Alpi ribelli, Capitolo 3: Il Monte Bianco

Di Enrico Camanni

Nel mirino della protesta ci sono tutte le scorciatoie che banalizzano l’accesso all’alta montagna: seggiovie, funivie, elicotteri, motoslitte, autostrade, strade, mezzi fuoristrada. Prima che internet abbatta ogni limite per sempre, ci s’interroga perfino sull’«inquinamento mentale» causato dall’eccessiva diffusione delle guide alpinistiche e delle relazioni tecniche di scalata. Si sfiorano anche i problemi delle popolazioni montane, con particolare attenzione alla «colonizzazione culturale» portata dalle spedizioni extraeuropee. Infine ci s’interroga sul ruolo dei media e della comunicazione di massa.

Mountain Wilderness, Manifestazione della Vallée Blanche, Reinhold Messner si prepara a scendere a corda doppia dalla “Scarpa” (pilone aereo)


L’inquinamento delle coscienze è meno visibile dell’inquinamento da rifiuti, ma non per questo meno dannoso. Ne deriva che sugli alpinisti, soprattutto quelli che per le loro imprese hanno acquistato particolare prestigio tra il pubblico degli appassionati, ricade una pesante responsabilità. I loro comportamenti verranno presi a modello, i loro esempi verranno seguiti.
In pochi mesi Mountain Wilderness arruola i grandi nomi dell’alpinismo internazionale: Edmund Hillary, il primo salitore dell’Everest; Reinhold Messner, il primo scalatore dei quattordici ottomila; Patrick Gabarrou, il più prolifico apritore di vie sulle Alpi. Ora serve un’azione eclatante.
La scelta cade sulla montagna più famosa – il Monte Bianco – e sulla data più calda: ferragosto. Il movimento ecologista delle cime annuncia pubblicamente l’intenzione di bloccare la telecabina della Vallée Blanche, un impianto «progettato molti anni fa nel più totale disprezzo dei valori ambientali, che ha degradato un luogo unico in Europa». Gli ovetti rossi sono un bel simbolo e una bella provocazione.

Mountain Wilderness, Punta Helbronner, 16 agosto 1988 – foto Archivio MW Italia


Il 16 agosto 1988 Reinhold Messner dà appuntamento ai giornalisti alle dieci del mattino sulla terrazza panoramica di Punta Helbronner; è consigliabile portarsi la giacca a vento, sarà la più alta conferenza stampa di sempre. La pacifica azione di sabotaggio della Funivia dei ghiacciai inizia molto prima. Alle prime luci dell’alba il commando degli alpinisti è già al lavoro sulle rocce del Grand Flambeau, mentre i pilastri di granito del Mont Blanc du Tacul s’indorano e altri alpinisti cominciano le ascensioni. Messner viene carrucolato sul pilone volante, dove cala due corde ai compagni Alessandro Gogna e Roland Losso che si issano sulle corde con le maniglie jumar, raggiungono i cavi della telecabina e appendono un vistoso striscione di denuncia. Dicono no all’«ottava meraviglia del mondo».