Il Comitato Vezza Sostenibile chiede un referendum sul ponte tibetano.

Pubblichiamo di seguito l’appello del Gruppo e Comitato Vezza Sostenibile.
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Il 22 aprile il comitato referendario ha consegnato le oltre 300 firme di cittadini residenti a Vezza d’Oglio in Val Camonica per l’istituzione del Referendum sul ponte tibetano.
“Il ponte che divide”, questo il nome che dovrebbe avere, senza scomodare nobili e simbolici abitanti delle montagne: le aquile! Infatti, apprendiamo in questi giorni dalla stampa che l’amministrazione comunale intende chiamare questa infrastruttura artificiale “passerella delle aquile”! Sempre a mezzo stampa, apprendiamo i dettagli di un’opera che non potrà che avere un grande impatto in uno degli scorci paesaggistici alpini più belli della Valle Camonica: la Val Grande, alle porte del parco nazionale dello Stelvio: un ponte lungo 465 metri, posto a 73 metri dal suolo, a 1360 metri di quota.

Il ponte tibetano dell’Arca in Val Grande (VB) recentemente oggetto di un blitz di MW nell’ambito della campagna Basta Ferraglia.

Constatiamo con rammarico come il primo cittadino che, nonostante le richieste, non ha mai ritenuto di dover condividere con i suoi concittadini i dettagli di un’opera che da due anni “agita” la sua comunità, abbia scelto la stampa come mezzo per centellinare informazioni su una infrastruttura che si preannuncia un record europeo per lunghezza, “adatta a tutti”, come la ruota panoramica di un luna park, piazzata nel bel mezzo di un paradiso! Ma è davvero il caso? La buona notizia è la pronta reazione dei molti vezzesi che chiedono, democraticamente e legittimamente, di verificare se la maggioranza della comunità vuole o no il ponte! E’ la prima volta che in Alta Valle gli abitanti di un comune si mobilitano per darsi voce! E questa, di questi tempi, è davvero una buona notizia. A tal proposito, sempre a mezzo stampa, apprendiamo che il primo cittadino di Vezza d’Oglio, incomprensibilmente, non si rallegra affatto della volontà dei suoi concittadini di esprimere il proprio parere, in quanto avrebbe dichiarato che “sarebbe meglio non indire referendum sulle opere di un Comune”.
E perché mai? Dove sta scritto che è inopportuno utilizzare uno strumento di esercizio della sovranità popolare a riguardo delle opere di un comune? Anzi, è proprio in questi casi che un esercizio democratico sancito per legge come la richiesta di un referendum ricorda che è il popolo il detentore ultimo di autorità in un territorio! Tant’è che la richiesta di raccogliere le firme per indire il referendum sul ponte tibetano è stata formalmente accolta dall’autorità competente! Avanti tutta quindi, ma con il referendum, che con il deposito delle oltre 300 firme di residenti, dovrà essere indetto. Apprendiamo, sempre dalla stampa, che il sindaco – che non sembra affatto preoccuparsi dell’enorme costo del ponte tibetano (oltre 2 milioni di euro, parcheggi inclusi) nonché dei progetti, procedure di valutazioni di impatto, sopralluoghi e verifiche tecniche necessarie (dell’ordine di centinaia di migliaia di euro) – già si lamenta del costo del possibile referendum (un’inezia rispetto al conto di cui sopra). Insomma, per fare della montagna un luna park non badiamo a spese, mentre per consentire ai cittadini di esprimere il loro parere beh, spiace spendere i soldi, soldi che poi sono dei cittadini! Il sindaco si appella, alla fine, al raggiungimento del quorum! Ecco il jolly! Eh si, è l’ultima spiaggia. Perché si sa, il referendum per essere valido deve portare alle urne almeno il 50% + 1 degli aventi diritto al voto. Che nel caso del referendum includono i residenti e i cosiddetti AIRE, ovvero i cittadini compresi nell’anagrafe dei residenti all’estero che per esprimere il loro voto, quindi, dovrebbero rientrare in Italia.

Il ponte tibetano della ferrata di Montorfano (VB) oggetto di un blitz di MW nell’ambito della campagna Basta Ferraglia.

A Vezza i votanti AIRE sono circa 373, e naturalmente non rientreranno a Vezza dall’estero per votare al referendum… alla fine, a conti fatti, bisognerà che almeno 800 residenti a Vezza d’Oglio vadano a votare perché il referendum sia valido. Da qui il nostro appello ai Vezzesi: esercitiamo questo diritto fino in fondo, per dire si o no al ponte! Comunque andrà, sarà un grande risultato, perché il referendum è già il risultato dell’espressione della volontà del popolo, che a Vezza si fa sentire, quando serve! Naturalmente starà all’amministrazione comunale valutare bene gli esiti del referendum, quorum o no, per decidere il da farsi, assumendosene la responsabilità. Anzi, il nostro consiglio all’amministrazione rimane quello, già espresso pubblicamente, di attuare l’Art. 10 del regolamento referendario, ovvero non dare corso al referendum per rimozione della causa che ne ha determinato l’indizione, ovvero deliberare che il ponte non verrà fatto! In questo modo si risparmierebbero i soldi del ponte e del referendum, da utilizzare per opere davvero prioritarie, migliorative e utili. Qualche esempio? Investire nella “ricca offerta di percorsi sul territorio anche a bassa quota” citata dal sindaco sempre sulla stampa, offerta di percorsi che è molto parziale e poco fruibile ad oggi perché, il sindaco dovrebbe saperlo, sono mulattiere e tracciati rurali trascurati, spesso scarsamente o per nulla percorribili, poco e mal segnalati, che ben gestiti diventerebbero davvero una rete di infrastrutture naturali qualificanti per il territorio e la sua fruizione turistica! Gli acquedotti che perdono acqua (di questi tempi!!) e sono permeabili a inquinanti biologici: ricordiamo tutti il disagio della scorsa estate, quando in pieno agosto l’acqua non è stata più potabile per settimane, le fontane sono state chiuse e ci sono stati numerosi casi di malesseri gastrointestinali. Il cimitero, che nel 2023 non è ancora accessibile ai disabili! La mobilità sostenibile e molto altro ancora. Insomma, interventi prioritari e utili, perché se è vero che il ponte tibetano era nel programma dell’attuale maggioranza comunale nel 2019 è altrettanto vero che è sempre più chiaro – anche in virtù degli effetti negativi sull’economia di eventi straordinari occorsi dal 2019 ad oggi – come la pandemia, la guerra, le crisi energetica e idrica – che non possiamo più permetterci di sprecare denaro pubblico in opere poco strategiche, non prioritarie, il cui bilancio costi/benefici non sia chiaro e indiscutibile! Sono soldi nostri, e devono essere investiti per generare benefici certi e non “puntati” alle scommesse! E poi, se a livello nazionale si sta revisionando il piano spesa dei fondi che Bruxelles ci ha prestato (PNRR), togliendo campi da calcio e di bocce dai programmi, sarebbe davvero un gran bel segnale se, dati i tempi, anche l’amministrazione vezzese rivedesse le proprie intenzioni di spesa, basandole sulle priorità vere e attuali! Il ponte è così “divisivo” che anche i turisti di Vezza d’Oglio, proprietari di seconde case e non, hanno lanciato una petizione contro la sua realizzazione. Con buona pace del sindaco che consegna ancora una volta alla stampa il suo malcontento, definendo questa azione “sbagliata” perché “ognuno deve essere padrone di governare casa propria”. Una libera iniziativa di liberi cittadini, nel rispetto delle leggi, è sempre da apprezzare quale segno importante di libertà di espressione, che chi amministra dovrebbe apprezzare ancor di più, proprio perché manifestazione di quei principi di libertà e democrazia che fortunatamente sono alla base di ogni forma di governo nel nostro paese. I turisti – categoria che l’amministrazione vuole attrarre con il ponte – andrebbero ascoltati con attenzione anziché essere incomprensibilmente interpretati come intralcio alla propria autonomia di governo (!), perché contribuiscono significativamente all’economia e al benessere di Vezza d’Oglio, ancor più se proprietari di seconde case, immobili che qualcuno già ipotizza di vendere se il ponte tibetano trasformerà Vezza in un crocevia di auto di fruitori, mordi e fuggi (verso Ponte di Legno per il caffè e lo shopping), del ponte tibetano…e con i 5 euro di “pedaggio” non si riusciranno nemmeno a sostenere i costi di recupero della spazzatura che verrà, inevitabilmente, lasciata sul luogo.