Alpinisti per il Monte Bianco

Introduzione di Alessandro Gogna da GognaBlog

Trenta anni fa, nell’agosto del 1986, e precisamente l’8 agosto, in occasione del duecentenario della conquista del Monte Bianco, trentatré tra gli alpinisti più famo­si d’Europa firmarono il manife­sto Alpinisti per il Monte Bianco che chiedeva, per la salvaguardia di questa grande montagna-simbolo, il primo parco inter­nazionale europeo. Era la prima volta, dopo tanti anni di colpevole silenzio, che gli alpinisti prendevano coscienza di un ambiente sempre più minacciato.

Ci volle un anno, poi, per maturare l’idea e per concretizzare la nascita di Mountain Wilderness, un movimento di al­pinisti che, in autonomia da qualunque confine, univano le idee e le forze per la conservazione mondiale della montagna.

L’associazione Mountain Wilderness nacque a conclusione dell’omonimo convegno tenutosi a Biella il 31 ottobre – 1 novembre 1987. La sua vocazione era quella di un “movimento organizzato nel segno della libertà”, con una struttura gerarchica non piramidale e un assetto burocratico ridotto al minimo necessario.

A distanza di trenta anni, riportiamo qui di seguito il documento ufficiale dell’8 agosto 1986: Alpinisti per il Monte Bianco.

Carlo Alberto Pinelli e Lodovico Sella. Foto: Roberto Serafin / Mountcity

Il documento Alpinisti per il Monte Bianco, 8 agosto 1986

Premessa

Se è vero che il sentimento della bellezza non nasce esclusivamente da valutazioni estetiche formali, ma presuppone sempre un coinvolgimento emotivo personale, frutto di esperienze particolarmente significative, di ricordi, di fantasie, di miti, allora certamente il massiccio del Monte Bianco deve essere considerato, da chi ha praticato o pratica l’alpinismo, come la montagna più bella del mondo. Infatti, anche se molte altre montagne in Europa, Asia, America, potrebbero pretendere di rivaleggiare con il Monte Bianco per l’eleganza dei dettagli e la incomparabile potenza dell’insieme, nessuna lo eguaglia per il fascino profondo che emana dalla sua storia. È la storia che fa del Monte Bianco un monumento naturale unico sul Pianeta.

l Monte Bianco e la storia dell’alpinismo

Grandioso frammento delle glaciazioni quaternarie, rimasto intatto al centro di un continente sempre più irrimediabilmente corroso dall’assalto della civiltà delle macchine, il Monte Bianco ha rappresentato in questi ultimi due secoli la patria d’elezione per generazioni d’alpinisti. Un terreno di gioco e di libertà su cui anche noi, in misura diversa ma con identica passione, abbiamo scritto le pagine di una storia nella quale continuiamo a riconoscerci e di cui non vogliamo venga perduto il senso e il messaggio.

1989, Vallée Blanche, manifestaziome Mountain Wilderness

L’occasione del Bicentenario

Se oggi, al culmine dei festeggiamenti organizzati sui due versanti del massiccio per celebrare la prima salita alla Vetta principale, abbiamo reputato necessario sottoscrivere questa dichiarazione comune, è perché temiamo che gli spazi concessi all’avventura dell’alpinismo si stiano restringendo sempre più sulle Alpi, e dunque anche sul Monte Bianco. Le manifestazioni per il Bicentenario sarebbero non solo inutili, ma addirittura dannose, se contribuissero a divulgare un’immagine del Monte Bianco deculturata, banalizzata, ridotta al ruolo di fondale «pittoresco» per uno spettacolo di suoni-e-luci che non esalta ma semmai ridicolizza duecento anni di lotte, di conquiste, di drammi, di sogni.

Appello per il diritto agli spazi dell’avventura

Bisogna invece far sì che l’occasione odierna — spogliata dagli effimeri trionfalismi imposti da interessi estranei al mondo della montagna — contribuisca a creare le premesse culturali e politiche per una effettiva salvaguardia del «valore» del Monte Bianco. Noi, alpinisti di diversa età, nazionalità, formazione, uniti dal comune amore per questo impareggiabile massiccio montuoso sul quale abbiamo vissuto alcuni dei momenti più significativi delle nostre esistenze, lanciamo un appello affinché il Monte Bianco venga riconosciuto come un ambiente unico ed eccezionale, aperto e riservato a tutti coloro che sentono il bisogno di sperimentare l’incontro diretto con una natura primordiale e incontaminata. Chiediamo ai Club Alpini, alle Amministrazioni locali, ai Governi, che venga scoraggiata con ogni mezzo la colonizzazione turistica dell’alta montagna; che si ponga un limite drastico alla crescita numerica e volumetrica di rifugi e bivacchi fissi; che sia riesaminata globalmente — alla luce dei livelli raggiunti dall’alpinismo moderno e del significato stesso dell’esperienza in montagna — l’effettiva necessità delle opere alpine esistenti; che si arresti la proliferazione degli impianti di risalita, proliferazione che appare particolarmente allarmante sul versante francese; che venga messa allo studio la possibilità di smantellare la «Funivia dei Ghiacciai» della Vallée Blanche, vero insulto all’alpinismo e al paesaggio; che si vieti su tutti i versanti l’atterraggio di elicotteri per turismo; che i Governi dei tre Paesi interessati mettano a punto i piani necessari per fare del massiccio del Monte Bianco il primo Parco Internazionale d’Alta Quota d’Europa; che i valori di cui è portatore l’alpinismo, inteso come libero vagabondaggio tra i monti, vengano divulgati anche attraverso precisi interventi educativi e propositivi.

La degradazione del fondovalle

Noi siamo però anche convinti che la difesa del significato culturale e emblematico di una montagna come il Monte Bianco non possa assolutamente prescindere dalla tutela delle vallate che la circondano e sulle quali essa incombe. Pur non volendo in alcun modo negare la necessità di quei cambiamenti che la giusta aspirazione delle popolazioni locali ai moderni livelli di benessere rende inevitabili, crediamo opportuno manifestare pubblicamente la nostra preoccupazione per la ingiustificata spregiudicatezza con cui continua a venire manomesso l’ambiente delle valli che delimitano il Monte Bianco, soprattutto sul versante italiano. Non è possibile non rimanere interdetti nel constatare che le autorità della Valle d’Aosta, proprio mentre celebrano l’anniversario della prima salita del Monte Bianco, stanno dando il via alla nuova autostrada Aosta-Courmayeur, che trasfomerà la Valdigne in una pista di scorrimento veloce su piloni di cemento-armato e vedrà il ghiacciaio della Brenva deturpato per sempre da un faraonico parcheggio coperto per autocarri pesanti.

Conclusione

Certi della necessità e dell’urgenza del nostro appello e fiduciosi che il suo messaggio venga raccolto, chiediamo a tutti coloro che sentono la degradazione progressiva della montagna come una ferita inferta alla loro dignità di esseri umani, di unirsi a noi per ottenere che, a duecento anni dalla sua prima conquista, il Monte Bianco venga riconosciuto quale simbolo esemplare della cultura alpinistica mondiale e come tale non soltanto sia adeguatamente protetto da ogni ulteriore aggressione, ma veda anche ripristinato — ovunque ciò si riveli fattibile — il suo caratteristico valore di ambiente selvaggio; un ambiente dove sopravviva, per la nostra e per le future generazioni, la possibilità di sperimentare l’avventura.

Iniziativa promossa dal Club Alpino Accademico Italiano, e dalla Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI.

Firmatari

Yves BALLU, Marco BERNARDI, Chris BONINGTON, Gino BUSCAINI, Gianni CALCAGNO, Yvon CHOUINARD, Stefano DE BENEDETTI, Agostino DA POLENZA, Gian Piero DI FEDERICO, Marco GIORDANI, Alessandro GOGNA, Giancarlo GRASSI, Ivan GUERINI, Verena JAGGIN, Lorenzo LORENZI, Luigi MARIO, Andrea MELLANO, Reinhold MESSNER, Silvia METZELTIN, Giuseppe MIOTTI, Renato MORO, Hamish McINNES, Carlo NEGRI, Roberto OSIO, Alberto PALEARI, Carlo Alberto PINELLI, Marco PRETI, Corradino RABBI, Carlo SICOLA, Doug SCOTT, Vasco TALDO, Mario VERIN, Tullio VIDONI