.
Nonostante queste aggressioni i torrenti vivono ancora e si conservano, ma per poterli apprezzare e difendere dobbiamo conoscerli meglio perché sono un vero concentrato di scoperta, avventura, ginnastica ed arrampicata. Per i bambini sono un meraviglioso parco giochi all’aperto fatto di scivoli di pietra, piccole spiagge, pozze d’acqua e tronchi contorti. Ad ogni passo il piede si posa su una roccia levigata diversa, blocchi multiformi e multicolori testimoniano la millenaria azione erosiva dell’acqua. Sono gneiss pieghettati, scisti, graniti dalle forme varie e curiose: poltrone, scivoli, gronde e prominenze sinuose.
Ad un tratto il greto si stringe in una forra con ampie e verdi piscine naturali; saltando tra una sponda e l’altra, le trote schizzano via nuotando contro corrente mentre con qualche passo d’arrampicata si supera la gola, aggirando la curiosa cascata che scende da un’alta rupe nerastra ricoperta di muschio.
L’acqua è gelida e spumeggiante, alimentata dal potente disgelo delle nevi; incuranti i bambini si immergono con la naturalezza di orsi polari nella grande pozza dai riflessi smeraldini. Tra le rocce una piccola spiaggia di rena fine, una delle tante che raccontano storie di alluvioni e dell’energia del torrente, diventa il campo base per giocare con rami aggrovigliati dalle forme bizzarre, arrampicare tra massi, lanciare ciottoli e godersi insoliti bagni d’acqua e di sole.
Ai bambini, si sa, serve immediatezza. Un piccolo torrente può trasformarsi nel miglior divertimento nella natura, spesso a due passi da casa.
Nessuna attesa, nessuna coda e nessun costo per piccoli esploratori pronti a lanciarsi nella loro piccola grande avventura, al riparo da parate di giochi gonfiabili, prati sintetici e da ammalianti e costosi parchi divertimento griffati.
Basta allontanarsi pochi metri dalla strada, dai ponti, dall’auto, per ritrovare il silenzio e assaporare il piacevole concerto delle mille sonorità dell’acqua che scorre.
Limo e argilla, alternati ad orizzonti di sabbia, fanno costruire sculture di fango, piccole dighe e piste per biglie. Ghiaia e ciottoli rappresentano il miglior album petrografico di ciò che sta a monte e sono scorta inesauribile di proiettili da lanciare nelle pozze o per avvincenti gare di rimbalzo sull’acqua, magari inseguendo il record dello statunitense Russell Byars, che il 19 luglio 2007 fece rimbalzare il suo sasso per ben 51 volte, coprendo l’incredibile distanza di 76 metri.
Raccogliendo i sassi bagnati potremmo anche chiederci: perché sono più scuri? Perché l’acqua rende la loro superficie più liscia: nei sassi asciutti la superficie rugosa fa in modo che i raggi luminosi, quando la colpiscono, vengano diffusi, cioè riflessi in tutte le direzioni e ciò li rende più chiari.
Insomma muoversi tra acque e rocce all’aria aperta può fornire infinite prospettive per l’esplorazione e la scoperta, senza necessità di affrontare grandi trasferimenti o viaggi.


Qui le possibilità di imparare qualcosa non sono limitate da un ambiente chiuso, sempre che i genitori imparino ad allentare, almeno per un poco, il guinzaglio cui tengono legati i propri bambini. L’iper-protezione e il desiderio di tenere vicini i bambini sono amorevoli, ma, se eccessivi, possono rivelarsi controproducenti.
Lavorare su Conoscenza e Consapevolezza è molto più faticoso e difficile rispetto all’adozione del divieto assoluto: non castighiamo i nostri piccoli se si avvicinano al dirupo, insegniamo loro la prudenza magari accompagnandoli un po’ più vicino al precipizio affinché possano conoscere il vuoto e i suoi pericoli, sconfiggere le paure e far cordata con gli amici.
Muovendosi in questi ambienti possiamo imparare che la realtà può essere d’ostacolo, difficile e a volte ostile, ma anche gestibile.
Per gli adulti significa tollerare il rischio, sfuggire alla paura e alla mania di controllo (irraggiungibile), può essere una salutare disintossicazione del quotidiano, per fare esperienza negli ambienti naturali, imparando a conoscerli quindi apprezzarli. Incontrare con consapevolezza alcune tipologie di pericoli significa sviluppare gli anticorpi per affrontare quello stesso tipo di rischio, sovente imprevisto e inatteso, prepararsi insomma ad essere impreparati.
Andare piano e sostare spesso sono un’ottima strategia per cogliere i dettagli, le informazioni e affinare le conoscenze, riflettendo su cosa si sta facendo, avvicinando le difficoltà con gradualità, allenandosi con sensibilità, per saper convivere senza grossi problemi con cadute, sbagli ed errori.

Percorrere il torrente è una piccola riconquista di naturalezza, a portata di tutti, per trovare, o ritrovare, equilibrio, fiducia e consapevolezza. Sostenuti e incoraggiati dallo sguardo vigile dell’adulto, i piccoli potranno spingersi a saltare da un masso o arrampicare su un ramo alto, migliorando le proprie capacità, attraverso successi e fallimenti. Lasciamoli scorrere come le acque libere del torrente, almeno per un poco, allentando i timori e incoraggiando il distacco, per renderli autonomi e fieri, muovendosi in questa Natura, liberi di imparare.

Michele Comi