In Romania il taglio illegale dei boschi minaccia l’ecosistema

La strage silenziosa degli alberi in Romania: tra il 2001 e il 2017 sono stati abbattuti 317mila ettari di foresta primordiale. Di Michele Novaga.

Che il taglio illegale dei boschi sia un business criminale che porta notevoli introiti alle mafie a livello internazionale lo sostiene anche il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, uno dei massimi esperti internazionali di lotta al crimine organizzato. Secondo le Nazioni Unite nel mondo dopo il traffico di droga, di armi, di esseri umani quello del legname illegale è un affare criminoso che frutta 100 miliardi di dollari l’anno in tutto il mondo.

Il taglio illegale dei boschi

In Europa anche la Romania ne è coinvolta. Soprattutto la parte dei Carpazi a nord della città di Cluj Napoca al confine con l’Ucraina dove sopravvivono le ultime foreste vergini d’Europa ricche di larici alti fino a 80 metri. Un vero paradiso floro-faunovivaistico dove vivono linci, lupi orsi e piante uniche altrove già estinte come i faggi centenari, ognuno dei quali è in grado di assorbire 9 tonnellate di CO2, l’equivalente del consumo di un’autovettura per percorrere 90.000 chilometri. Qui e in tutta l’area fino alla Transilvania l’organizzazione internazionale Global Forest Watch ha calcolato che tra il 2001 e il 2017 siano stati abbattuti 317mila ettari di foresta primordiale – come se avessero cancellato 444mila campi da calcio – e milioni di alberi che si trovavano in aree protette o in parchi nazionali.

Ambientalisti e Greenpeace in prima fila contro il legname illegale

Un problema grave che gli ambientalisti hanno cercato più volte di portare all’attenzione del governo e delle autorità della Romania. A novembre dello scorso anno una grande manifestazione organizzata da Greenpeace Romania aveva radunato a Bucarest migliaia di persone che protestavano contro l’inazione del governo. “Ogni anno spariscono dalle foreste 20 milioni di metri cubi dalle foreste di tutta la Romania, 18 dei quali sono estirpati illegalmente. Una cosa scandalosa in un paese membro della Ue nel 2020″ aveva dichiarato all’agenzia di stampa Mediafax Valentin Salageanut direttore di Greenpeace Romania.
Ma il taglio illegale sempre secondo gli ambientalisti della sezione rumena di Greenpeace non si è fermato neppure in questo periodo di lockdown. “Negli ultimi giorni abbiamo ricevuto un gran numero di reclami dai cittadini in merito a tagli sospetti e un’intensificazione dei trasporti di legno durante la pandemia. Ci sono sempre più voci che affermano che lo sfruttamento forestale dovrebbe essere interrotto in stato di emergenza. E invece c’è qualcuno che ne approfitta per abbattere ancora più alberi di prima”, si legge sulla pagina facebook dell’organizzazione ambientalista. “Queste misure drastiche non sarebbero necessarie se il fondo forestale fosse monitorato con tecnologie moderne, non attraverso i ranger che non possono pattugliare 7 milioni di ettari di foresta”.

Intanto gli agenti forestali vengono uccisi

Il problema è molto più serio: gli interessi economici e quelli dei potenti locali sono elevatissimi e coinvolgono spesso anche alcuni politici compiacenti. A ottobre del 2019 nel bosco di Maramures hanno ucciso un guardiaparco, Liviu Pop, a colpi d’ascia. Il quarto ranger a cadere nel giro di tre anni ucciso da killer assoldati da gente senza scrupoli.

Anche la Ue si muove contro il commercio di legname illegale

Nel luglio 2019 la Commissione europea ha adottato una comunicazione indirizzata al parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni volta a “intensificare l’azione dell’UE per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta“. E sempre la Commissione nel febbraio del 2020 a seguito di alcune denunce presentate da parte di alcune Ong internazionali ha minacciato di intraprendere un’azione di procedura di infrazione nei confronti della Romania per mancati controlli e per la mancata valutazione dell’impatto ambientale e della perdita di habitat protetti.