FuTurismo: un libro per ripensare il turismo in montagna.

Può un libro essere denso e nel racconto rimanere leggero? Sembra proprio di si: la sfida di Michil Costa ha colto nel segno. Di Luigi Casanova

Michil è un albergatore di Corvara, insieme alla famiglia gestisce l’Hotel La Perla, e altri ambienti, anche a Siena. Il suo lavoro è accompagnato da una tenace coltivazione del bello, della lettura, del pensiero, quindi del confronto. Ma è anche uno sportivo, è ideatore e Presidente della Maratona delle Dolomiti, la manifestazione che ogni anno permette a novemila ciclisti di accompagnare le montagne del gruppo del Sella con la fatica, quindi comprenderle, per un giorno si celebra la sconfitta dell’automobile.

Michil Costa

Nel 2007 ha fondato la Costa Family Foundation che promuove progetti di sviluppo in Africa, Asia e Sudamerica. Da queste poche righe si intuisce quanto risulti impegnativo fermarlo.
Il suo ultimo libro, FuTurismo, ed. Raetia, ci offre riflessioni e proposte che nessuno di noi può più evitare, né chi vive in montagna e men che meno gli ospiti delle aree urbane che la frequentano. Qualche imprenditore del settore turistico si sentirà provocato da quanto vi legge.

E’ un buon segno, il libro scuote una intera società alpina che si è addormentata nell’illusoria coltivazione della attività turistica tradizionale, Michil Costa la definisce Turismo Porno-alpino. Ad ogni sua provocazione corrisponde una proposta, in questo caso l’investimento in ospitalità. Ospitalità non è sicuramente industria turistica massificata. E’ invece innovazione, è un’arte, è un orizzonte infinito, è incontro, scrive Michil.

Nel racconto, perché il libro che leggerete è un racconto in quanto vi porta nella storia della montagna dolomitica, della sua articolata famiglia, ci spiega cosa sia questo turismo porno alpino, perché l’attività dell’accoglienza è diventata tanto triviale, un sottoprodotto culturale, una circolazione umana ridotta a consumo.

Dall’esperienza della gestione dell’albergo di famiglia fioriscono suggerimenti, buone pratiche che ci permettono di fuggire dalle Cortina o Sankt Moritz, oggi ridotte a modelli di potere e privilegio.
Ci racconta come è accaduto che ci siamo abbassati a simili profili, come abbiano fatto gli “autoctoni” a svendere le loro terre, le meraviglie che dovevano custodire, come sia accaduto che quasi ovunque si sia superato il limite.

Sassongher, Alta Badia

Michil con certezza ci dice che tale caduta è dovuta all’eccesso di libertà, che la vera libertà da recuperare è quella della consapevolezza del limite, non solo in montagna. Questa cornice di riflessioni è accompagnata da citazioni di classici e di poeti, italiani e stranieri. In semplici schede ci illustra cosa significhi innevamento artificiale, quanto sia invasiva e costosa l’industria dello sci, le debolezze della Fondazione Dolomiti UNESCO, la sconfitta delle popolazioni dolomitiche incapaci ancora oggi a limitare i transiti sui passi dolomitici o a impedire l’invasione dell’areale superbo delle Tre Cime di Lavaredo.
In queste svendite sta racchiuso il fallimento del turistico nelle Dolomiti, la vittoria del turismo autocelebrativo, mentre, afferma Michil, il turismo autentico è celebrativo.

Ospitalità secondo Michil Costa

Mentre leggete anche le pagine più tristi non cadrete in sconforto. Michil riesce, anche grazie a significative fotografie che illustrano il lavoro dei suoi collaboratori, ad indicarci la via del turismo alpino di oggi e del domani. Il coraggioso passaggio dal turismo all’ospitalità. E riprendendo il poeta Omar Khayyam, ricordarsi che “viaggiare è vivere due volte”.

Luigi Casanova