Olimpiadi e turismo del lusso.
Si è proprio certi che queste enclosures del lusso portino reali vantaggi alle comunità che le hanno accolte? Una domanda che le amministrazioni comunali nemmeno si sono poste.
L’associazione non è contraria al turismo del lusso. Certo non sostiene il turismo elitario che cancelli opportunità a chi dispone di minori risorse. Ma quanto sta accadendo, non solo in Dolomiti, deve preoccupare. Laddove le amministrazioni pubbliche lo permettono una parte dell’imprenditoria turistica si sta appropriando di paesaggi di alta qualità naturalistica e paesaggistica imponendo opere ad elevato impatto ambientale, anche in prossimità e all’interno di aree protette. Tre i progetti che interessano le Dolomiti perché sono stati motivati a sostegno qualitativo dell’evento olimpico.
La prima grande struttura avrebbe dovuto sorgere a Passo Giau. Un’impresa russa, con sede a Cipro, ha acquistato un albergo dismesso sul passo. Presso il comune ha depositato un progetto abnorme, un edificio di 40.000 metri cubi, capace di oltre 100 fra camere e suite, 5 stelle. L’amministrazione comunale di Colle di Santa Lucia si era lasciata affascinare. Da dove provenissero i soldi per un simile investimento, l’impatto non solo paesaggistico e ambientale ma anche sociale di una simile struttura, non aveva fatto maturare riflessioni. Sembra che tutto si sia bloccato per via dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e le conseguenti sanzioni, compreso il blocco dei fondi bancari.
Dall’altra parte, nella conca di Cortina, la famiglia Meister, albergatori di Merano, ha proposto la costruzione di un diffuso villaggio turistico, ancora un hotel a 5 stelle, ma questa volta definito green e sostenibile. Una serie di cottage e casette sugli alberi in legno, circa 40, un investimento di 40 milioni di euro. Tutto si è bloccato dopo le prime promesse dell’allora amministrazione comunale. Ufficialmente non se ne sa nulla, ma sembra proprio che non vi sarà sviluppo per questa ipotesi.
Ben più efficace è l’azione dei Meister nel Comune di Auronzo. In questo caso si è individuata un’area forestale ampia, in località Federavecchia Col di Collalto, con nel cuore una vasta torbiera. La famiglia ha acquistato da privati oltre cento ettari di terreno forestale, pagandolo una miseria. Da anni ha depositato in Comune il progetto del villaggio di lusso, sempre green, casette in legno sugli alberi o su palafitte, gestione della superficie e accessibilità con soli mezzi elettrici, costo previsto sui 37/40 milioni di euro. L’immersione nella natura più pura, una clientela selezionata (famigliare viene definita) capace di spendere 500 euro al giorno e più, apertura degli ambienti dieci mesi all’anno e una occupazione che varia dagli 80 ai 120 dipendenti. L’area offre uno spettacolo unico: si è circondati dai Cadini di Misurina, dal gruppo delle Marmarole, sullo sfondo si impone il re delle Dolomiti, l’Antelao. Il fatto che la torbiera venga prosciugata, che si intacchi un’area forestale, che si sia a ridosso di aree tutelate da Rete Natura 2000, che si incida nel paesaggio più intimo delle Dolomiti patrimonio naturale dell’umanità alla famiglia imprenditrice sembrano passaggi di minimo valore. Identica la sottovalutazione da parte dell’attuale amministrazione comunale, subito corsa a fare da stampella al progetto: dopo una sbrigativa assemblea tenutasi il 15 marzo già il giorno seguente la giunta comunale accoglieva l’insieme del progetto senza richiedere alcuna prescrizione o un approfondimento di studi ambientali, sociali ed economici, senza sincerarsi della reale proprietà dei terreni tanto sbrigativamente acquisiti.
Il turismo del lusso si è lanciato ad occupare gli ultimi spazi naturali presenti nelle Dolomiti.
Si è proprio certi che queste enclosures del lusso, private, con il tempo portino reali vantaggi alle comunità che le hanno accolte? Una domanda che le amministrazioni comunali nemmeno si sono poste. Di un fatto si è certi: la colonizzazione delle alte quote prosegue, purtroppo trovando diffuse compiacenze nelle popolazioni locali e debole e frammentata opposizione. Mountain Wilderness sta seguendo con preoccupazione ed impegno tutte e tre le vicende qui sinteticamente illustrate.