I ghiacciai: un universo di vita poco conosciuto

I cambiamenti climatici in atto sono immediatamente percepibili in alta montagna. Partendo dai ghiacciai: da anni la riduzione della loro massa e estensione è evidente. Un fenomeno anticipato in Appennino fin dagli anni ’70 e poi sempre più clamoroso anche sulle Alpi, partendo dalle Dolomiti fino alle Alpi Centrali e Occidentali. Si sono dovuti cambiare i percorsi di diverse salite classiche, sono anche scomparse, o radicalmente cambiate vie di arrampicata storiche insistenti su terreni misti e su ghiacciai. Anche i rischi della frequentazione delle alte quote sono diversi da quelli del passato. Invece di permettere al frequentatore della montagna di adattare i suoi comportamenti a questi cambiamenti sempre più frequentemente le pubbliche amministrazioni intervengono imponendo divieti. Ѐ comprensibile il divieto di accesso al versante nord della Marmolada dopo la tragedia del 3 luglio, per niente accettabile che la frequentazione della montagna venga proibita sulla base di emotività o di paure di qualche amministratore. Così agendo si uccide non solo l’alpinismo, ma anche l’escursionismo, il fascino, l’emozione della scoperta, il valore della solitudine.

Aletshgletsher. Foto: Sergio Ruzzenenti


Speriamo che questa preoccupazione venga superata. Oggi è decisivo essere consapevoli della ricchezza che i ghiacciai rappresentano anche per il mondo scientifico. Se fino ad ieri ci siamo affidati ai monitoraggi delle diverse e benemerite commissioni glaciologiche ora si deve allargare la visione.
I ghiacciai sono un’opportunità di ricerca e innovazione culturale. Grazie a diversi progetti sostenuti dall’Unione europea la scienza è stata direttamente coinvolta: abbiamo bisogno di risposte urgenti, non solo per sapere, ma per vivere nei prossimi decenni. Come sarà l’acqua naturale nel vicino domani? Quale sarà l’entità della risorsa? Senza sollevare clamori si è consapevoli che i ghiacciai ci presentano nuovi equilibri, che diventano squilibri ai nostri occhi: si sono studiate le precipitazioni, le temperature medie e i vari record stabiliti dall’innalzamento delle temperature, le serie storiche. Oggi si comincia ad essere consapevoli che quanto il ghiacciaio ci permette di leggere riguarda ieri, tempi datati. Infatti la loro risposta è sempre ritardata, in quanto la loro evoluzione in estensione e massa è complessa e varia, di anno in anno, anzi, sta accelerando. Questo cambiamento è stato sottostimato, fino a ieri. Oggi non si misura più solo la massa d’acqua che viene rilasciata al momento, si comincia a valutare quale sarà la perdita d’acqua nei decenni prossimi, non tanto per la vita in alta quota, ma per fare in modo che le grandi industrie, l’agricoltura intensiva delle pianure europee investano da subito in cambiamenti radicali, sempre più basati sul risparmio, energetico, idrico, nei consumi del nostro vivere quotidiano. In Europa dobbiamo preparare centinaia di milioni di persone ad affrontare drastici adattamenti. Anche chi vive in montagna deve essere consapevole che le carte di sintesi dei rischi elaborate ieri sono superate: vanno continuamente aggiornate.

Ghiacciaio dell’Argentière. Foto: Luigi Ranzani

I ghiacciai, lo abbiamo accennato, sono anche un grande archivio ambientale. Per questo motivo gruppi di ricercatori multidisciplinari si ritrovano regolarmente a scambiare i loro studi, anche, diciamo finalmente, presso i tavoli ministeriali. C’è bisogno del glaciologo -. geologo classico, ma il senso del lavoro di questa specialità si annulla se privato di altre competenze, genetisti, biologi, sanitari, molecolari e ambientali, fisici e chimici. Nel ghiacciaio vi vive un mondo ancora poco se non per nulla conosciuto. Microrganismi, pollini, batteri, alghe diatomee, minerali convivono con agenti inquinanti, perfino con le microplastiche portate dalle correnti atmosferiche. I ghiacciai hanno anche, sempre avuto, un ruolo attivo nel modellare i paesaggi, valli pensili, serre moreniche.
Ѐ complesso comprendere tutta questa evoluzione. Ѐ questa complessità che ci porta al dovere di incentivare la ricerca. Se non conosciamo i “rock glacier”, situazioni che saranno determinanti nel valutare l’ecologia dell’acqua del domani, ci troveremo a dover improvvisare risposte, come si sta facendo oggi, procedere a tentoni. Invece di comprendere un problema ormai strutturale dei nostri tempi ci affideremo solo all’emergenza, all’intervento temporaneo della Protezione civile, senza essere stati capaci di prevenzione. E’ dovere dell’informazione approfondire e divulgare questi aspetti, non svegliarsi e creare allarmi solo in occasione di tragedie. E’ dovere del professionista delle alte quote approfondire e divulgare, come è dovere di noi ambientalisti non trascurare questi aspetti, farli diventare nostro patrimonio, nostra ricchezza. Per fare cosa? Il nostro lavoro: sostenere il mondo scientifico nel costruire strategie di conservazione dei valori ecologici presenti nei ghiacciai oggi in fase di violenta regressione. Fare in modo che quanto rimane dei ghiacciai, delle zone con diffuso permafrost, diventino delle assolute, immodificabili invarianti urbanistiche.

Luigi Casanova