La Marmolada ha parlato: rinunciamo alle Olimpiadi
“Oggi, dopo la tragedia in quota, facce scure di circostanza. E domani, “business as usual”? Scegliete voi se volete essere parte del problema o parte della soluzione”. L’idea di Enrico Deluchi, professore del PoliHub di Milano che si occupa di innovazione. Cpyright: La Repubblica
Quanto successo domenica 3 luglio sulla Marmolada dovrebbe suonare come l’ennesimo campanello d’allarme e farci capire che, veramente, non c’è proprio più tempo. Tempo per fare cosa? Per decidere di cambiare il nostro stile di vita, le abitudini, i consumi, come primo atto concreto collettivo per combattere il riscaldamento del Pianeta mentre qualcun altro, scienziati e imprenditori, si impegna per trovare le soluzioni tecnologiche che ci permetteranno di continuare a vivere in un mondo relativamente pacifico senza dover stravolgere completamente i modelli sociali ed economici degli ultimi 100 anni.
Sono tuttavia realistico e non particolarmente fiducioso circa il fatto che basti una frana di ghiaccio su una delle montagne simbolo delle Alpi per far cambiare la coscienza e la consapevolezza della gente.
Certo, sono morte delle persone, ma quante volte abbiamo sentito le voci di quelli che dicono che, in fondo, se la sono andata a cercare. Chi gli aveva detto di andare sotto un seracco con questo caldo…
E poi, tolti gli italiani, gli austriaci e i tedeschi e qualche migliaio di appassionati di montagna, chi conosce la Marmolada? Che ne sanno in America della Marmolada… E in Cina, e in India. E comunque ci sono oggi nel mondo migliaia di Marmolade, pezzi di Pianeta che si stanno sbriciolando, desertificando, evaporando. Migliaia di eventi che, ciascuno singolarmente, rimane sconosciuto ma che, sommati, indicano un deterioramento molto più rapido e drammatico di quanto pensassimo e dalle conseguenze che non riusciamo nemmeno a prevedere.
E allora, forse, è possibile un gesto eclatante, che abbia la forza di raggiungere ogni angolo del Pianeta e di dare un messaggio chiaro: che non possiamo più far finta di nulla, che dobbiamo smetterla e cambiare.
Per questo propongo un’azione sconvolgente e coraggiosa che, partendo dall’Italia, possa raggiungere tutti nel mondo e marcare un punto di discontinuità concreto, pratico, che dica a tutti che unáltra strada è possibile, che per dare priorità diverse alle cose basta volerlo.
Un evento mai successo prima, uno scandalo che però potrebbe avere il potere di attivare una reazione globale.
Mi rivolgo quindi ai Presidenti Fontana e Zaia, ai sindaci Sala e Lorenzi affinché rinuncino alle Olimpiadi Invernali del 2026. È infatti probabile che per quella data la neve naturale sulle Alpi sia molto scarsa, se non addirittura assente, e pensare di utilizzare milioni di litri d’acqua e migliaia di kilowatt per sparare neve artificiale sia una cosa priva di qualunque senso quando non avremo l’acqua per produrre il cibo e l’energia elettrica. E che sia un segno di non aver imparato nulla dalla tragedia della Marmolada.
Distinguetevi.
Segnalate che dall’Italia può partire nuovo modello economico, che cambia le priorità di allocazione dei capitali e sceglie di rigenerare e non consumare le risorse naturali.
Mostrate che avete il coraggio di guardare in faccia la realtà. Che non accettate di girarvi dall’altra parte, di far finta di niente e andare avanti come se nulla fosse successo e stia continuando a succedere.
Rifiutate di vendere la natura, la salute, la pace ad un circo di modelli economici costruito sulle tesi di Milton Friedman e che ha dimostrato di non essere più sostenibile.
Fate questa guerra pacifica e pulita a interessi che non ha più alcun senso perseguire. Altro che costruire l’aeroporto a Cortina, come qualche geniale mente aveva suggerito qualche mese fa, perché arrivarci era un “calvario”. Saranno altri i calvari con cui dovremo fare i conti e sicuramente molto più dolorosi di un viaggio da Venezia a Cortina seduti sui sedili in pelle di una Porsche.
E se la gente ha capito e accettato il lockdown e le limitazioni della libertà per aiutarci a guarire dal Covid, sono certo che le persone capiranno e apprezzeranno la vostra decisione. E accetteranno di fare la propria parte.
Se invece deciderete di far finta di niente e proseguire con il “business as usual” vi faccio un’umile richiesta: alla prossima frana (di una Tofana, di una Cima di Lavaredo, di una delle ormai 4 Torri) o alla scomparsa del ghiacciaio Presena o di quella della sorgente del Po sul Monviso, o alla prossima siccità in Pianura Padana, o quando arriveranno le cavallette in Sardegna per favore, evitate di chiedere stati di calamità o di emergenza, di mostrarvi sconvolti e contriti, perché la vostra inazione sarà stata una delle ragioni che avranno causato l’emergenza e la calamità.
Scegliete voi se volete essere parte del problema o parte della soluzione.
Verrete ricordati per questo.
(*Enrico Deluchi, 59 anni, è general manager del PoliHub di Milano)