Alpinismo, ossigeno e doping. Alcune riflessioni (2)

Il parere di Renato Moro, già presidente della Commissione per le spedizioni extra-europee dell’Unione Internazionale delle Associazioni di Alpinismo ( UIAA)

In merito al problema dell’uso dell’ossigeno in alta quota riassumo quanto è stato fatto ( o meglio, non fatto) dalla Commissione Spedizioni extra-europee dell’UIAA quando ne ero Presidente.
Avevo proposto di formare un ristretto gruppo di esperti che dopo aver analizzato il problema nei suoi aspetti giuridici, etici, sportivi elaborasse un documento da sottoporre al consiglio centrale dell’ UIAA. Contemporaneamente avevo analizzato il lato medico- sportivo con alcune federazioni e i giudizi in merito erano chiari. L’ossigeno è doping.
Con mio disappunto la proposta venne bocciata con voto contrario anche della commissione medica dell’UIAA. In seguito proposi di istituire un elenco speciale di ascensioni agli ottomila realizzate con certezza senza l’utilizzazione delle bombole in qualsiasi fase della scalata. Mi sembrava logico fare due classifiche delle ascensioni “con e senza”, dando alle seconde il giusto valore. Tale metodo avrebbe dovuto essere adottato anche nel conferimento di contributi o onorificenze. Non ho vinto neanche su questo fronte. Da ciò è derivata la mia decisione di dimettermi dalla Commissione, la quale in seguito è stata soppressa. Come si vede una nuova iniziativa non riuscirebbe a cavare un ragno dal buco, perché troppo forti sono le pressioni sui decisori dell’UIAA della agenzie che organizzano spedizioni commerciali; dietro alle quali ci sono gli stessi governi delle nazioni himalayane, le lobbies dei portatori d’alta quota e la pressione di tanti alpinisti che desiderano aggiungere ai loro palmares anche l’Everest o il K2, ma non sarebbero in grado di scalare quelle vette prestigiose senza l’aiuto dopante dell’ossigeno.
E’ un mondo che non mi appartiene più. Forse sono vecchio. Di certo sono disilluso.