Montagne addomesticate, come cambia il paesaggio
Percorsi faunistici con marmotte plastificate, aree sciabili con enormi palloni gonfiabili, comodi ascensori e funivie con cabine girevoli. Le montagne sono sempre più addomesticate.
Quel certo tipo di modernità, di Luigi Casanova
Con una velocità incredibile si sta ridisegnando il paesaggio della montagna. L’architettura tradizionale funzionale ai lavori dell’alpeggio, con gli abitati costituiti da stalle e tabià, già da tempo è andata perduta quasi ovunque. Tra gli anni ’80 e ’90 le seconde case hanno consumato spazi liberi e aree prative di alto pregio, si è costruito fin sulle rive dei torrenti arginandoli pesantemente, e si è imposta un po’ ovunque l’architettura tipo Heidi: casette a torrette, colorate, sovraccariche di balconi e terrazze, quasi barocche. Montagne addomesticate.
Ora sono le aree sciabili a lanciare un certo tipo di modernità, o strutture avveniristiche o parchi giochi tipo Disneyland: un percorso faunistico (caprioli o marmotte plastificate), perfino dinosauri, enormi palloni gonfiabili colorati, una imitazione dei parchi cittadini. Montagne addomesticate.
Non soddisfatti di tanta fantasia si stanno costruendo rifugi e bivacchi con forme sempre più avveniristiche, a Plan de Corones (BZ) si è imposto un supermuseo dell’alpinismo (Reinhold Messner) che ha sconvolto ettari di montagna, Punta Helbronner la si raggiunge con una funivia dalle cabine girevoli, la “Skyway” e si entra in un ristorante tutto vetrato a quota 3375 m, senza prendere un solo colpo d’aria. Per chi volesse raggiungere il Rifugio Torino non si dovrà più camminare su roccette ghiacciate o scendere le vecchie scalette, un comodo ascensore che ha bucato il cuore della montagna ci porta a pochi metri dal rifugio. Per fare questo si è demolita un’intera cresta rocciosa? Ma cosa importa: gli ospiti non devono subire il disagio, la fatica, il rischio, ma sentirsi a casa loro, protetti, al sicuro grazie al fascino della tecnologia.
Montagne addomesticate. Come sono addomesticate le montagne che si raggiungono con gli elicotteri per l’eliski, per portare in quota le biciclette, perfino per dei barbecue, come accaduto in Valle d’Aosta. I sentieri in estate sono divenuti patrimonio delle biciclette, l’escursionista tradizionale è divenuto un fastidio, perfino nei boschi. Sentieri solcati sempre più spesso da quad e motociclette, e in inverno da motoslitte. Mezzi questi ultimi guidati da persone per lo più arroganti, incapaci di rispetto verso l’ambiente naturale, la fauna selvatica, verso altri frequentatori dei sentieri più tradizionali e meno impattanti.
Dagli elicotteri alle biciclette, dai quad alle motoslitte, si è imposta la velocità: si va in montagna senza perdere tempo, senza osservare, senza comprendere: l’emozione è offerta dal rumore, dal cronometro e quindi dalla velocità, dall’esibizione. Montagne addomesticate.
Mountain Wilderness non contrasta la tecnologia, anzi, la montagna ospiterà vita e presenza umana solo se la popolazione che la abita saprà investire in internet, solo se vi arriverà la banda larga, se vi rimarranno i servizi essenziali: formazione, sanità, lavoro. Ma è doveroso contrastare, impedire uno svilimento tanto diffuso della montagna, una caduta culturale tanto impressionante, sostenuta perfino da amministratori pubblici che si ritengono illuminati, moderni. Solo una Mountain Wilderness forte, presente sui territori, capace di azioni esemplari e di lunghe trattative sociali e politiche, ci può permettere di bloccare tanta devastazione. Noi ci stiamo provando: per riuscire vincenti abbiamo bisogno di voi, della vostra adesione, della vostra azione diretta: accanto a noi.
Luigi Casanova