I grandi eventi sulle Alpi sono sostenibili?
Fin dalla sua fondazione nel 1951 CIPRA International, l’associazione che riunisce il lavoro delle associazioni ambientaliste delle Alpi e di altri gruppi portatori di interessi generali, ha criticato lo svolgersi di grandi eventi sportivi sull’arco alpino. Negli ultimi trent’anni l’opposizione è stata sempre più netta, anche perché ad ogni evento seguivano problemi che ricadevano nel tempo sulle località ospitanti: debiti, impossibilità gestionali, danni ambientali irreversibili e ricadute di sviluppo sociale minime. Cosa sostiene la CIPRA? Che il territorio montano alpino, fragile, con le sue piccole comunità non è idoneo ad ospitare questi eventi: perché territorio limitato, di alto pregio naturalistico e paesaggistico, con problemi sociali più urgenti da affrontare, vedasi mobilità pubblica, sostegno formativo scolastico, assistenza sanitaria diffusa. E’ successo così ovunque, anche nelle cittadine che hanno provato a mantenere sobrietà ed equilibrio. Non è casuale il fatto che in Francia come in Svizzera, in Austria e fuori dalle Alpi, in Canada, ovunque la popolazione sia stata chiamata ad esprimersi con un referendum, le proposte di candidatura siano state bocciate.
Ultimamente le Olimpiadi invernali hanno avuto come baricentro importanti ambiti urbanizzati. Torino (ITA), Vancouver (CAN), Soči (URSS), Pechino (Cina) e ora Milano (ITA). Un evidente non senso. Si è trattato di una sperimentazione del CIO (Comitato Olimpico Internazionale) per gravare il meno possibile con le grandi strutture sulle alte quote. Sperimentazione fallita. Ovunque le spese sono risultate insostenibili, sproporzionate, con diverse strutture abbandonate o sottoutilizzate, anche nelle città. E’ invece accaduto, e con l’evento Milano – Cortina 2026 lo sarà in modo clamoroso, che le vallate alpine siano divenute banali stampelle delle grandi metropoli, protesi urbane vengono definite. Il caso italiano è lampante. Su Milano si concentreranno i grandi appuntamenti negli stadi, vi si costruirà l’unico villaggio olimpico che sarà riconvertito in studentato, l’inaugurazione e la chiusura, guarda caso, ancora in una città, all’Arena di Verona.
A Cortina, come a Livigno e Bormio, in Sudtirol o in Fiemme, si riverseranno tonnellate di cemento e asfalti, saranno imposti nuovi avveniristici collegamenti sciistici. Cortina cambierà volto cancellando dalla sua conca ogni spazio verde rimasto libero. L’evento italiano, invece di investire in sobrietà, qualità, rispetto dell’ambiente, trasparenza e coesione sociale, metterà in luce tutte le lacune del nostro agire. Le Olimpiadi invernali sembra proprio vengano usate come strumento per imporre opere che mai sarebbero state possibili da realizzare su territori tanto sensibili. Milano – Cortina 2026, purtroppo, sembra proprio essere evento destinato a dimostrare la fondatezza della storica posizione che CIPRA International ha sempre sostenuto.