Torniamo in Pian Cansiglio!
Antica Foresta del Cansiglio, Veneto/Friuli Venezia Giulia
28° raduno di ambientalisti ed alpinisti in difesa dell’Antica foresta del Cansiglio.
Il programma
9.30 Raduno al parcheggio del Passo della Crosetta (m. 1127) sulla strada provinciale 422.
10.00 Partenza lungo la strada e poi, prima del Ponte di Val Cappella, si prende a destra il sentiero naturalistico N, seguendo l’antico tracciato medioevale della Strada del Patriarca, verso Camp della Mussa fino all’inizio dei Bech, dove si intercetta l’Anello del Pian Cansiglio e si tiene la destra (sentiero segnato con le lettere M, N, O), verso il Pian de le Code. Si passa per il Bus de la Lum e si scende alla strada sterrata di Val Palazzo, prendendo a destra. Dopo un centinaio di metri si svolta a sinistra seguendo l’indicazione Anello del Pian Cansiglio, fino alla strada sterrata dell’Archetton. Si gira a sinistra (area picnic) e si prosegue su strada asfaltata fino alla strada sp 422 (campo da golf, monumento ai partigiani).
12.00 Arrivo e raduno presso l’area della ex base Nato ed ex caserma Bianchin (dietro rifugio S. Osvaldo), ora bonificata e restituita all’uso civile (prati e parcheggi). Interventi delle associazioni.
14.30 Inizio del ritorno, seguendo la sp 422 fino al ristorante Capanna Genziana. Subito dopo si prende a sinistra l’indicazione Anello del Pian Cansiglio (sentiero M, N, O) verso Lama dei Negadi e i Bech, riprendendo il sentiero dell’andata e ritornando, dopo breve salita, nei pressi del Ponte di Val Cappella e nuovamente sulla strada asfaltata, ritornando alla Crosetta, punto di partenza.
Chi volesse prolungare il percorso del ritorno, può continuare lungo il sentiero dopo i Bech (Anello del Pian Cansiglio), fino a trovare sulla destra l’indicazione del sentiero O che sale in mezzo al bosco fino ad incontrare la strada forestale che dalla Crosetta porta alla Candaglia. Arrivati sulla strada forestale si tiene a destra fino ad arrivare alla Crosetta. Tale percorso prolunga il ritorno di circa un’ora.
Alla partenza al Passo della Crosetta verrà fornita una fotocopia con la traccia dei percorsi
Per informazioni:
Ecoistituto del Veneto Alex Langer
da lunedì a venerdì dalle 17 alle 18
tel. 041 935666
micheleboato@tin.it
Toio de Savorgnani
tel. 346 6139393
Perché torniamo in Pian Cansiglio
Abbiamo iniziato a ritrovarci nel 1988, ormai 27 anni fa, quando sembrava imminente il taglio del bosco, la realizzazione della prima pista e poi del primo impianto di collegamento tra il Pian Cavallo e il Cansiglio veneto, ancora integro.
Da allora non ci siamo dati appuntamento solo a Casera e Forcella Palantina, ma anche in altri luoghi in pericolo, da cui lanciare un messaggio forte: per più anni sulla cima del monte Pizzoc, dove i ruderi della base militare rischiavano di trasformarsi in alberghi e piste da sci.
Anche in Pian Cansiglio abbiamo camminato per più anni, per chiedere che la base militare in dismissione non venisse trasformata in un luna-park pseudo sportivo e proprio davanti a quei cancelli, per la prima volta abbiamo fatto la proposta che il Cansiglio diventi Patrimonio dell’Umanità-Unesco come Riserva della Biosfera.
In momenti particolari, abbiamo organizzato più di un incontro annuale, come sul Pizzoc, perchè un paesaggio così integro ed un passo di uccelli migratori tra i più importanti d’Europa non venisse rovinato da una selva di pale eoliche.
Per il 2015 la proposta è tornare in Pian Cansiglio partendo dal passo della Crosetta, porta dell’altopiano tra Veneto e Friuli, per esprimere fortissima preoccupazione per l’Antica Foresta, ma anche per le altre aree del demanio regionale.
Il presidente Zaia ha annunciato che la vendita di molte proprietà regionali partirà dal Cansiglio, con l’albergo S. Marco, ma temiamo che sarebbe solo la prima di una lunga serie di vendite per far cassa o di cessioni per accontentare vari Comuni sempre più pressanti.
Infatti la Regione ha istituito per il Cansiglio, prima delle elezioni, un “tavolo di concertazione” con i Comuni. In teoria poteva essere l’inizio di un coinvolgimento positivo delle comunità locali, ma si sta trasformando in un boomerang con il rischio di uno stravolgimento inaccettabile: non un supporto alla crescita delle comunità locali, ma svendita al miglior offerente.
A breve, potrebbero essere in pericolo Valle Vecchia – la Brussa (che il decaduto Galan aveva tentato di devastare, con un porto turistico di lusso), Valmontina, la Foresta di Giazza, le Riserve del Monte Baldo, il Monte Cesen, ecc.: quasi 20.000 ettari di demanio regionale fatto di aree di grande valore naturalistico per la maggior parte tutelate, almeno fin qui, come aree SIC e ZPS di Rete Natura 2000.
La nostra proposta è che su ognuna delle aree si costituisca una Riserva Naturale, creando così una rete di aree protette da affiancare ai Parchi Regionali, senza nuovi carrozzoni nè costosi apparati, con personale regionale già esistente. Non si tratta di “imbalsamare” i territori ma di creare una pluralità di occasioni dove sperimentare la convivenza di economia e tutela.
Siamo ad un bivio: lo smembramento e il rischio della perdita di un bene comune (i demani naturalistici regionali) di grande valore, o l’inizio di un nuovo percorso: come si muoverà la Regione? Le associazioni ambientaliste non staranno a guardare, saremo presenti e vigili.
Da anni si parla di impianto eolico sul Pizzoc proposto dal comune di Fregona, anche se non si è mai visto un progetto o dati tecnici sul tipo di pale e loro dimensioni. Si parlava (senza documenti scritti) di 5 o 6 pale iniziali, per poi aumentarne il numero. Per un paio d’anni avevamo organizzato manifestazioni, nel periodo in cui era stato installato un anemometro per valutare la quantità di vento sulle creste: il risultato divulgato quest’anno è che non c’è vento sufficiente, con grande soddisfazione di chi, come noi, sperava nel totale abbandono di questo progetto devastante, sia per il paesaggio che per gli uccelli migratori. Invece arriva la notizia (solo comunicati stampa, senza progetti o dati tecnici) che il Comune valuterà la possibilità di installare, al posto di un unico grande impianto, due impianti più piccoli. La sostanza non cambia.
Non si può invocare la produzione di “energia pulita”: se si danneggia un alto valore paesaggistico o naturalistico, l’energia pulita diventa “sporca”; va prodotta altrove, nei posti giusti.
Toio De Savorgnani, Mountain Wilderness
Michele Boato, Ecoistituto del Veneto A. Langer
Per una vita migliore in montagna
L’incontro in Cansiglio è un appuntamento consolidato di verifica sulle prospettive dell’area Cansiglio-Piancavallo, oggetto di pressione da chi vorrebbe lo sfruttamento di un territorio di grande pregio, che va tutelato. Finora, grazie alla nostra attenzione, ci siamo abbastanza riusciti.
Il Club Alpino Italiano e del FVG guardano con preoccupazione le notizie che si leggono sulla stampa: esili strade forestali da far diventare strade turistiche in quota, costruzione di laghi artificiali che modificano il paesaggio e strutture abbandonate al degrado perché costa rimuoverle; nuovi ampliamenti o nuovi poli sciistici anche in FVG, legati a un ipotetico sviluppo turistico invernale per cui si prevedono continui investimenti pubblici.
Una politica vecchia, difficile da modificare; un chiodo fisso trasversale alle forze politiche, mentre alla montagna serve altro.
Ci sono stati anni in cui sembrava di aver scoperto che investire su sci e seconde case fosse una soluzione per la rinascita del paese. Un po’ lo è stato, ma oggi l’insistere su questa teoria ci riporta ad un’economia incerta, alla spietata concorrenza anche fra vicini. La situazione climatica e una società in crisi economica dovrebbero far riflettere. Il guaio è che i cocci del degrado resteranno per le generazioni future. Quante risorse pubbliche, quanti danni ambientali, quali i risultati e per quale futuro fino ad oggi si è deciso?
Se si vuol inserire all’art.1 della Costituzione il valore della bellezza per difendere il paese dal degrado e dalla speculazione per ridare un valore anche al territorio, si cominci ad agire da subito in questa direzione: tutela, educazione, rispetto, piacere di osservare e imparare.
Qui c’è un’area di grande pregio naturalistico-ambientale e la politica sembra non accorgersene.
Nostro compito è far riconoscere questo patrimonio collettivo, continuare a difenderlo per preservarlo, tutelarlo, non stravolgerlo, per il bene delle prossime generazioni; migliorare la gestione del turismo nelle aree protette, tenendo conto dell’ambiente in cui si opera.
Vanno sollecitate la politica locale, quella regionale e le attività economiche, soprattutto nei poli sciistici; aiutare le riconversioni delle aree degradate per riportarle ad aree di pregio. Guardare avanti, con una visione di lungo respiro dell’economia montana, promuovere cultura e identità dei luoghi.
Diversi trattati europei indicano questa direzione e diversi sono i programmi finanziabili per raggiungere l’obiettivo della riconversione intelligente dei territori alpini.
A Piancavallo si pensa, ma non si fa, si dice “sarebbe bello”, ma non si progetta un diverso modello che funga da richiamo. Si agisce in modo individuale e per questo non serve molto impegno. È più facile chiedere investimenti alla vecchia maniera. Un modo purtroppo convincente, che crea consensi immediati, anche ai politici di tutti i colori, ma chi pagherà sarà la collettività di oggi e domani.
La proposta del Club Alpino è, perciò, investire per riqualificare e dare prospettive diverse alla montagna così che gli abitanti abbiano interesse a riprendere cura dei territori abbandonati e si recuperi il paesaggio che, fuori controllo, è aperto a iniziative che con la montagna hanno poco a che vedere.
Senza una politica attiva per la montagna e misure di protezione adeguate, prevale il consumo accelerato di risorse naturali; la montagna va aiutata con sobrietà, favorendo un’economia collaborativa e solidale. La partecipazione degli attori locali, per uno scambio di esperienze nell’arco alpino, può mettere i bisogni delle persone e della natura al centro delle buone pratiche, offrendo la possibilità di ricreare quella vita sociale capace di migliorare la qualità della vita nei paesi in montagna.
Antonio Zambon, presidente CAI Friuli Venezia-Giulia