Perchè in Italia si parla così poco di ambiente?

L’informazione ambientale in Italia. Di Nicola Pech

A fine Dicembre 2016, Pentapolis Onlus, associazione di giornalisti che promuove l’ambiente, la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile, ha presentato il rapporto 2016 su “L’informazione ambientale in Italia”.

Il panorama

Il quadro che ne esce è abbastanza desolante: l’informazione ambientale in Italia fatica a conquistare le prime pagine dei giornali e il prime time televisivo. Le notizie sono per lo più legate a contingenze emergenziali e appannaggio soprattutto dell’informazione locale. Solo il 2% delle notizie a tema ambientale passa dalle prime pagine dei quotidiani nazionali, contro il 10% dei quotidiani locali. Nei TG in prima serata, le notizie ambientali sono solo il 7%. Un dato in crescita rispetto all’anno precedente, ma legato soprattutto a incidenti e calamità. L’informazione si conferma, anche in questo ambito, strettamente connessa alla componente emotiva. Mancano l’approfondimento e l’approccio razionale ai problemi e alle proposte; il dibattito scientifico e culturale ne è, di conseguenza, impoverito.

Monte Leone. Foto: Luigi Ranzani

 

La nostra esperienza

Dalla prospettiva di un artigianale ufficio stampa come è quello di MW, l’esperienza di questi ultimi due mesi conferma quanto emerge dai dati dell’osservatorio di Pentapolis. Le istanze dell’associazione, diffuse attraverso comunicati stampa inviati ai media, sono state principalmente tre:

  • la proposta di revisione della Legge Parchi (L. 394/91)
  • la delibera di Balme sull’eliski con l’interrogazione parlamentare di Realacci
  • la lettera inviata alla Fondazione Dolomiti Unesco per denunciare lo scandaloso uso dell’elicottero a fini turistico-commerciali.

La Legge Parchi

Solo per la Legge Parchi si sono mossi le testate nazionali (Repubblica, L’Espresso, il Fatto Quotidiano, il Manifesto) e mai con la prima pagina. Informazione ambientale, la solita cenerentola. Eppure, soprattutto in un Paese come l’Italia il cui futuro è strettamente legato alla conservazione del patrimonio naturale e culturale, il tema dovrebbe essere centrale. Non solo dal punto di vista etico ma anche politico ed economico. Il racconto dei fatti andrebbe affiancato da un’analisi approfondita, anche di tipo economico, per incentivare una più solida cultura ambientale nazionale. Manca, è evidente, una rappresentanza politica e mediatica laddove invece cresce, seppur disperdendosi in mille rivoli, la sensibilità della popolazione verso l’ambiente. Trovare il giusto mezzo, il giusto tono per creare una sintonia con un pubblico così frammentato e sfaccettato è probabilmente una delle sfide più difficili che attendono non solo le grandi associazioni ambientaliste ma anche i partiti politici.

Kastelhorn. Foto: Luigi Ranzani

 

Di Balme, della storica delibera NO ELISKI del suo Consiglio Comunale e delle reazioni scatenate da un’interrogazione parlamentare di Ermete Realacci ne hanno parlato le edizioni locali di Repubblica e della Stampa, il Fatto Quotidiano e, molto più approfonditamente, l’informazione specializzata che spesso alza il livello della conversazione ma che raggiunge un numero di persone più limitate. Stessa sorte è toccata alla lettera inviata da MW alla Fondazione Dolomiti Unesco.

Informazione ambientale: il futuro

Sembra quindi evidente che la partita per il futuro di Mountain Wilderness si giocherà sulla capacità di divulgare l’immenso patrimonio culturale che contraddistingue una delle associazioni ambientaliste che, per blasone ma non per numero di soci, occupa uno dei posti di maggior prestigio nel panorama dell’ambientalismo italiano. In questa direzione va il progetto di rinnovamento del sito che sarà ottimizzato per essere consultabile anche da smartphone, i cui contenuti saranno creati per essere trovati dai motori di ricerca e che sarà in grado di ospitare contributi multimediali. Parallelamente l’attività sui social network avrà il compito di allargare la base dei potenziali nuovi soci, sostenitori o simpatizzanti. Il lavoro da fare è tanto ma la macchina è avviata e molti soci hanno manifestato la volontà di collaborare.

Nicola Pech