La “Guerra Fredda” tra i ghiacci del Monte Bianco

Un comunicato stampa di MW Italia tenta di fare chiarezza sulla questione legata al confine italo-francese.

La discussione sui confini tra Italia e Francia, di cui ha molto confusamente trattato anche una recente puntata di “Che fuori tempo che fa”, spinge la nostra Associazione ad esporre all’opinione pubblica interessata qualche essenziale chiarimento.
Innanzitutto, e non a caso, l’argomento è stato sollevato in relazione ai possibili abusi perpetrati dall’ammodernamento faraonico della funivia che da Entreves raggiunge la Punta Helbronner. Tale vetta minore si trova, sì, nel massiccio del Monte Bianco, ma non ha niente in comune con la vetta vera e propria del Monte Bianco stesso, dalla quale dista circa dieci ore di scalata, con un dislivello di millequattrocento metri circa. Per comprendere di cosa si stia parlando bisogna tenere a mente questa precisazione essenziale. La sensazione è che tutto questo polverone sia stato sollevato appositamente dalle autorità della valle d’Aosta per confondere le acque, evitando di farsi trovare con le dita sporche di marmellata.
Se è vero che la Francia rivendica (a torto, su dubbie testimonianze storiche) la proprietà esclusiva della vetta massima del Monte Bianco e traccia -in quel punto limitato- i confini al di là dello spartiacque naturale, è altrettanto vero che detti confini passano, come è logico, proprio sullo spartiacque, lungo tutto il resto del massiccio, Colle del Gigante e punta Helbronner inclusi. E ciò con l’accordo dell’Italia, confermato nel dopoguerra.
Non si capisce con quale logica la Valle d’Aosta, azionista della funivia, possa rivendicare il criterio dello spartiacque per quel che riguarda la massima vetta, sostenendo contestualmente che al Colle del Gigante invece i confini -chissà perché- dovrebbero unire il Grand Flambeaux alle Aiguilles Marbrés, lungo un pendio glaciale che scende verso la valle di Chamonix. Per chi non conosce la zona, si tratta di luoghi ben lontani dallo spartiacque. E’ evidente che tale forzatura viene avanzata, spudoratamente, solo per rivendicare la possibile appartenenza della punta Helbronner interamente all’Italia e cavarsi così dai pasticci. Perché invece i “pasticci” ci sono, eccome!
Senza aver ottenuto i necessari permessi dalla sola autorità che avrebbe avuto il diritto di concederli, vale a dire il Ministero dell’Ecologia, lo Sviluppo sostenibile e l’Energia (perché sul versante francese l’intero massiccio del Monte Bianco è un “site classé”, sottratto alla giurisdizione del comune di Chamonix), non solo la metà francese della vetta della Punta Helbronner è stata modificata radicalmente per ospitare una parte del nuovo, avveniristico ed arrogante edificio, ma gli stessi pendii orientali francesi che sostengono in direzione sud la cresta spartiacque sono stati gravemente manomessi per creare una spianata, lunga quasi cento metri e un tempo del tutto inesistente.
Si tratta, per chi ha seguito gli ultimi sviluppi della vicenda, proprio di quella spianata abusiva, percorsa oggi in lungo e in largo da folle di turisti non attrezzati, il cui accesso il sindaco di Chamonix ha pensato bene di chiudere con un cancelletto, onde evitare di venire coinvolto negli effetti giuridici di qualche incidente. Sull’intera vicenda Mountain Wilderness Italia ha inviato un esposto alle autorità francesi (Procura di Bonneville e Prefettura di Annecy) e ne attende una risposta. Va segnalato che l’irregolarità del procedimento era già stata denunciata più di un anno fa alla Procura di Aosta, ma senza esito.

Il Consiglio Direttivo Nazionale di Mountain Wilderness Italia onlus

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