I ribelli del Lagorai
52 firmatari tra valligiani, satini e amanti del Lagorai, firmano una lettera-appello.
Progetto translagorai: non valorizzazione, ma monetizzazione.
È stato interessante il dibattito su “Translagorai e Malga Lagorai pro e contro” organizzato dal PD di Fiemme venerdì 28 giugno a Cavalese, ospiti l’ex-Assessore provinciale Mauro Gilmozzi e lo Scario Giacomo Boninsegna. Peccato che non l’abbia organizzato la SAT, per la quale la montagna è ragion d’essere. Dalla serata sono emerse novità di assoluto rilievo che cambiano molti aspetti della questione “valorizzazione del Lagorai” e impongono di riaprire il confronto.
Il gruppo Lagorai – Cima d’Asta è un “unicum” non solo in Trentino, ma in tutte le Alpi: è la più vasta area senza o con pochissima antropizzazione di questa parte d’Italia. È un gioiello invidiabile, una rarità, tanto più perché non è fuori dal mondo, bensì nel bel mezzo del ricco Nord-Est, la parte economicamente e turisticamente più avanzata delle Alpi; è vicino a noi, alla portata di chiunque voglia viverne e goderne le meraviglie, le infinite bellezze e gioie che può dare. Perché il Lagorai è questa meraviglia, questa isola di paradiso? Soprattutto perché non è mai stato “valorizzato” come invece vuol fare il progetto Translagorai. Il Lagorai si valorizza da sé, non ha bisogno dei 3,6 milioni di euro della Provincia/UE spesi in questo modo. Basta lasciarlo com’è! Il suo valore, la sua importanza e attrattiva si incrementano da soli man mano che altrove il territorio viene manomesso, rovinato, antropizzato, insomma valorizzato. Un territorio così non ce l’ha nessuno: teniamocelo stretto così com’è!
Che senso ha spendere tutto quel denaro per far sì che il Lagorai assomigli sempre di più a qualcosa che in giro per le Alpi c’è già in molti altri posti? Perché si vuol fare del Lagorai quello che il Lagorai non è, ossia un posto per il turismo dai grandi numeri? Insomma è montagna unica, da non sprecare. Il Lagorai è conosciuto per questo, infatti chi si avventura in traversate di più giorni apprezza la natura quasi intatta, la solitudine e i silenzi.
Valorizziamo il Lagorai facendolo vivere, conoscere e apprezzare a chi cerca una montagna diversa dalle fragorose Dolomiti. Così vanno investite le risorse sul Lagorai, non con il cemento e le altre manomissioni. Così creeremo conoscenza, consapevolezza, offerte turistiche per esperienze nuove e diverse, posti di lavoro per guide e accompagnatori, e al contempo salvaguarderemo questo nostro patrimonio.
Perché per “valorizzare” un territorio si deve sempre costruirci sopra qualcosa? I 3,6 milioni di euro avranno nell’immediato soddisfatto qualcuno, ma nel contempo si saranno sprecate naturalità e integrità di aree, valli e terreni, aprendo la porta pro futuro a nuovi e maggiori interventi invasivi. Quello che manca in questa “monetizzazione” del Lagorai è il senso, la congruità – anche economica, la necessità e la visione di futuro e tutto ciò – è bene non dimenticarlo – viene fatto interamente con denaro pubblico a beneficio di soggetti privati.
Questo è ciò che pensiamo sul progetto “Translagorai” nel suo insieme ma, al suo interno c’è un punto, quello di Malga Lagorai, che grida vendetta al cielo. È un insulto alla logica, al buon senso e all’intelligenza di chiunque. Trasformare Malga Lagorai in un ristorante-rifugio è un progetto indifendibile da qualunque lato lo si guardi. Un progetto dal costo di 750 mila euro per creare una cattedrale nel deserto, intervenendo pesantemente sul territorio della val Lagorai. Ma ecco le “novità” della serata-dibattito di Cavalese.
Prima notizia. È ufficiale: Malga Lagorai con il progetto Translagorai non c’entra nulla fin dall’inizio. Lo hanno ammesso, ribadito e confermato sia l’ex-Assessore che lo Scario. La Magnifica Comunità di Fiemme non ha risorse sufficienti per finanziarne la ristrutturazione, quindi si è scelto questo “escamotage”, questa “furbata”, di inserire Malga Lagorai come rifugio d’appoggio alla Translagorai, per arrivare all’obiettivo di utilizzare soldi pubblici.
Ci chiediamo se tutto questo sia possibile e legittimo: si aggira la legge “inventando” una utilità (il rifugio-ristorante) da inserire in un provvedimento amministrativo (il progetto Translagorai) con delle motivazioni a sostegno palesemente infondate, illogiche, contraddittorie e complessivamente fuorvianti rispetto ai fini del progetto Translagorai. Nessuna autorità di controllo ha qualcosa da dire in merito a come si usano i fondi pubblici in questa iniziativa? È possibile che di fronte a questo modo di operare della Provincia nessuno abbia da obiettare?
Ma se Malga Lagorai non ha nulla a che fare con Translagorai, com’è ovvio da sempre perché è palesemente troppo bassa e lontana dal percorso (si perdono 600 m di dislivello e si deve risalire di 700 m il giorno dopo, che senso ha farne un rifugio-ristorante con 20 posti letto e almeno 40 posti tavola in sala più terrazza e posti esterni e tutti i servizi connessi, inclusi smaltimento dei reflui e dei rifiuti? A servizio di chi? Quanti possono mai essere gli escursionisti o le famiglie che salgono da Lago di Tesero fino alla malga (2h30-3h)?
Seconda notizia. Gilmozzi e Boninsegna hanno ammesso che il progetto Malga Lagorai, come concepito e presentato, non ha sostenibilità economica: è un progetto “in debito” fin dall’inizio e questo è noto sia in Provincia che alla SAT. Hanno detto chiaramente che ogni anno si dovrà metterci del denaro perché quella struttura non si manterrà da sola. Allora aveva ragione il professor Daidola: in questo progetto si è cominciato dal tetto anziché dalle fondamenta! Quanto denaro sarà necessario buttare ogni anno per garantire la sostenibilità di Malga Lagorai? Sarà aperta tre mesi all’anno circa (giugno-settembre), ogni primavera c’è da rimettere in funzione la struttura, mantenerla efficiente, e poi garantire un reddito a chi la gestirà. Si sono fatti i conti? Basteranno 20-30 mila euro all’anno per tutto questo? Chi li mette questi denari? Forse la Magnifica Comunità che, come ha ammesso lo stesso Scario, non naviga proprio in buone acque? Anche fosse, per quanti anni si può reggere un simile insensato salasso?
Noi vediamo dei gravi rischi. Questa operazione economicamente sgangherata non reggerà a lungo, diverrà presto insostenibile per il proprietario (la Comunità), e allora diranno: “non possiamo lasciare andare tutto alla malora, vorrebbe dire aver buttato i soldi!” Si cercherà una soluzione, un salvatore della patria. E chi mai potrebbe “farsi carico” di rilanciare la boccheggiante Malga Lagorai, che si trova a un tiro di schioppo dal Cermis? Grazie alla fresca invenzione della ”geniale e demenziale” ferrata al Castèl di Bombasèl quest’aera è già divenuta un’appendice degli impiantisti. Eccola allora la soluzione! Funivie Cermìs – il convitato di pietra – potrà salvare la povera Malga Lagorai: basterà trovare un modo di collegarla all’area. Non si potrebbe fare, ci sono vincoli precisi, però il fine giustifica i mezzi: “salvare” un investimento pubblico. Si voterà qualche deroga con la scusa del pubblico interesse e si concederà ciò che non è concedibile.
Ecco qual è il pericolo della valorizzazione-monetizzazione del Lagorai, ecco uno dei rischi davvero grossi di degenerazione del Lagorai.
Chi concordasse con quanto esposto può aderire scrivendo a malga.lagorai@virgilio.it