La morte dei paesaggi francesi

Un progetto di legge in dibattito al Parlamento francese intende sopprimere i vari blocchi legislativi che rallentano ancora la moltiplicazione delle pale eoliche e dei pannelli fotovoltaici.
E’ l’eccezionale bellezza dei paesaggi della Francia, frutto della generosità della natura e del lavoro degli uomini durante secoli, che si assassinano con una stravagante leggerezza. Insorge lo scrittore che lancia un grido di allarme.

Di Jean-Marie Rouart. Copyright: Le Figaro, 7 novembre 2022. Traduzione di Maria Grazia Cavalloni.

Nessuno nega, a parte forse qualche vecchio brontolone, che la Francia abbia beneficiato di favolosi vantaggi. Bisognerebbe conservarli. I Francesi avevano un tempo il privilegio di avere una bella lingua, che veniva loro invidiata, capolavoro del tempo e della storia, espressione allo stesso tempo del sui genio letterario del sui genio popolare. Oggi è moribonda, incancrenita dal franglais, assoggettata ai costumi americani come una docile colonia. C’era in Francia un’arte di vivere e di pensare, fatta di fantasia, di apperente leggerezza ma di vera profondità e di gentile ironia che si chiamava lo spirito francese. La Fontaine, Molière e Sacha Guitry ne erano le gemme. Dove si nasconde oggi che regnano i sapientoni, i pedanti, quelli di lezione di morale e gli inquisitori?
Infine c’era il Paesaggio Francese. Ci si diceva che quello almeno nessuno ce lo avrebbe preso.
Nè le invasioni venute dall’est (guerriere) o dall’ovest (culturali) avrebbero potuto rubarcelo. Era così indissociabile dalla Francia come la sua geografia, il suo clima moderato e i suoi formaggi. Noi l’amavamo perché esprimeva una meravigliosa armonia tra la natura e il lavoro degli uomini che l’hanno plasmato da veri artisti. E non si sapeva con chi ci si doveva congratulare di più, i contadini che hanno saputo alternare i campi di grano e i boschi o gli artisti come Corot, Millet, quando hanno dipinto il ponte di Mantes o la campagna di Barbizon.
Continuamente, come un meraviglioso specchio che riflette tutte le sfaccettature del genio creatore, si poteva ammirare la montagna Saint-Victoire indissociabile da Cezanne, le rive della Senna che gli impressionisti hanno magnificato, i rudi paesaggi di Ornans e della Franche-Comtè che Courbet ci ha fatto amare.


Noi ci dicevamo ingenuamente che questo paesaggio era il sole bene che non si sarebbe potuto né nazionalizzare né espropriare perché era il nostro bene comune, la culla in seno alla quale avevamo provato tutte le nostre emozioni. Questo paesaggio ci accompagnava ovunque: è guardandolo che avevamo scambiato dei baci con una donna amata, è questo spettacolo che i bambini avevano sotto gli occhi durante i loro giochi. Non c’è un’attività umana che non fosse associata a questo elemento essenziale della nostra vita. Ed è a questo punto che noi ci sentivamo legati al paesaggio da un misterioso cordone ombelicale; noi traevamo dai paesaggi una idea dell’armonia, della pace, di un equilibrio che sono un privilegio. Abitare davanti alla baia di Somme, davanti alle saline di Guérande o di Noiremoutierre ispira una pace che ci salva dalla violenza. Questo paesaggio ha dalle virtù nutritive: il legame remoto che l’uomo intrattiene con lui (il paesaggio) gli conferisce un equilibrio, un senso della bellezza e un rispetto della vita insostituibili. Bernanos ci dice che c’è una cospirazione del nostro mondo contro la vita interiore. E questa vita interiore minacciata, non è nutrita dalle meditazioni che ci ispira un paesaggio?
Come la chiesa o il tempio costituisce un legame che ci unisce allo spirituale, a qualcosa di più grande, di più alto e di più durevole di noi. Questa presenza misteriosa che anima il sottobosco e le sorgenti dava agli antichi panteisti il sentimento della presenza degli Dei.
Ora che cosa ci promettono oggi? Chiamiamo le cose con il loro nome: è un saccheggio generalizzato.
In nome di una pretesa ecologia, maschera di una industria che con il pretesto di rimediare a un male ne crea uno più definitivo, si trasforma la Francia in un vasto campo di sperimentazione deleteria. In nome dell’inquinamento si inquina più definitivamente uccidendo la bellezza dei paesaggi. Allo scandalo di questi campi di pale eoliche che rendono esteticamente inabitabili tante regioni, che sviliscono le passeggiate in riva al mare, poiché la loro ombra patibolare ci insegue, si aggiunge ora l’inquinamento falsamente discreto ma ugualmente laido dei pannelli fotovoltaici. Grazie ad una nuova legge che faciliterà le loro installazioni ai bordi delle autostrade cresceranno e si moltiplicheranno. Già dei sindaci senza scrupoli le hanno installate sui tetti della chiesa del villaggio. Perchè non a Notre Dame, dato che su questo argomento i prelati confusi sembrano innamorati della modernità? Non si farà questo insulto a Notre Dame, perchè provocherebbe uno scandalo, ma se non si fa attenzione, lo si farà dappertutto altrove, alla chetichella, fino all’avvilimento, al degrado completo dei paesaggi che abbiamo amato.

Pale eoliche in Camargue. Fonte: Wikipedia


Dove canterà l’usignolo, dove nidificheranno la cinciallegra e la cicogna in questo mondo disumanizzato?
Alcuni Paesi dell’Africa vendono i loro diritti di Pesca, chiavi della loro sopravvivenza per un campo da football. Per che cosa noi vendiamo a dei mercanti di illusioni, a dei giocatori delle tre carte dell’ecologia, un patrimonio che non gli appartiene? Ci si fa gioco delle sette che promettono un dialogo fruttuoso con i marziani e l’elisir della giovinezza eterna, perchè cadiamo nella trappola dei buoni apostoli dell’ideologia ecologista che con il pretesto di difendere un principio stanno distruggendo l’umanità e la bellezza che fanno il fascino dei nostri paesaggi? Poichè le energie rinnovabili, Dadà europeo, per bello che sia l’ideale ecologico che le ispira, in un mercato libero non sono che un’aberrazione economica che si mantiene solo grazie a una fabbrica di sovvenzioni. Ciò che li suscita e li anima è il vento, non quel buon vento, soffio benefico dell’oceano o dolce brezza profumata delle campagne, ma il vento agro della modo e delle ideologie.
Una triste realtà sottende i richiami ingannevoli della modernità: si uccide il paesaggio francese per il vento.